EuroSlovenia

Dal primo gennaio arriva l’euro. La Slovenia è il primo paese dei dieci entrati nell’Ue nel 2004 a raggiungere quest’obiettivo. Poca euforia ma niente lacrime versate per l’addio al tallero, la moneta dell’indipendenza

29/12/2006, Franco Juri -

EuroSlovenia

Dal primo gennaio 2007 c’è un nuovo stato nella famiglia dell’euro: la Slovenia. Un’economia minuta ma stabile, per molti versi esemplare, un esempio che rinfranca un pò l’Unione europea, segnata ormai negli ultimi tempi da una lunga serie di frustrazioni, aborto della Costituzione comunitaria in prima fila.

La Slovenia è il primo paese tra i nuovi arrivati nell’Ue che addotta la moneta comune e lo fa il giorno stesso dell’entrata di Romania e Bulgaria nell’Ue. Essendo un paese dell’ex Jugoslavia il fatto riveste un’ulteriore importanza simbolica e politica. E gli sloveni accettano l’euro senza euforia o sindromi nostalgiche.

L’addio al tallero, la moneta simbolo dell’indipendenza, è rispettoso e pacato e non lacrimoso. Lo sloveno è praticamente europeista, nazionalista invece solo laddove ciò non comporta spese. Le banche sono immerse nel compito di portare il paese in casa euro senza sobbalzi e intoppi.

Il governo cerca dal canto suo di contenere "l’inevitabile" lievitamento o "arrotondamento" dei prezzi. Il ministro del Tesoro Andrej Bajuk fa appello al buon senso e consiglia ai concittadini di confrontare i prezzi prima degli acquisti e di scegliere i negozi più corretti.

Ma consigli come questi sucitano anche qualche lecita reazione. "E chi ha il tempo di girare per i negozi o meglio per gli empori calcolando gli arrotondamenti?", si chiedono sia la casalinga che l’impiegato, costretti a pianificare gli acquisti nei megacentri commerciali che ormai sostituiscono in tutto e per tutto il negozio di quartiere.

L’euro in Slovenia è comunque di casa ormai da un bel po’, come lo era a suo tempo, nella Jugoslavia felix di Tito, il marco tedesco. Ci si è abituati in fretta a fare i calcoli e poi il governo si è premurato di mandare un calcolatore euro ad ogni famiglia, o quasi.

Da queste parti sono pratici e risoluti. Non c’è troppo spazio per i sentimentalismi e le nostalgie per una moneta (il tallero) nata con l’indipendenza del paese nell’ottobre del 1991 con un’inflazione del 22% e che se ne va nell’archivio della storia quasi senza inflazione, una moneta tutto sommato dignitosa.

Ma la paura dell’euro per molti c’è. Le operaie della Mehano, un’industria di giocattoli con sede a Isola in crisi perpetua da quando è stata privatizzata, il salario lo vedono solo e quando hanno la fortuna di riscuoterlo. E scioperano disperate e a intermittenza da almeno un mese. Facendo i calcoli al cambio ufficiale i loro 60 mila talleri di misera paga si trasformeranno in 250 euro!

Per fortuna il premier Janša assicura che gli sloveni mai vissero meglio di oggi. E così un professore di liceo, un giornalista o un medico metteranno su tra gli 800 e i 1200 euro mensili. E i prezzi? Il governo aveva promesso un monitoraggio continuo in grado di evitare sobbalzi e speculazioni incontrollati. E ora l’Associazione slovena dei consumatori denuncia che molti prezzi sono già aumentati alla vigilia: acqua, luce, riscaldamento, gas, parcheggi in alcuni casi persino del 50%. E poi ci sono i trucchetti delle grandi catene commerciali come la Spar che ha tappezzato la Slovenia di jumbo manifesti con su scritto "V Sparu ne!" ( alla Spar no!) alludendo al fatto che i loro prezzi, dopo l’introduzione dell’euro non aumenteranno. Bella forza – commentano i consumatori – i loro prezzi sono già aumentati qualche settimana fa. Azione preventiva: in Slovenia i prezzi vanno su prima dell’euro. Poi si vedra’, magari si arrotondano ancora un po’ ma senza eccessi.

Fatto sta che il potere d’ acquisto è già crollato, mentre la pressione fiscale rimane elevata e minacciosa. Per le case degli sloveni circolano migliaia di ispettori fiscali che censiscono minuziosamente gli alloggi per la variante slovena dell’ICI. Un’ incognita che mette i brividi a tutti.

Ancora non si sa che percentuale piomberà sulle tasche dei proprietari di immobili, ma si sa che l’imposta verrà calcolata in base al prezzo commerciale di ogni immobile. In pratica chi avesse investito i suoi averi nel miglioramento delle proprie condizioni abitative (finestre nuove, tetto ristrutturato, aria condizionata, parquet, ecc) verrà punito con un ICI più elevata, naturalmente in euro. E allora è chiaro che in casa euro si entra un po’ felici e un po’ preoccupati.

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