Europa orientale: la minaccia della concentrazione delle terre
Dal 2008 l’accaparramento delle terre agricole in Europa orientale ha visto principali protagoniste poche grandi aziende. Incentivate dal basso costo delle terre e dalle sovvenzioni Ue stanno mettendo in ginocchio i piccoli e medi produttori
(Pubblicato originariamente da Deutsche Welle, selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBC Transeuropa)
A fine marzo, i membri della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo (AGRI) hanno sottolineato che la concentrazione delle terre arabili nelle mani di pochi investitori costituisce un grave problema per l’Europa. Secondo l’europarlamentare e membro sostituto dell’AGRI, Vladimir Urutchev, “dal 2008, nel contesto della crisi economica, è diventato redditizio investire nell’agricoltura”. Per questo, la concentrazione delle terre agricole dell’Europa orientale non smette di aumentare. Secondo Vladimir Urutchev, questo fenomeno è la conseguenza di prezzi poco elevati dei terreni nei paesi ex-comunisti, e soprattutto delle sovvenzioni dell’Unione Europea. “Gli aiuti concessi sulla base della superficie dei terreni posseduti sono gli stessi in tutta Europa, tra i 150 e i 190 euro per ettaro, e questo favorisce le grandi aziende agricole”.
La terra: un investimento redditizio
Nella maggior parte dei paesi dell’Est, i grandi gruppi ottengono guadagni importanti dalla terra, senza però pagare alcuna imposta. La protezione dell’ambiente e della fauna non è la loro preoccupazione primaria e rendono difficile per gli agricoltori locali rimanere sul mercato. “Queste imprese sono gestite da veri e propri squali della finanza. In Bulgaria, due milioni di ettari di terre, ovvero quasi la metà della superficie coltivabile del paese, sono detenuti da poche società”, spiega un commerciale del settore che preferisce restare anonimo. E grazie al sistema europeo, il solo fatto di possedere queste terre permette a queste società di guadagnare milioni, sottolinea Vladimir Urutchev.
Nel 2013, la riforma agraria dell’Unione Europea ha introdotto alcune novità per ripartire le sovvenzioni in maniera più equa e sostenere le piccole aziende che si dedicano, ad esempio, al biologico. Tuttavia, nei fatti, la situazione non è cambiata di molto. Alcune statistiche pubblicate nel 2015 in Bulgaria mostrano come le 25 imprese più grandi del paese in campo agricolo siano quelle che hanno ottenuto la maggior parte delle sovvenzioni.
La situazione è differente quando si guarda ai piccoli agricoltori. “Noi siamo esclusi dal mercato perché non riusciamo a tenere testa ai grandi coltivatori, e in ogni caso non ci resta che poca terra disponibile”, spiega Stefan Petrov, un giovane agricoltore della regione di Razgrad, nel nord della Bulgaria. Anche qui, i prezzi della terra sono cresciuti nel corso degli ultimi anni.
La situazione è simile in altre regioni d’Europa. “Il 3% delle aziende agricole controlla circa la metà delle terre arabili, una tendenza che dovrebbe essere invertita”, continua Vladimir Urutchev. “Il peggior esempio è quello della Romania, dove circa 65000 ettari di terra sono posseduti da un numero molto piccolo di aziende” aggiunge Urutchev. Secondo il presidente romeno, Klaus Iohannis, il 30% delle terre agricole del paese sono in mano ad aziende estere. Alla fine dell’anno scorso, il presidente ha dunque raccomandato di rafforzare le leggi che limitano l’acquisto di terreni agricoli.
Come resistere?
Paesi come la Bulgaria, la Slovacchia, l’Ungheria, la Lettonia e la Lituania hanno cercato di proteggersi dagli investimenti esteri con l’aiuto di politiche protezioniste. Nei confronti di questi stati, l’Unione Europea ha avviato dei procedimenti giudiziari, accusandoli di nuocere alla libera concorrenza. “L’Unione Europea dovrebbe essere più flessibile rispetto alle regole del libero mercato e della concorrenza per ciò che riguarda le terre agricole, poiché queste ultime non possono essere trattate come qualsiasi altra merce”, sostiene Maria Heubuch, eurodeputata tedesca del Partito dei Verdi e membro dell’AGRI. Secondo Heubuch, l’Europa è tenuta a proteggere il mercato della terra.
A fine marzo, la Commissione per l’agricoltura ha formulato raccomandazioni concrete, chiedendo agli stati membri di permettere ai piccoli e medi proprietari di acquisire terreni a prezzi ragionevoli e di promuovere l’agricoltura sostenibile. Maria Heubuch ritiene che la definizione di tetti di quantitativi per l’acquisto di terreni, come nel caso della Lituania, sia una misura efficace in grado di prevenire le grandi concentrazioni. In particolar modo, Heubach richiede maggiore trasparenza nelle vendite.
Ad esempio, qualche anno fa, la compagnia tedesca KTG Agrar, aveva comprato una quantità consistente di terre in Europa. Dopo essere fallita, le terre sono state vendute a un altro investitore, senza che nessuno venisse consultato a livello locale. “Coloro che godono di terre di intere regioni e prendono decisioni senza dialogare con la popolazione che le abita, creano un danno all’Europa intera”, sostiene la deputata europea.