Europa: i Gigabit a costo variabile
Il prezzo per una buona connessione a internet varia molto all’interno dell’Unione europea, e a pagare di più sono soprattutto i paesi dell’area adriatica. La Romania, con un’ottima rete e prezzi competitivi, rappresenta un caso a sé
Tra gli obiettivi della Bussola europea per il digitale , la strategia dell’Unione europea per il digitale per il prossimo decennio, c’è la garanzia di accesso a una connessione a internet ad almeno 1 Gigabit al secondo “per tutti”. Di recente abbiamo pubblicato i dati sulle velocità medie di accesso a metà 2021 , notando come ci sia stato un notevole incremento nelle prestazioni della connettività fissa, seppure con rilevanti disparità tra territori.
La velocità delle connessioni non dice però nulla sul tema dell’accesso “per tutti” a quel tipo di servizi. Per farlo, occorre guardare ai prezzi delle connessioni e alle possibilità di spesa dei cittadini. Il tema è peraltro collegato anche al nono obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, che prevedeva un incremento significativo dell’accesso alle tecnologie della comunicazione e dell’informazione, e l’accesso universale e a prezzi equi a internet “entro il 2020”.
Come mostra il grafico, i tre paesi Ue con le connessioni più lente (Grecia, Cipro e Croazia) hanno prezzi tra i più alti in Europa. Un cittadino greco nel 2019 pagava poco più di uno spagnolo per viaggiare a un quarto della velocità. In Croazia l’offerta migliore era poco meno conveniente che in Danimarca, per una connessione 3,5 volte più lenta.
Non c’è una correlazione diretta tra prezzi e velocità. Alcuni paesi riescono infatti ad avere prezzi particolarmente convenienti pur con prestazioni di alto profilo. In Romania, Lussemburgo, Francia e Ungheria ci sono offerte al di sotto dei 20 euro al mese che però si avvicinano ai 100 Mbps in download.
Come emerge dalla mappa seguente, Cipro, Grecia e gli stati membri dell’area adriatica (Croazia, Slovenia, Italia) sono quelli con il peggiore rapporto prezzo/velocità di download, che arriva a 34 euro per 21,4 Mbps a Cipro.
I paesi con il rapporto migliore sono Romania (11 euro per 98,6 Mbps) e Lituania (8,71 euro per 74,2 Mbps).
Introducendo nel contesto il reddito medio (dati Eurostat 2019), il quadro cambia ulteriormente.
In questo caso sono i paesi dell’Europa centro-orientale, assieme a Spagna e Portogallo, a risultare più penalizzati. In Croazia, il prezzo della migliore offerta di connessione corrisponde a quasi 5 ore di lavoro di una persona che percepisce il reddito medio calcolato da Eurostat (798 euro al mese). In Portogallo servono 3 ore e 47 minuti, in Slovenia 3 ore e 37 minuti e in Grecia 3 ore e 22 minuti.
Solo in tre paesi basta meno di un’ora di lavoro per pagarsi un mese di connessione a internet: 44 minuti in Finlandia, 46 in Lussemburgo, 48 in Germania.
Romania
La Romania rappresenta un caso particolare tra i paesi dell’Europa centro-orientale. Le prestazioni delle sue connessioni sono superiori a quelle di tutti i paesi confinanti, come emerge chiaramente dalla nostra dashboard . Diversi fattori hanno contribuito a determinare questa situazione e hanno a che fare con la mancata applicazione delle leggi, gli alti costi delle connessioni disponibili e molto “nerdismo” digitale.
Alla fine degli anni ‘90, le connessioni nel paese erano lente e costose. L’unica alternativa alle connessioni dial-up (quelle che sfruttavano la normale linea telefonica) avevano prezzi troppo alti per la maggior parte della popolazione. Le persone iniziarono così ad associarsi per creare delle reti di vicinato (Rețea de cartier): si faceva un abbonamento a un provider esterno e poi si creava una rete locale (LAN) tra le persone di uno stesso condominio. Alcune persone con le competenze necessarie si occupavano di mantenere in funzione la rete, ricevendo in cambio piccoli pagamenti regolari, mentre l’assenza di regolamentazione sulla stesura di cavi tra abitazioni e palazzine permetteva al sistema di stare in piedi in maniera più o meno legale.
Le persone accedevano quindi a una sorta di “Neighbourhood Wide Web”, con prestazioni di connessione impensabili per quei tempi, spendendo pochissimo (l’abbonamento era uno solo, diviso per gli utenti). Questo sistema aveva vantaggi e svantaggi: da un lato scaricare un file con appositi software di scambio era un’operazione molto rapida (cosa che favorì lo scambio, non sempre legale, di musica, film, videogiochi), ma la navigazione su browser era molto lenta.
Nel giro di qualche anno, alcune di queste reti locali si unirono tra loro e diventarono vere e proprie aziende, che crescevano ed entravano in competizione per la copertura dei diversi quartieri. Il fenomeno è tuttora diffuso, ma ora l’applicazione delle leggi per regolamentare il mercato e la gestione delle reti è più efficiente, ed è diventato più accessibile il prezzo per una “vera” connessione in fibra ottica.
Si potrebbe pensare che questa precoce diffusione abbia portato con sé un altrettanto precoce sviluppo di servizi online e competenze digitali tra la popolazione, ma non è andata così. Secondo Bogdan Manolea, direttore esecutivo dell’associazione romena per i diritti digitali ApTI (Asociația pentru Tehnologie și Internet), uno dei fattori limitanti è il clima di diffidenza verso lo Stato e la sicurezza di internet. In effetti, la Romania è ultima nell’interazione con le autorità pubbliche: nel 2020 solo il 13 per cento degli utenti ha usato i servizi online della pubblica amministrazione, contro il 60 per cento della vicina Ungheria. «Il fenomeno – spiega Manolea – riguarda anche l’interazione con i privati. Oggi l’acquisto online con pagamento alla consegna è l’opzione largamente preferita dai romeni».
Le attuali politiche europee, secondo Manolea, si concentrano troppo sulla connettività e troppo poco sullo sviluppo di competenze digitali: «Ok, hai una connessione veloce: e ora? Se non si lavora sull’esperienza dell’utente (user experience) la rete continuerà a essere una scatola vuota, e il web una fonte di puro intrattenimento».