Elezioni in Romania: poche soprese
Il 9 dicembre la Romania vota per le politiche. Per l’analista Alexandru Radu vincerà l’attuale premier Ponta, probabilmente con la maggioranza assoluta. E il conflitto istituzionale con il presidente Băsescu continuerà. Unica novità: l’ascesa del populista Diaconescu
La Romania potrà avere un governo forte di una larga maggioranza in Parlamento e a guidarlo con ogni probabilità sarà l’attuale premier Victor Ponta. Sicuro di questo scenario è il politologo romeno Alexandru Radu, professore alla Facoltà di Scienze politiche dell’università di Bucarest “Dimitrie Cantemir", già vicepresidente dell’Autorità elettorale permanente tra il 2004 e il 2007 e autore del libro “Un esperimento politico romeno: l’alleanza giustizia e verità Pnl-Pd”.
Per Radu ci sono tre certezze nel quadro delle prossime legislative: la vittoria dell’Usl – coalizione attualmente già al governo – il perdurare del conflitto tra il premier Ponta e il presidente Băsescu e l’affermazione del partito del miliardario Dan Diaconescu, novello Berlusconi alla romena.
Poltrone a numero variabile
“Gli ultimi sondaggi, inclusi quelli commissionati dagli avversari dell’Usl, indicano che per l’Unione si profila una vittoria con il 50% +1 dei seggi in Parlamento. Inoltre il partito che vince le elezioni è favorito dal sistema elettorale romeno, quindi l’Usl otterrebbe una maggioranza assoluta di seggi anche se le preferenze di voto fossero sotto il 50% (tra il 45 e il 47% dei voti) – sottolinea Radu – inoltre voglio sottolineare un interessante aspetto del sistema elettorale: se l’Unione guidata da Ponta otterrà la maggioranza il numero di seggi in Parlamento aumenterà sostanzialmente dagli attuali 471 a più di 500”.
Una particolarità introdotta nel sistema elettorale della Romania nel 2008: il sistema proporzionale è basato su entità di livello inferiore alle contee (i collegi elettorali), i partiti ottengono ogni collegio elettorale in cui hanno raccolto almeno il 50% dei voti e i seggi in Parlamento sono assegnati secondo il metodo D’Hondt (si divide il totale dei voti di ogni lista per il numero di seggi da assegnare nel collegio, e si assegnano i seggi disponibili in base ai risultati in ordine decrescente) quindi se è necessario, viene innalzato il numero di seggi della Camera dei Deputati.
Chi nominerà Băsescu?
Radu è assolutamente certo di una vittoria senza ombre per la coalizione tra i Socialdemocratici, Liberali e Conservatori, ma nel caso in cui la maggioranza fosse soltanto relativa “il potere del presidente Băsescu sarebbe rafforzato. Secondo l’articolo 103 della Costituzione il capo di stato deve nominare il premier dopo le consultazioni con il partito di maggioranza, o se non ci fosse un partito che ha questo requisito, con tutti i partiti in Parlamento e con il candidato premier che potrebbe ottenere un voto di fiducia da questo spettro parlamentare.
Quindi se l’Unione non ottenesse la maggioranza assoluta dei seggi, Băsescu potrebbe considerare la nomina di un candidato di un partito diverso da quello di Ponta. Il presidente lo ha già fatto in due occasioni: dopo le elezioni del 2008 e dopo le presidenziali del 2009. In entrambi i casi, però, i due principali partiti avevano circa lo stesso numero di seggi, al 40% ciascuno, situazione che non si verificherà in questa tornata elettorale”.
Se quindi con grande probabilità il nuovo premier sarà l’attuale capo di governo la Romania si troverà nuovamente incastrata nello scontro tra poteri dello stato, quello che ha paralizzato il paese per tutto il 2012: “La guerra tra Băsescu e Ponta non solo non è finita ma continuerà qualunque sia il risultato delle elezioni nel corso dei due anni di mandato che restano al presidente. Il conflitto, come si è ben notato durante quest’anno, è legato al sistema politico romeno che contiene in se stesso un problema di base. Il ruolo, auto-attribuitosi da Băsescu, di presidente come detentore del potere esecutivo, o come “presidente-pagatore” come ama definirsi, mette in svantaggio il primo ministro, che è sotto il controllo della maggioranza parlamentare: questa è la principale fonte dello scontro – sottolinea il politologo – l’obiettivo dell’Usl quando è salito al potere dopo le proteste popolari nella primavera del 2012, infatti, è stato di obbligare alle dimissioni il presidente Băsescu che è responsabile delle dure politiche di austerity promosse dal governo dei Democratici Liberali”.
Poche sorprese
Per il professor Radu gli elementi di sorpresa saranno ben pochi, tranne la nuova figura nascente della politica romena, Dan Diaconescu, il cui partito “arriverà terzo, anche se l’obiettivo del tycoon è di avere una carriera politica simile a quella di Silvio Berlusconi”. Ma indipendentemente dal risultato del Ppdd (Partito delle persone) l’ingresso di questa formazione in Parlamento “sarebbe comunque una novità: il primo partito che immediatamente dopo essere nato riesce ad ottenere dei seggi da dopo la caduta del comunismo”.
Diaconescu, inoltre, potrebbe sperare di ricoprire un ruolo nel caso di una maggioranza relativa dell’Usl: “Il Ppdd potrebbe essere un partito chiave su cui basare la formazione della maggioranza parlamentare, anche se qualsiasi alleato dovrebbe poi spiegare ai suoi elettori l’alleanza con un partito populista come quello di Diaconescu. Il ruolo di ago della bilancia, tradizionalmente è stato assegnato all’Unione democratica dei magiari (Udmr), un partito con più esperienza e rispettabilità rispetto al Ppdd”.