Elezioni in Romania, in cerca di un premier
Lo sguardo critico di Vladimir Tismăneanu, analista politico romeno, sulle imminenti elezioni politiche in Romania. Un’intervista alla vigilia del voto del 9 dicembre
Una sinistra vincente ma senza maggioranze bulgare, la possibilità di un governo guidato da un tecnico come soluzione di rottura e un allarme sul populismo dilagante nella politica romena. Vladimir Tismăneanu, politologo romeno, di adozione statunitense, che si divide tra i corsi all’università del Maryland (dove è direttore del Centro per gli studi delle società post-comuniste) e le presenze in Romania, dà la sua visione sulle elezioni politiche che si svolgono il prossimo weekend in Romania e che decideranno anche del futuro del Paese, inchiodato al palo dalla dura crisi economica.
Uno sguardo critico soprattutto nei confronti dell’attuale premier, Victor Ponta, e del suo alleato Crin Antonescu, reo di aver abbracciato causa e idee del controverso personaggio Gigi Becali, portandolo sotto l’ala dei Liberali per il voto di dicembre. Tismăneanu, nominato a capo del Consiglio scientifico dell’Istituto per le indagine dei crimini del Comunismo in Romania da Băsescu, dà la sua opinione anche sulla guerra fredda in atto da mesi tra il premier e il presidente, con un finale non scontato della battaglia tra i due acerrimi rivali.
Nei sondaggi l’Usl di Ponta è dato per vincente. Pensa che i pronostici saranno rispettati e che la vittoria sarà di larga misura?
È verosimile che l’Usl (il partito ombrello che lega i Socialdemocratici, il partito Liberale e i Conservatori) vinca, ma con un risultato meno schiacciante di quanto ha predetto il suo portavoce. Hanno perso popolarità negli ultimi mesi in particolare il leader dei Liberali, Crin Antonescu, che ha voluto nel suo partito il populista, fondamentalista religioso e milionario Gigi Becali, noto per le sue posizioni xenofobe, sessiste e omofobe. Inoltre, l’inevitabile aumento dei prezzi che si verificherà con l’arrivo dell’inverno eroderà ancora il sostegno elettorale dell’Usl.
Băsescu ha dichiarato che non accetterà pressioni nella nomina del primo ministro e che rispetterà la costituzione. Se l’Usl non dovesse ottenere la maggioranza dei seggi in parlamento il presidente potrebbe affidare il mandato per la formazione del governo al leader di un altro partito?
Traian Băsescu, che termina il mandato presidenziale alla fine di dicembre del 2014, ha la prerogativa costituzionale di dare l’incarico per la formazione del governo. Quindi potrebbe scegliere di nominare un’altra persona, che non sia Ponta o che non provenga dai Socialdemocratici: magari un personaggio meno litigioso e meno compromesso (da ricordare le accuse di plagio mosse a Ponta), più competente e più responsabile. Esiste anche l’alternativa di un premier tecnico e indipendente.
Il premier ha dichiarato che il paese non può permettersi e non può affrontare una nuova crisi né economica né politico-istituzionale. Dopo le elezioni la guerra tra Băsescu e il primo ministro continuerà?
Con un premier diverso da Ponta la guerra tra Băsescu e quest’ultimo si chiuderebbe definitivamente. Ponta e Antonescu sono i prestanome del vecchio “apparatchik” (nomenclatura comunista) Ion Iliescu, presidente onorario dei Socialdemocratici, e dell’ex collaboratore della Securitate Dan Voiculescu, patron della tv “Antena1” e “Antena3”, autori di una veemente propaganda.
Il milionario Dan Diaconescu, che nei sondaggi raccoglie il 14% circa delle preferenze, che ruolo avrà nel post-elezioni? Potrà essere l’ago della bilancia di una coalizione di governo?
Diaconescu è un populista demagogo, ma di certo, più cinico che ideologico. Si appella a discorsi sulla privazione dei diritti nel periodo della transizione usando invettive contro il sistema politico tradizionale. Potrebbe, però, avere un ruolo nella prossima coalizione di governo, anche se non lo vedo come una figura chiave. Diversamente da Crin Antonescu e Victor Ponta, Dan Diaconescu non è impegnato in una dura campagna anti-Occidente, anti-Ue e antiamericana.