Elezioni in Kosovo: effervescenza locale

Nel fine settimana in Kosovo si vota per le amministrative. Le precedenti, nel 2010, videro scarsa affluenza alle urne e molti brogli. Quelle del 2013 potrebbero invece essere caratterizzate dalla partecipazione dei serbi al voto e da nuovi, effervescenti, movimenti politici

31/10/2013, Veton Kasapolli - Pristina

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Un'inaugurazione organizzata dal Partito Forte - dal web

Se il sindaco di Pristina venisse eletto in base all’indice di gradimento sui social media, allora la vittoria andrebbe senza dubbio a Visar Arifaj, candidato di una new entry nel panorama politico kosovaro: il Partito Forte (Partia e Fortë). La sua formazione ha deciso di scendere in campo col suo “segretario leggendario” non perché egli “rappresenti la scelta migliore, ma perché è l’unica possibile”. Particolare anche la struttura organizzativa del partito, dove oltre al segretario non ci sono iscritti, “ma tutti i membri sono sotto-segretari”.

Sono questi alcuni dei tratti salienti del tono che il Partito Forte ha inserito con successo nella campagna elettorale per le elezioni amministrative in Kosovo del prossimo 3 novembre: ironizzare sull’attuale situazione politica nel paese.

La questione dei “tutti sotto-segretari” fa infatti riferimento all’abnorme numero di sotto-segretari nell’amministrazione e nell’esecutivo, mentre l’auto-attribuito titolo di “segretario leggendario”, ammicca allo status di leader indiscusso che caratterizza la maggior parte delle formazioni politiche kosovare, leader che mantengono il monopolio assoluto sulle decisioni interne alla propria formazione.

Formato soprattutto da giovani artisti di background urbano, il Partito Forte ha (naturalmente) come simbolo l’aquila albanese, che mostra però con orgoglio un paio di bicipiti da culturista.

La vera e propria “sagra delle promesse” messa in scena dal partito è cominciata un mese prima delle elezioni, quando Arifaj e i suoi “sotto-segretari” sono comparsi ad innumerevoli inaugurazioni e conferenze stampa per presentare il proprio programma. “Il mio obiettivo politico è arrivare al potere, e quindi le mie parole saranno sempre melliflue, per conquistare il sostegno dei cittadini”, ha dichiarato Arifja in uno di questi incontri pubblici, confermando del resto l’ovvio.

Nel frattempo il “segretario leggendario” ha promesso “meno parchi pubblici e più parcheggi”, la creazione di “migliaia di posti di lavoro, ma senza la necessità di lavorare”, l’introduzione dell’abusivismo edilizio “come parte integrante della pianificazione urbana”.

Una volta eletto, Arifaj ha promesso di buttare via il vecchio mobilio e rinnovare l’ufficio del sindaco, “almeno fino a quando non sarà pronto il nuovo municipio, costruito da uno dei miei compagni di partito, che nel frattempo sarà diventato costruttore edilizio”. Ciliegina sulla torta, la creazione di una pista di Formula 1 nelle strade di Pristina.

E gli altri?

Promesse strampalate come queste, non sono però poi così lontane da quelle offerte dagli altri candidati a sindaco e a consigliere comunale. Membri del Partito democratico del premier Hashim Thaci hanno promesso investimenti dal valore variabile da decine fino a centinaia di milioni di euro. Dietro allo slogan “Per una città europea”, Thaci ha promesso di trasformare le città kosovare sul modello di Parigi o Ginevra, e costruire stadi simili al mitico Wembley. Ma promesse senza limiti fanno parte del bagaglio di buona parte dei soggetti politici.

“Se si toglie il nome di Partia e Fortë dagli impegni elettorali presi, credo sia difficile distinguere le nostre promesse da quelle fatte dagli altri partiti politici”, sostiene Arifaj.

Pecche di legge

Durante il periodo elettorale sono stati in molti a criticare l’attuale normativa in termini di elezioni. La legge elettorale lascerebbe infatti troppi spazi all’interpretazione, questione non affrontata dalle autorità competenti quando hanno messo mano alla riforma del sistema, con novità introdotte nel 2011 per ridurre possibili manipolazioni dei risultati, soprattutto alla luce di fenomeni apparentemente inspiegabili, come un’incredibile affluenza del 100% in alcune municipalità.

La necessità di riformare il sistema è stata sottolineata anche dalla Commissione europea nel suo ultimo “Progress report”, che chiede aggiustamenti“ nella cornice delle best practices dell’UE.

Un’analisi con raccomandazioni sulle riforme necessarie è stata recentemente elaborata anche dal centro studi Democracy for Development (D4D). “Quando l’affluenza supera il 60%, nascono spontanei i sospetti di brogli e manipolazioni”, sostiene Selatin Kllokoqi, ricercatore del D4D. Dato che risulta ancora più sospetto se si considera che vi sono ancora molti problemi legati alle liste elettorali, che secondo alcune stime conterrebbero ancora i nomi di almeno 50mila cittadini già deceduti, e di altri 300mila che vivono all’estero. Il Kosovo ha circa 1,8 milioni di abitanti ma, secondo l’ultimo censimento, sarebbero ben 1,77 milioni gli aventi diritto al voto.

L’aggiornamento delle liste elettorali è responsabilità congiunta delle istituzioni locali e centrali, fattore che rende più difficile l’ottenimento di buoni risultati finali.

D4D ha analizzato inoltre le ultime tornate elettorali in una piccola municipalità del Kosovo dove ad esempio, in uno specifico seggio, è stata registrata un’affluenza del 92,3%. Secondo Kllokoqi, questo dato presupporrebbe che ogni singolo abitante si sia recato a votare, compresi tutti i defunti e le persone emigrate.

“La possibilità di brogli è resa possibile dal fatto che non esiste una singola istituzione che sia responsabile dell’intero processo elettorale. Ci sono competenze intrecciate tra la Commissione elettorale centrale e i partiti politici, in cui la prima si occupa di preparare i materiali elettorali e di conteggiare i voti, mentre i secondi controllano le operazioni di voto”, sostiene Kllokoqi.

VV

Prevenire irregolarità è stato uno dei principali obiettivi dichiarati dal Movimento Auto-determinazione (Levizja Vetevendosje – VV), che ha promesso che ogni voto sarà protetto dai propri rappresentanti nei seggi. VV, che partecipa per la prima volta alle elezioni locali, ha focalizzato il proprio programma su un “cambio di mentalità” nella governance locale.

I cittadini sono stati invitati dal movimento a finanziare la campagna elettorale di VV, che avrebbe fatto affidamento solo sulle sovvenzioni popolari, secondo il modello proposto dal presidente americano Barack Obama. Un’iniziativa che ha portato sorpresa, attirato critiche e guadagnato al partito alzate di sopracciglia sull’applicabilità del modello ad un paese povero come il Kosovo. Ad ogni modo, in termini di trasparenza, la strategia di VV pone il partito ai vertici nel contesto kosovaro.

VV ha ricevuto anche il sostegno del Partito Forte, che ha fatto una donazione simbolica, giustificata da Arifaj con l’intenzione di rendere la competizione elettorale “più forte”.

Anche lo stesso “partito muscoloso” guidato da Arifaj ha organizzato un concerto per finanziare i costi della campagna. Il partito basa le proprie capacità di comunicare con gli elettori principalmente sulle capacità artistiche dei propri membri, ma utilizza anche la copertura mediatica ricevuta per far passare i propri messaggi. “Riusciamo a comunicare con gli elettori in modo nuovo. Solo attraverso i social media, raggiungiamo ogni settimana migliaia di persone”, dice Arifaj, sottolineando il profilo low-cost della campagna elettorale del partito.

Infrastrutture

In un editoriale, l’analista Agron Demi del think-tank GAP, ha scritto che la campagna elettorale dovrebbe focalizzarsi su come incoraggiare la diaspora ad investire in compagnie private o progetti in partnership con le municipalità per ravvivare il panorama economico a livello locale. “La società kosovara ha bisogno di buoni esempi. Mi rifiuto di considerare una nuova strada realizzata male come un successo. O, come successo, la costruzione di un sistema di canalizzazione che poi scarica direttamente nelle acque di un fiume…”.

E’ proprio il miglioramento delle infrastrutture ad apparire al centro del dibattito, anche tenuto conto dei lavori spesso di bassa qualità realizzati sino ad ora. Il leader della Lega democratica del Kosovo e attuale sindaco di Pristina Isa Mustafa, in lotta per ottenere un terzo mandato, ha tagliato nastri a ripetizione negli ultimi mesi, soprattutto nel contesto di risistemazione del centro cittadino. Mustafa è stato fortemente criticato per aver trasferito i fondi del 2012 nel budget del 2013, anno elettorale.

Commentando la questione, il “segretario leggendario” Arifi ha fatto riferimento ai “principi isamustafiani”, per sintetizzare l’idea di realizzare tutte le attività di amministrazione più importanti nell’ultimo periodo del proprio mandato.

Quali che siano i risultati politici previsti dai partiti, secondo Adriatik Kelmendi, commentatore del quotidiano Koha Ditore “queste elezioni, che arrivano dopo tre anni di grande dinamismo politico, serviranno a misurare la vera forza dei soggetti politici in Kosovo”. “Il risultato”, conclude Kelmendi, “determinerà se il Kosovo andrà ad elezioni politiche anticipate. E per la prima volta i serbi del Kosovo potrebbero partecipare alle consultazioni, come indicato loro da Belgrado”.

Un altro settore della società che potrebbe recarsi alle urne il prossimo 3 novembre sono gli insoddisfatti, che fino ad oggi non hanno votato. E’ proprio questo il target elettorale su cui punta il Partito Forte. Ma nel caso in cui fosse eletto, Arjfi ha già promesso che non rispetterà le proprie promesse.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa

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