Elezioni in Italia: le reazioni slovene
Reagisce cauto il governo di centrodestra che in campagna elettorale aveva apertamente appoggiato Silvio Berlusconi. Gli italiani in Slovenia? Diversamente da quelli in Croazia si sono schierati in modo convinto con Prodi
Prudenza. E’ stata questa, sin dalla prima ora, la parola d’ordine dei politici sloveni di fronte alle elezioni in Italia. Prudenza e scettico distacco. In Slovenia i politici – salvo rare eccezioni – non hanno mai seguito gli eventi elettorali nella vicina Italia con particolare enfasi o passione. L’interesse è sempre stato limitato alle ricadute di ogni sommovimento politico a Roma sui rapporti bilaterali e sugli equilibri a cavallo del confine.
Il primo a commentare con diplomatica cautela l’esito della consultazione è stato il ministro degli Esteri Dimitrij Rupel: crediamo che gli sviluppi in Italia favoriranno i rapporti bilaterali e la tutela della minoranza slovena. Ma nel silenzio ufficiale si sente tutto l’imbarazzo di una posizione ambigua dettata dalle aspettative locali nel Friuli Venezia Giulia ma anche dalla doverosa solidarietà »europea« con la compagine conservatrice.
I leader dei partiti della coalizione al governo in Slovenia (Janez Janša, Andrej Bajuk e Janez Podobnik) sono stati in piena campagna elettorale a Roma per applaudire Silvio Berlusconi esprimendo, insieme agli altri convenuti al congresso del Partito Popolare Europeo, un appoggio esplicito alla Casa delle Libertà.
Schizofrenia pura, visto che la minoranza slovena nel Friuli Venezia Giulia si è schierata praticamente compatta con Prodi la cui vittoria rappresenta l’unica speranza per la messa in moto di una legge di tutela per la minoranza, varata nel 2001 dal governo di centro sinistra ma poi vanificata nella prassi dal governo di centro destra.
Persino il locale partito conservatore sloveno legato a Janša e a Bajuk, l’Unione slovena, è entrato nella Margherita. L’ altra metà della minoranza ha invece sostenuto i DS ed i Comunisti, candidando due nomi di spicco della realtà minoritaria in Friuli Venezia Giulia quali Miloš Budin (DS) e Stojan Spetič, già senatore del PdCI. A Roma andrà Budin, secondo nome nella lista regionale del proprio partito.
Lubiana sa bene, anche se a malincuore, che il dialogo è possibile solo con un governo guidato da Romano Prodi. I rapporti tra la destra slovena e quella italiana sono sempre stati minimi e confinati ai convenevoli della comune affiliazione partitica europea. A Trieste poi è inesistente anche un rapporto ai minimi termini.
Ma il dato forse più interessante, anche alla luce del colpo di scena della vittoria dell’Unione tra le file degli italiani all’estero, è stata la preferenza espressa dagli italiani con doppia cittadinanza e diritto di voto in Slovenia. Il sostegno dei circa 900 votanti (su circa 3000 italiani residenti in Slovenia, quindi un campione molto rappresentativo) all’Unione di Prodi è stato quasi plebiscitario: il 72%. Un eloquente indicazione di come la pensi la stragrande maggioranza dei pochi italiani rimasti in Slovenia e che si differenziano sensibilmente, anche per orientamento politico, dai ben più numerosi connazionali della Croazia, dove sulle preferenze c’è stato in pratica un testa a testa e dove si è registrato un considerevole appoggio a Mirko Tremaglia, il ministro »fascista onesto«, acclamato da molti italiani dell’Istria e della Dalmazia per il suo appassionato impegno soffusamente irredentistico, evidentemente mal ripagato, in giro tra le comunità italiane del mondo.
Più di qualcuno nella nomenklatura minoritaria italiana in Istria è rimasto male nel constatare che i connazionali hanno preferito il centro sinistra. Enigmatico ed evidentemente amareggiato il commento rilasciato a Radio Capodistria da Roberto Battelli, deputato al seggio specifico della comunità nazionale italiana nel parlamento di Lubiana, diventato fedele sostenitore del governo Janša dopo anni di amicizia con liberaldemocratici: il forte appoggio degli italiani in Slovenia a Prodi sarebbe dovuto – secondo l’onorevole Battelli – ad un’azione di convincimento portata avanti da alcuni opinion maker notoriamente legati, se non proprio al governo, allo stato sloveno.