Elezioni in Georgia: l’ultima parola ai cittadini
I cittadini della Georgia, il prossimo 28 ottobre, votano per l’ultima volta per eleggere il presidente della Repubblica. Dopo il 2024 il presidente sarà infatti eletto da un collegio elettorale composto da parlamentari e amministratori locali e regionali
La Georgia si prepara a eleggere il prossimo 28 ottobre, il quinto presidente della sua storia indipendente: cala il sipario su una campagna elettorale che ha alternato sorprese ad apatia fino a proiettare nelle sue ultime battute una pellicola già vista, fatta di denunce di corruzione, complotti e registrazioni di conversazioni compromettenti.
La decisione del presidente uscente Ghiorghi Margvelashvili di non ripresentarsi per un secondo mandato ha aperto le porte alla più affollata corsa presidenziale di sempre con 46 candidati poi scremati a 25 dalla Commissione elettorale.
Il prossimo presidente, in carica per sei anni, sarà l’ultimo, o l’ultima, eletto direttamente dal popolo in seguito alla riforma costituzionale dell’autunno 2017 che ha cambiato le regole d’elezione e completa la transizione del paese da repubblica semi-presidenziale a parlamentare. Nel 2024 il presidente sarà eletto da un collegio elettorale composto da 300 tra parlamentari e amministratori locali e regionali.
Scandalo registrazioni
A settembre una serie di registrazioni hanno scosso elettorato e candidati dopo un’estate torrida che aveva rallentato il battito di una campagna elettorale a tratti apatica. Trasmesse da Rustavi 2, la più seguita emittente nazionale e vicina all’opposizione, le registrazioni hanno rivelato tentativi di corruzione da parte di esponenti del partito di governo nei confronti di imprenditori. Tra questi Zaza Okuashvili proprietario di Iberia TV da parte dell’ex ministro dello Sport Levan Kipiani.
A queste sono seguiti audio resi pubblici da Mirza Subeliani, un ex funzionario nell’ufficio del Procuratore generale, arrestato lo scorso giugno in seguito alle proteste di piazza che accusavano le autorità, e nello specifico il Procuratore generale, di aver occultato prove chiave nel caso dell’omicidio di Davit Saralidze e Levan Dadunashvili, due sedicenni uccisi per strada nel dicembre 2017.
L’assoluzione del figlio di Subeliani, indicato in un primo tempo come implicato, innescò le proteste alle quali fece seguito l’arresto dello stesso Subeliani. Quest’ultimo fa intendere nelle registrazioni emerse che la sua detenzione era stata architettata dalle autorità solo per disinnescare la rabbia che circondava il verdetto del figlio. L’ex funzionario ha anche detto di aver costretto testimoni a deporre in altri casi che nel passato avevano coinvolto personaggi politici, a volte attraverso l’uso della tortura.
Gli effetti sul voto
Difficile dire se le rivelazioni influiranno sulle scelte di voto come successe nel 2012 quando uno scandalo simile travolse l’allora partito di governo guidato dall’ex presidente Mikheil Saakasvhili a pochi giorni dalle elezioni parlamentari. Allora una serie di video rivelarono regolari abusi, anche sessuali, nel sistema carcerario e furono paragonati al caso di Abu Ghraib in Iraq.
Certo è che le registrazioni hanno spostato l’attenzione dai candidati, tanti, e dai programmi, pochi. I poteri del capo dello stato sono ridotti ai minimi termini, ma gli osservatori concordano che i candidati non hanno provato a parlare dei problemi, soprattutto economici, che affliggono i 3,7 milioni di georgiani.
Sul fronte interno il capo dello stato rimane il comandante supremo delle forze armate, conserva il diritto di veto sulle decisioni parlamentari e ha potere di amnistia, mentre all’estero ha un ruolo chiave nel negoziato di trattati e accordi internazionali. Nomina inoltre ambasciatori e altri rappresentanti diplomatici.
Per gli analisti il voto è un test importante per il partito al governo, il Sogno georgiano, fondato e guidato dall’ex primo ministro e miliardario Bidzina Ivanishvili, nonché un’opportunità per l’opposizione, rappresentata soprattutto dal Movimento nazionale unito (UNM) dell’ex presidente Saakashvili.
“[Questo] voto non ha lo stesso peso delle elezioni parlamentari del 2020, ma sia elettori che opposizione lo considerano un banco di prova per capire l’elettorato e se un passaggio di potere tra due anni è possibile”, spiega a OBCT Kornely Kakachia, professore di Scienze politiche all’Ilia State University di Tbilisi e direttore del think-tank Istituto politico georgiano.
I sondaggi vedono in testa la franco-georgiana Salome Zurabishvili, formalmente candidata indipendente, ma sostenuta dalle risorse finanziarie e umane del partito di governo. Ex ambasciatrice francese in Georgia diventata poi ministro degli Esteri nei primi anni della Rivoluzione delle Rose, Zurabishvili precede il candidato dell’UNM, Grigol Vashadze, fedele di Saakashvili e già ministro degli Esteri durante il conflitto russo-georgiano dell’agosto 2008 per il controllo della regione secessionista dell’Ossezia del sud.
A seguire Davit Bakradze, candidato del partito di opposizione Georgia europea, una cellula staccatasi dall’UNM nel 2017. Il resto della scheda elettorale rivela un melting pot di indipendenti che include cinque disoccupati in cerca di impiego e un candidato che afferma di essere stato “informato da segni biblici” che era giunto il momento di candidarsi alla presidenza.
L’affollamento della carta elettorale e un generale malcontento fanno prevedere un’affluenza bassa e un ballottaggio.
“L’economia soffre, c’è preoccupazione per l’ambiente e cresce l’insoddisfazione per il clima politico. Ma anche se circa il 62% degli elettori concorda sul fatto che il paese si sta muovendo nella direzione sbagliata, non c’è una visione allargata su cosa sia necessario cambiare e come”, conclude Kornely Kakachia.