Elezioni in Georgia: i molti volti dell’opposizione
Prima le elezioni parlamentari, poi quelle presidenziali. Il ciclo elettorale 2012-2013 si sta avvicinando sempre più in Georgia e l’opposizione è più frammentata che mai. C’è chi chiama ai moti di piazza contro l’attuale presidente Saakashvili e chi punta alla vittoria attraverso una riforma elettorale
In Georgia si avvicinano le campagne elettorali per le parlamentari del 2012 e le presidenziali del 2013 e ad attendere con impazienza questi appuntamenti sono in molti. Il governo mira alla riconferma, l’opposizione che si prepara a dare battaglia e la comunità internazionale che ha finalmente indicato il 2012-2013 come l’ora della diagnosi: quanti passi avanti ha fatto la Georgia sul sentiero della democratizzazione?
In previsione delle elezioni, l’opposizione si è divisa in due: da un lato i “rivoluzionari filorussi”, dall’altro la coalizione dei cosiddetti “otto”.
I rivoluzionari
La parte “rivoluzionaria” dell’opposizione è composta da un movimento capeggiato dall’ex-presidente del parlamento Nino Burjanadze e dalla formazione radicale del “Partito georgiano”. Va notato che qui la lotta interna tra queste due forze non è meno feroce di quella contro governo e presidente. Il conflitto è già da tempo uscito dalle segrete stanze della politica per trasferirsi nei media, dove i leader si attaccano accusandosi di ogni sorta di peccato mortale. In un’occasione vi è addirittura stata una rissa tra i rappresentanti di queste forze politiche all’aeroporto di Monaco dove si erano incrociati per caso in sala d’attesa.
Entrambi i partiti annunciano che saranno proprio loro a rovesciare Saakashvili. Nino Burjanadze afferma che questo avverrà in seguito ad un "piano di azione" che il suo movimento renderà pubblico il 2 maggio, mentre il Partito georgiano parla dell’autunno 2011. In ogni caso, entrambe le forze politiche promettono ai propri sostenitori che nel corso di quest’anno ci sarà una tornata elettorale straordinaria, ma già senza Saakashvili e la sua squadra. Per il momento però, escludono di partecipare a qualsiasi elezione. Secondo loro infatti, la presenza di Saakashvili al potere rende impossibili elezioni regolari e trasparenti, quindi non avrebbe senso parlare di miglioramento del clima elettorale. Un’altra caratteristica che li contraddistingue è il fatto che non nascondono affatto i loro legami con la Russia.
Al momento le previsioni di consenso per i rivoluzionari sono basse a causa degli evidenti scontri interni. Tuttavia, se si diffonderà la convinzione che ci potranno essere elezioni trasparenti, non è escluso che la fetta di popolazione vicina all’opposizione assuma posizioni radicali.
Gli “otto”
Gli otto partiti della coalizione, al contrario dei rivoluzionari, ritengono che l’epoca delle rivoluzioni debba finalmente concludersi e quindi partecipano ai colloqui con la maggioranza parlamentare per il miglioramento del contesto elettorale. Questo comprende una vasta gamma di questioni che vanno dal cambiamento della legge elettorale a garanzie sulla depoliticizzazione delle forze dell’ordine. Questi partiti rifiutano categoricamente di allearsi con i rivoluzionari, ma precisano sempre che un eventuale fallimento dei negoziati li lascerebbe a corto di argomenti per sostenere che le elezioni siano meglio della rivoluzione.
Al momento i colloqui sono sospesi principalmente perché il governo non intende fare concessioni su due punti: la formazione degli elenchi elettorali con l’utilizzo di dati biometrici e l’abolizione del sistema maggioritario o quantomeno l’introduzione di un sistema di ballottaggi che preveda un secondo turno se nessun candidato supera la soglia del 50% al primo turno.
Conflitto
Per l’opposizione, le questioni principali sono proprio queste. Il controllo dei dati biometrici permetterebbe di eliminare le grandi irregolarità negli elenchi elettorali, da sempre un problema irrisolto nel Paese. La questione del sistema maggioritario è ancora più complessa.
Attualmente vengono eletti in Parlamento 150 rappresentanti, di cui 75 su base proporzionale e 75 su base maggioritaria. Con il sistema proporzionale, l’opposizione ha sempre ottenuto discreti risultati, mai inferiori al 45%, mentre il partito di governo è sempre andato bene solo con il sistema maggioritario. Va notato che qui la responsabilità è tutta dell’opposizione, che presenta 4-5 pretendenti contro il candidato unico del governo. Il risultato è che il candidato del partito di governo, il “Movimento nazionale unito” che ottiene spesso il 40-45% vince comunque le elezioni, perché il rimanente 55% dei voti si distribuisce tra 4-5 oppositori.
Con il complicarsi del quadro politico, il “Movimento nazionale unito” sembra destinato a mantenere la maggioranza di fronte a un’opposizione divisa. Per questo l’opposizione vorrebbe neutralizzare questo vantaggio abolendo il maggioritario oppure introducendo i ballottaggi.
Il governo rifiuta entrambe le soluzioni, partendo dalla considerazione che il sistema maggioritario è pienamente legittimo. “Non siamo tenuti a trovare compromessi solo perché l’opposizione non riesce a presentare un candidato unico. È un problema loro. Che imparino a collaborare”, dicono i rappresentanti del governo.
Il governo respinge anche la proposta dell’introduzione di ballottaggi, poiché questo sistema potrebbe, in presenza di troppi candidati, trasformare il secondo turno in una vera e propria replica del voto nella maggior parte delle circoscrizioni: un’eventualità che considera troppo costosa e complicata. Per quanto riguarda la registrazione dei dati biometrici, le autorità sostengono che richiederebbe 200 milioni di dollari, mentre l’opposizione parla di 60.
In ogni caso, i negoziati sono per il momento interrotti e molte altre questioni sono ancora in sospeso.
Il governo
Il partito di governo, che prevede di rimanere al potere anche quando Saakashvili non sarà più presidente, non sembra disposto a concessioni, poiché in caso di abolizione del maggioritario il Movimento nazionale unito vincerebbe le elezioni, ma non otterrebbe più del 50-55% dei voti in parlamento. Questo sarebbe un problema non da poco, che porterebbe la maggioranza a dover consultare in molti casi l’opposizione, formare una coalizione e così via.
È del tutto possibile che il governo aspetti una mossa dei “rivoluzionari”: se riusciranno a mobilitare un numero significativo di manifestanti, probabilmente andrà a trattare con gli “otto” per neutralizzare la piazza. Se invece i rivoluzionari non riusciranno nell’intento, il partito di governo non percepirà una concreta minaccia e non cercherà compromessi.
La comunità internazionale
Al momento, gli Stati uniti e l’Occidente manifestano grande interesse per quanto accade in Georgia e dichiarano di aspettarsi che il governo faccia progressi sul fronte della democratizzazione, comprese le questioni elettorali.
Può darsi che le crescenti pressioni occidentali costringano il governo georgiano a scendere a compromessi, ma per ora è difficile determinare l’effettivo coinvolgimento della comunità internazionale. Ad esempio, non ci sono garanzie che l’Occidente sosterrà l’opposizione nei suoi sforzi per l’abolizione del maggioritario. Se si considera che numerosi Paesi occidentali, a partire da USA e Gran Bretagna, eleggono i membri dei propri parlamenti in toto o in parte su base maggioritaria, sarà difficile per l’opposizione convincere l’Occidente della legittimità delle proprie richieste.
Nel complesso, la situazione rimane per ora incerta e complessa. Al momento è impossibile pronosticare come si configurerà la competizione elettorale e se gli avversari dell’attuale governo riconosceranno l’esito delle elezioni dei prossimi due anni.