Elezioni: Croazia rosso-nera?

In Croazia è ufficialmente partita la campagna elettorale per le politiche del 25 novembre. Secondo i sondaggi i due maggiori partiti, la destra dell’HDZ e la sinistra dell’SDP, sono alla pari. Il presidente Mesic annuncia la possibilità di una grande coalizione alla tedesca

08/11/2007, Drago Hedl - Osijek

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Ivo Sanader e Zoran Milanovic

Il 3 novembre è iniziata ufficialmente la campagna elettorale per le elezioni parlamentari in Croazia, da molti ritenute le più incerte che si siano mai tenute nel paese. L’avvio della campagna è stato segnato non solo dal duro duello tra i leader dei principali partiti avversari, l’Unione democratica croata (HDZ) e il Partito socialdemocratico (SDP), ma anche dal grave inasprimento dei rapporti fra l’attuale premier Ivo Sanader (HDZ) e il presidente della Repubblica Stjepan Mesic.

"A Mesic chiedo di non schierarsi" ha dichiarato in modo iroso il premier Ivo Sanader il primo giorno della campagna elettorale, durante un grande raduno dell’HDZ presso l’auditorium "Vatroslav Lisinski" di Zagabria. "Il suo ruolo costituzionale non è quello di fare commenti sui programmi e di schierarsi da una o dall’altra parte, ma quello di essere il presidente di tutti i cittadini".

Evidentemente Sanader ha ritenuto che alcune dichiarazioni di Mesic, rilasciate di recente, fossero a favore del SDP ed ha giudicato negativamente il fatto che il presidente della Repubblica nelle ultime settimane, durante i suoi viaggi in Croazia, ha visitato principalmente le aree dove l’HDZ non ha la maggioranza. Mesic, però, non ha risposto direttamente a Sanader limitandosi a farlo fare alla propria portavoce per i media, Danijela Barisic, che ha fatto sapere che Mesic "non si sta immischiando nella campagna elettorale e nemmeno nei programmi elettorali", e che "ha tutto il diritto di dire quello che vuole".

Gli analisti ritengono che il nervosismo di Sanader sia causato dalla grande incertezza dei risultati delle elezioni fissate per prossimo 25 novembre. Secondo gli ultimi sondaggi d’opinione, pubblicati un mese prima delle elezioni dalla nota agenzia Puls, i due principali avversari, HDZ e SDP, sono completamente alla pari ed entrambi, se le elezioni fossero state il 24 ottobre, avrebbero ottenuto il 30,3 per cento di voti.

Il vincitore potrebbe allora dipendere dalle votazioni nell’undicesimo collegio elettorale, dove voterà la diaspora. La questione sta però nel fatto che secondo la legge croata anche i cittadini appartenenti alla comunità croata della Bosnia Erzegovina fanno parte di quest’ultima. Tradizionalmente si tratta di elettori del HDZ.

Il capo del Partito socialdemocratico, Zoran Milanovic, prima dell’inizio della fase ufficiale della campagna elettorale, ha ribadito in più occasioni che i croati della Bosnia Erzegovina non sono diaspora, ma che là rappresentano un popolo costitutivo, mentre l’HDZ considera i croati della BiH come una riserva di propri voti.

L’SDP, pr una questione di principio, non ha promosso alcuna campagna elettorale in Bosnia mentre Sarajevo e Mostar, e altre parti della BiH abitate principalmente da croati, sono letteralmente ricoperte dai manifesti elettorali di Ivo Sanader e dell’HDZ.

Dalla percentuale di cittadini che andranno a votare in Croazia, dipende anche il numero dei deputati della diaspora. Più sarà alta la risposta degli elettori in Croazia, minore sarà il numero dei rappresentanti della diaspora eletti in parlamento. Ma, una bassa affluenza ai seggi in Croazia, darebbe alla diaspora croata la possibilità di avere addirittura sei deputati in Parlamento, il che rappresenterebbe per l’HDZ un grande vantaggio e garantirebbe una sicura vittoria elettorale.

Quanto siano importanti i voti della diaspora per l’HDZ lo testimonia anche il fatto che il ministero degli Esteri croato ha chiesto alla BiH, per le future elezioni, l’apertura di 124 seggi. Numero persino quattro volte superiore a quello delle ultime elezioni, tanto che dall’organizzazione non governativa GONG, che monitora la campagna elettorale e le elezioni, fanno sapere che un aumento così drammatico dei numeri dei seggi rappresenta "una decisione politica che mette in questione lo svolgimento delle elezioni e la sua sorveglianza".

Fra l’altro durante le ultime elezioni parlamentari croate, in Bosnia Erzegovina hanno votato 55.000 elettori, mentre alle elezioni del 2000, la loro risposta è stata ancora più alta, circa 70.000 elettori. Tutti i rappresentanti eletti erano della lista del HDZ.

Il Partito croato dei pensionati (HSU) ha già annunciato che starà dalla parte di coloro che otterranno la maggioranza alle elezioni e in modo simile si comporteranno anche i rappresentanti delle minoranze, anche loro eletti in un collegio a parte, il dodicesimo. L’SDP può contare di sicuro soltanto sulla coalizione con il Partito popolare croato, suo tradizionale alleato. La coalizione dei popolari e dei liberali (HSS, HSLS) non ha invece ancora deciso con chi entrerà nella possibile coalizione post-elettorale, e fra i partiti che superano la soglia elettorale, che in Croazia è del cinque per cento, c’è ancora soltanto il Partito croato del diritto (HSP). Questi ultimi, quasi certamente, saranno insieme all’HDZ di Sanader, nonostante la forte retorica che questo partito usa parlando dell’HDZ durante le elezioni.

L’incertezza sui risultati ha aumentato anche le possibili speculazioni sulla cosiddetta grande coalizione rosso-nera, cioè l’eventuale coalizione post elettorale dei due partiti più forti: HDZ e SDP. A ciò a contribuito anche il presidente della Repubblica Stjepan Mesic, che in più occasioni ne ha parlato come di una possibilità reale.

"Se i partiti politici minori non avranno la loro fetta di torta, possiamo aspettarci una grande coalizione fra HDZ e SDP", ha detto Mesic. "Si tratterebbe di una coalizione a tempo determinato finché la Croazia non entrerà nell’Unione europea. HDZ e SDP si dividerebbero le risorse e ognuno farebbe la sua parte di lavoro". Sia all’HDZ che all’SDP hanno rifiutato questa possibilità, dicendo che una coalizione del genere è impensabile.

A ciò Mesic, nel suo stile, ha risposto che né Sanader (presidente dell’HDZ) né Milanovic (presidente dell’SDP) sono nelle condizioni di poterne parlare. "Ma io posso", ha detto Mesic e ha aggiunto: "Non è che io desideri la grande coalizione, dico soltanto che si tratta di una delle possibilità, perché se non si potrà fare una coalizione logica, allora non resta che insieme formino il governo e che si dividano le risorse". Mesic ha concluso dicendo: "E’ meglio questo piuttosto che nuove elezioni dove ci sarebbe lo stesso rapporto delle forze".

Djurdja Adlesic, la presidentessa dei Liberali croati (HSLS) ha definito questa possibilità come "il crepuscolo della democrazia", affermando che, se dovesse accadere una coalizione del genere, HDZ e SDP "si coprirebbero reciprocamente le spalle su ruberie e corruzione".

Ma, a prescindere da ciò che accadrà dopo le elezioni, in Croazia è ben presente il bipolarismo, cioè la riduzione del potere politico a due grandi partiti: quello della destra, HDZ, e quello della sinistra, SDP.

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