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Elezioni anticipate in Serbia?
Con la crisi di governo il DSS di Kostunica avanza la richiesta di elezioni anticipate.
In questi giorni in Serbia è scoppiata una crisi di governo. Crisi che ha visto le dimissioni del presidente del Parlamento Marsicanin (sostituito da Natasa Micic, prima donna in una carica simile da quando è stato introdotto il sistema multipartito in Serbia nel 1990) e la richiesta di elezioni anticipate. Tale richiesta proviene dalle fila del DSS, partito di Kostunica.
La crisi che investe anche l’ampia e variegata coalizione DOS, vincitrice delle elezioni del settembre 2000, non dice nulla di nuovo. Il partito di Kostunica era già uscito dal governo dopo l’omicidio di Gavrilovic, ex funzionario dei servizi di sicurezza statali, all’inizio del mese di agosto dell’anno in corso. Ciò che si profila è niente di meno che la forte rivalità tra il premier di governo Zoran Djindjic e il presidente federale Vojislav Kostunica, nella lotta per il potere.
Gli elementi che hanno dato vita alla crisi di governo sono principalmente due: il varo della nuova legge sul lavoro e la collaborazione con il Tribunale internazionale de L’Aja.
Per quanto concerne la legge sul lavoro la disputa si è concentrata sull’abolizione dell’art. 105 riguardante la mobilità dei lavoratori (la possibilità di licenziare il lavoratore che non accetta l’offerta di un altro posto di lavoro in sostituzione del precedente), ma la vera crisi è scoppiata durante la votazione, quando Marsicanin ha fatto notare che alcuni parlamentari, pur avendo votato, non erano e non potevano essere presenti in aula, dal momento che si trovavano fuori dal paese, come è il caso di Borislav Novakovic che si trovava al momento della votazione in Grecia.Tutto questo affare è sfociato nella richiesta da parte del DSS di elezioni anticipate. Ma ancora più interessante è il fatto che il suddetto partito si sia spostato all’opposizione insieme con il SPS (partito di Milosevic) e i radicali di Seselj.
La possibilità che vengano indette elezioni anticipate ha suscitato differenti reazioni all’interno dell’ambiente politico. Si va dalle dichiarazione di Djindjic dalla Svezia, che sottolineano, in caso di elezioni, il rallentamento delle riforme e della ridefinizione dell’assetto della Federazione, a chi come Momcilo Perisic, presidente del Movimento per la Serbia democratica, non vede affatto la crisi parlamentare né quella del governo, ma una semplice crisi all’interno del DSS, e tuttavia non vede il motivo per indire nuove elezioni. Favorevoli alle elezioni anticipate sono invece Vuk Draskovic del SPO, Velimir Ilic presidente del partito vicino a Kostunica Nova Srbija.
Durante la trasmissione mattutina "kaziprst" di Radio B-92 (12 dicembre 2001) è stato intervistato il presidente del G17 (gruppo di economisti, di cui fanno parte anche il vicepresidente del governo Miroljub Labus e il governatore della Banca Nazionale di Jugoslavia, Mladjan Dinkic), Predrag Markovic, che ha dichiarato l’inutilità di elezioni anticipate, in un momento in cui la Federazione soffre delle richieste di indipendenza del Montenegro e della mancanze di riforme sostanziali. Avviare una tornata elettorale in questo momento recherebbe una danno maggiore alla già instabile Federazione. Da notare è che in questo ultimo periodo più volte è corsa voce sulla stampa locale della possibile scesa in campo del gruppo G17 come forza politica. La cosa viene sempre smentita dai membri del gruppo, ma tutto lascia pensare che ciò possa anche accadere.
Sempre durante la trasmissione di B-92 sono stati forniti alcuni dati riguardanti le percentuali di gradimento degli uomini politici al potere da parte dei cittadini. Kostunica manterrebbe una percentuale di popolarità pari al 55%, mentre Miroljub Labus e Mladjan Dinkic il 46%. Nell’edizione odierna del quotidiano serbo Danas si legge che gli elettori se dovessero votare appoggerebbero per il 46% la coalizione DOS. Mentre se la DOS si presentasse divisa alle lezioni, il DSS guadagnerebbe il 21% di voti e il DS (Demokratska Stranka, partito del premier di governo Zoran Djindjic) arriverebbe al 18%, infine al terzo posto vi sarebbe il SPS con circa il 10%.
Un’ultima nota riguarda la serie di scioperi in atto nel paese. Nella giornata di oggi sono previste ben quattro manifestazioni di gruppi differenti. Il Consiglio dei sindacati della Serbia (SSS) ha indetto una manifestazione davanti al palazzo del Parlamento a Belgrado, mentre si susseguono altre manifestazioni sempre di protesta sulla nuova legge sul lavoro (in particolare i sindacati lamentano il mancato aumento del 7,5% delle paghe).
Vedi anche:
I rapporti intersindacali dopo i cambiamenti democratici in Serbia