Elezioni a Cipro Nord, la vittoria di Erhürman riapre il dossier cipriota
Domenica 19 ottobre si è votato per le presidenziali nella parte settentrionale di Cipro. La vittoria di Tufan Erhürman, leader del Partito Repubblicano Turco rimette in gioco la prospettiva di una Cipro federale e riunificata

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Cipro vista da satellite. Immagine di Pubblico dominio NASA
A cinquant’anni dall’intervento militare turco che divise l’isola, il voto del 19 ottobre nella parte settentrionale di Cipro riporta al centro una domanda rimasta irrisolta: Turchia o Europa?
Tufan Erhürman, leader del Partito Repubblicano Turco (CTP), ha conquistato oltre il 62% dei voti sconfiggendo il presidente uscente Ersin Tatar, sostenitore del modello dei “due Stati” in linea con la posizione di Ankara.
La sua vittoria, netta e simbolica, riapre la prospettiva di una Cipro federale e riunificata, e potrebbe imprimere una nuova direzione alle relazioni tra Turchia, l’isola e l’Unione Europea.
Una repubblica sospesa tra due mondi
La Repubblica turca di Cipro del Nord, entità autoproclamata e riconosciuta solo da Ankara, rimane il frutto diretto degli eventi del 1974. Il colpo di Stato dei nazionalisti greco-ciprioti, volto a realizzare l’unione con la Grecia, portò all’intervento dell’esercito turco che invocò i propri diritti di potenza garante e alla creazione di una linea di demarcazione che ancora oggi divide l’isola.
Da allora, nessuno è riuscito a ricomporre la frattura. L’ONU mantiene sul territorio una forza di pace dal 1974, e gli sforzi diplomatici – da quelli di Kofi Annan nel 2004 ai colloqui di Crans-Montana nel 2017 – non hanno mai prodotto una soluzione condivisa.
Le elezioni del 2025 sono state quindi percepite come un referendum sulla direzione futura del piccolo Stato: continuare lungo la via della piena integrazione con la Turchia, oppure riaprire il percorso europeo attraverso una formula federale.
La campagna elettorale ha polarizzato l’opinione pubblica turco-cipriota, mettendo a nudo una frattura profonda tra chi vede nell’alleanza con Ankara una garanzia di sicurezza e chi, invece, teme un progressivo assorbimento politico ed economico.
Tatar, il fronte della continuità
Ersin Tatar, Presidente dal 2020, ha basato la sua campagna sulla difesa della sovranità turco-cipriota e sulla promozione del modello dei “due Stati”, presentandosi come l’erede della linea dura di Ankara.
Per il presidente uscente, la piena integrazione con la Turchia – sul piano politico, economico e identitario – rappresenta l’unico scenario realistico dopo il fallimento dei negoziati federali.
“Ciò che conta è la lotta del popolo turco-cipriota per la propria esistenza su queste terre, il suo cammino verso una maggiore prosperità nel periodo a venire e la sua marcia giusta, legittima e sovrana verso il futuro come uno dei due popoli di Cipro” ha dichiarato al momento del voto, ribadendo la visione di una “nazione turca indivisibile”.
Sotto la sua presidenza, i rapporti con Ankara si sono ulteriormente intensificati. La Turchia ha continuato a sostenere economicamente Cipro Nord, a mantenere una presenza militare significativa e a promuovere progetti infrastrutturali e culturali che consolidano la dipendenza dell’isola.
Questa politica, tuttavia, ha suscitato malcontento in ampi settori della società turco-cipriota, preoccupati per la perdita di autonomia e per la crescente influenza dei nazionalisti turchi.
Erhürman, la scommessa federale
In netto contrasto, Tufan Erhürman ha condotto la sua campagna con un approccio pragmatico, cercando un equilibrio tra la distanza dalla linea dei “due Stati” e la consapevolezza della centralità turca.
Ex accademico e leader dell’opposizione filoeuropea, Erhürman ha fatto della riunificazione federale e di un futuro “basato sui principi europei” il fulcro della sua proposta politica. La sua vittoria, al primo turno con il 62,8% dei voti, è il segnale di un desiderio di cambiamento.
“Questa elezione è per i nostri figli. La decisione presa qui determinerà il nostro futuro”, ha affermato nel giorno del voto. Poco dopo la proclamazione dei risultati, ha voluto sgombrare il campo dalle accuse di “anti-turcità”, definendole “propaganda”: “Il nostro rapporto con la Turchia è vitale, ma nessuna politica estera può essere costruita senza il consenso del nostro popolo”, ha dichiarato all’agenzia Anadolu.
Il presidente uscente Tatar ha riconosciuto la sconfitta con parole misurate: “Abbiamo servito con dedizione per cinque anni. I cittadini hanno espresso il loro giudizio e noi dobbiamo rispettarlo”.
Ankara e la reazione dei nazionalisti
Da Ankara, Recep Tayyip Erdoğan ha inviato un messaggio di congratulazioni a Erhürman, parlando di “maturità democratica” e assicurando che la Turchia “continuerà a difendere i diritti e gli interessi dei turco-ciprioti in ogni sede”. Ma la risposta della componente ultra-nazionalista interna è stata più dura.
Devlet Bahçeli, leader del MHP e alleato di Erdoğan, ha invitato il parlamento di Cipro Nord a “rigettare i risultati” citando la “bassa affluenza” e a “decidere l’unione con la Repubblica di Turchia”.
Sebbene le sue parole non abbiano avuto seguito politico, rivelano la tensione esistente nel fronte turco: un equilibrio instabile tra il pragmatismo del governo e le pressioni identitarie del nazionalismo interno.
Per Ankara, mantenere influenza sull’isola è parte integrante della propria proiezione strategica nel Mediterraneo orientale, ma il successo di un leader favorevole alla riunificazione rischia di complicare la narrativa del “due Stati sovrani” costruita negli ultimi anni.
La vittoria di Erhürman è stata accolta positivamente a Nicosia Sud. Il presidente della Repubblica di Cipro, Nikos Christodoulides, lo ha prontamente congratulato, auspicando “un incontro al più presto possibile” e ribadendo l’impegno per una “soluzione giusta e duratura basata sui principi europei”.
L’apertura del leader greco-cipriota segnala la possibilità di riattivare un processo negoziale rimasto paralizzato dal 2017, ma anche l’intento di riportare la questione sotto l’egida dell’Unione Europea.
Per Bruxelles, un rilancio del dialogo rappresenterebbe un passo significativo in un contesto regionale che si sta lentamente distendendo nonostante le crescenti tensioni in Medio Oriente.
La normalizzazione tra Turchia e Grecia, il riavvicinamento con l’Egitto e il ritorno di Ankara a un linguaggio più cooperativo verso l’Occidente aprono spiragli per un nuovo equilibrio nel Mediterraneo orientale.
Tuttavia, l’UE è consapevole che ogni progresso resta condizionato dalla disponibilità di Ankara, da un lato, e di Nicosia, dall’altro: la prima esercita ancora un controllo di fatto su Cipro Nord, mentre la seconda continua a rappresentare il principale attore di veto nei negoziati.
Autonomia limitata e dipendenze persistenti
L’isolamento economico e politico di Cipro Nord rende difficile immaginare un cambiamento radicale. La lira turca resta la valuta ufficiale, Ankara finanzia buona parte del bilancio pubblico e mantiene circa 30.000 militari sul territorio.
In tale contesto, l’obiettivo di Erhürman non potrà essere un’immediata inversione di rotta, ma un lento riequilibrio dei rapporti, basato su maggiore autonomia negoziale e su un progressivo reinserimento della comunità turco-cipriota in circuiti internazionali oggi preclusi.
Durante l’estate, una serie di incontri informali tra rappresentanti delle due comunità, insieme a Grecia, Turchia e Regno Unito, aveva tentato di riaprire alcuni valichi e promuovere misure di fiducia reciproca, ma senza risultati concreti.
La vittoria di Erhürman offre ora un’occasione per riprendere quel filo interrotto. Tuttavia, il nuovo presidente dovrà muoversi con cautela, evitando di alienarsi il sostegno turco e, allo stesso tempo, convincendo Bruxelles e Nicosia che la sua leadership può garantire stabilità.
La posta in gioco va oltre l’isola. Per Ankara, l’esito del voto rappresenta un banco di prova: accettare una linea più dialogante significherebbe riconoscere che la strategia del doppio Stato ha raggiunto i suoi limiti.
Per l’Unione Europea, invece, la sfida è dimostrare di poter giocare un ruolo effettivo in un dossier a lungo delegato all’ONU e ai meccanismi bilaterali.
In un contesto di incertezza geopolitica, Cipro Nord torna a essere un microcosmo del Mediterraneo: un territorio sospeso tra dipendenza e autonomia, identità e pragmatismo, Turchia e Europa.
Come ha dichiarato Erhürman la notte della vittoria, “il futuro di Cipro Nord non può essere costruito contro nessuno, ma con tutti”. Resta da vedere se questa visione potrà trasformarsi in un progetto politico capace di superare mezzo secolo di divisione.
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