Edi Rama: gli insulti sui media serbi

È bastato che il premier albanese Edi Rama nella sua storica visita a Belgrado facesse riferimento all’indipendenza del Kosovo per scatenare, sui media serbi, una grave campagna di denigrazione nei suoi confronti

13/11/2014, Dragan Janjić - Belgrado

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I media serbi sono riusciti a trasformare la notizia della storica visita del premier albanese Edi Rama a Belgrado in una campagna all’unisono contro di lui. Vi sono differenze nel modo in cui è stato elaborato il tema tra i tabloid ad alta tiratura e i giornali seri, ma i toni antialbanesi sono ovunque visibili e prominenti. Rari sono stati i tentativi di analisi delle complicate relazioni tra di due paesi, mentre hanno dominato gli stereotipi sul “noi”, moderati, e "loro" invece estremisti e pronti alla provocazione.

“Rama ha sputato sui serbi nel centro di Belgrado”, “Edi Rama albanese [usando il peggiorativo Šiptar, ndt] senza vergogna”, “Le quattro provocazioni di Rama nel cuore della Serbia”, “Vučić ha zittito il provocatore”, “Rama, questa non è Tirana” questi i titoli delle prime pagine dei tabloid Kurir, Informer, Blic e Alo che assieme realizzano la maggior parte delle tirature della stampa serba. Due giornali con ultradecennale tradizione che non si dichiarano come tabloid, Večernje novosti e Politika, avevano come titoli: “Rama è arrivato a provocare” e “La nuova provocazione albanese”. Nella stessa edizione però  Politika ha anche offerto ai suoi lettori un’analisi seria della visita.

L’unico giornale a informare in prima pagina entrando nel merito dell’incidente diplomatico avvenuto durante la visita di Rama e che ha scatenato la campagna diffamatoria è stato Danas, quotidiano di orientamento liberale e con bassa tiratura. “Rama: l’indipendenza del Kosovo è una realtà – Vučić: il Kosovo e Metohija per Costituzione è della Serbia”. La differenza di atteggiamento tra questo giornale e gli altri  sette summenzionati è evidente. Mentre Danas pone in primo piano l’informazione che ha innescato l’incidente diplomatico, gli altri quotidiani suggeriscono nei titoli, in modo evidente e senza toni dubitativi, che il premier albanese è un provocatore.

I tabloid hanno fatto di tutto per arricchire la cosa con dettagli piccanti della vita privata di Rama e della stessa visita. Sono state pubblicate sue foto su una spiaggia nudista, e nei servizi si è scritto che ha indossato scarpe con l’alzatacco per non essere più basso di Vučić (entrambi i premier, tuttavia, sono uomini molto alti). Uno dei tabloid, nel tentativo di rendere ancora più evidente l’inclinazione di Rama alla provocazione, ha scritto che Vučić ha dovuto aspettare addirittura 27 secondi prima che il premier albanese uscisse dall’auto e lo salutasse.

La campagna

Questo tipo di atteggiamento nell’informare della visita molto importante del premier albanese in Serbia è conseguenza dell’incapacità della compagine di governo di chiarire in modo responsabile all’opinione pubblica i problemi che investono l’intera regione a causa del Kosovo. Il fatto che sui media serbi sia dominante una campagna antialbanese e si condannino le dichiarazioni di Rama, senza seri sforzi di analizzare in modo approfondito sia la visita che le relazioni tra i due paesi, è inoltre l’ennesima conferma dell’influenza delle strutture di governo sui media serbi.

La Serbia ufficialmente non riconosce l’indipendenza del Kosovo, ma sa bene che l’Albania è il patrono di quell’indipendenza nella regione. Il premier Aleksandar Vučić si aspettava che Rama avesse comprensione per la posizione serba e che non avrebbe nominato il Kosovo, ma questo non è accaduto. Ha reagito subito e con forte emotività. Gli altri politici serbi, nelle dichiarazioni alla stampa, non hanno fatto che seguire lo stesso tono del premier, lasciando i risultati ottenuti dallo storico incontro in secondo piano.

I media serbi evidentemente hanno colto l’atteggiamento di Vučić come un segnale di inizio di una dura campagna mediatica, e l’impressione è che i tabloid lo abbiano fatto ben volentieri, contando appunto sull’aumento di tiratura  e di vendite. Ovviamente vi sono stati tentativi sui media elettronici e stampati anche di analizzare seriamente la visita, il suo significato e le possibili conseguenze, ma questi media, stampati o elettronici che siano, sono rimasti in netta minoranza.

Il luogo dove si sono manifestate in modo libero e chiaro le differenti posizioni è stato riservato ai social network, in particolare Twitter.

Persino una lettura frettolosa delle prime pagine dei giornali il giorno successivo all’arrivo di Rama a Belgrado è sufficiente per concludere che non c’è alcuna separazione tra politica redazionale e gli interessi individuali degli editori, dei politici e di altri centri di potere. Altrimenti, non sarebbero mancate riflessioni sui rapporti tra Serbia e Albania, sugli interessi e le differenze che li legano e dividono e sui motivi che hanno portato Rama durante la conferenza stampa congiunta, e appunto in presenza del premier serbo, a toccare anche la questione del Kosovo.

Politica  

Certo, Rama avrebbe potuto soprassedere sul Kosovo e contribuire così ad un dialogo più costruttivo, ma probabilmente ha pensato che una dichiarazione di quel tipo non avrebbe nuociuto più di tanto e che al pubblico albanese e kosovaro, in particolare la sua parte più nazionalista e ultranazionalista, avrebbe fatto piacere un chiaro messaggio di sostegno ai compatrioti kosovari. Sapeva, comunque, che la parte serba sarebbe rimasta insoddisfatta e che Vučić avrebbe reagito. Motivo per cui ha ascoltato la replica di Vučić senza disagio e nervosismo, sforzandosi di rimanere concentrato sul futuro delle relazioni tra i due paesi.

Vučić, ovviamente, poteva reagire anche in un altro modo, con molto più tatto diplomatico e molto meno emotività. Ma si trova in una situazione (molto più di Rama) in cui deve fare i conti sull’impressione che la vicenda avrebbe avuto sull’elettorato, in particolare la sua parte nazionalista e ultranazionalista. Ben sapendo che egli stesso proviene politicamente dall’ultranazionalista Partito radicale serbo (SRS), non poteva certo accettare con tranquillità diplomatica che il premier albanese “nel centro di Belgrado” sostenesse l’indipendenza del Kosovo.

La combinazione di questo atteggiamento degli uomini di governo, impossibilitati ad affrontare in modo responsabile l’enorme problema del Kosovo, e le campagne orchestrate sui media serbi, riportano l’intera vicenda del Kosovo ad un passo indietro. La Serbia dopo la visita di Rama si avvicina al periodo in cui Belgrado non accettava alcun contatto con il governo kosovaro, e trattava le decisioni dei paesi vicini di riconoscere l’indipendenza del Kosovo come mosse nemiche, “penalizzandoli” col ritiro degli ambasciatori.

Anche se la maggior parte dei paesi dell’Unione europea ritiene che Rama durante la visita a Belgrado si sia comportato in modo provocatorio, non possono certo accettare di buon grado la reazioni della controparte serba. Perché è stato dimostrato che basta una sola frase affinché l’atmosfera in Serbia inizi a tornare al periodo precedente i negoziati col Kosovo e alla firma dell’accordo di Bruxelles. Allo stesso tempo, i media sono stati impiegati come mezzo per diffondere l’intolleranza, e non come mezzo per informare velocemente in modo obiettivo e corretto l’opinione pubblica, e come piattaforma per far emergere le posizioni critiche.

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