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Dulcigno, il covo e la luna
Con la conquista ottomana il porto montenegrino di Dulcigno-Ulcinj-Ulqin diventa una delle basi della pirateria "saracena" nel Mediterraneo. Tra le vittime dei dulcignesi, dediti alla cattura di navi cristiane, in cerca di tesori e schiavi, ci sarebbe anche Miguel de Cervantes, autore del Don Chisciotte. Un’epopea sanguinosa, destinata a durare fino al Congresso di Vienna (1815).
"Dopo la battaglia di Lepanto (1571), Uluch Alì (o Uccialì, probabilmente nato Giovanni Dionigi Galeni) divenne kapudan-pascià della flotta ottomana. Conoscendo le qualità dei marinai dulcignesi, li aiutò ad organizzarsi e ad ottenere le navi necessarie per darsi alla pirateria, rimpolpando le loro fila con alcune centinaia dei suoi armati. I dulcignesi all’inizio avevano a disposizione una flotta leggera, con la quale potevano correre l’Adriatico sfuggendo al tempo stesso alle navi pesanti degli stati avversari. Imitando i propri maestri berberi, i pirati dulcignesi di solito operavano in piccoli raggruppamenti, di tre o quattro agili ‘fuste’. Si avvicinavano alle proprie vittime sventolando la bandiera di paesi amici, per poi attaccare all’improvviso, quando per gli aggrediti non c’era più tempo di reagire."
– "Ulcinj nell’impero ottomano" ("Ulcinj u Osmanskoj Imperiji") – Mustafa Canka (2012)
"Dopo aver depredato la costa nemica, i dulcignesi rientrano carichi di ricchezze e schiavi. Una volta in porto, danno al sancak beyi (amministratore di provincia ottomana) un decimo del bottino. Mentre soggiornavo in questa città (nel 1662), è rientrata a Dulcigno una spedizione di sette fregate, di ritorno dalle terre infedeli di Puglia. A Jusuf-bey, sono toccati 91mila ‘grossi’ di decima, più 17 schiavi".
– "Libro di viaggi" ("Seyahatname") – Evliya Çelebi
Brevi
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