Dopo l’OSCE, chiude anche UNOMIG
Chiude la missione ONU che monitorava la zona del conflitto abkhazo-georgiano dagli inizi degli anni Novanta, seguendo così la sorte della missione OSCE che dal 1992 si occupava del conflitto in Ossezia del Sud
La Missione degli Osservatori delle Nazioni Unite in Georgia (UNOMIG) ha iniziato a chiudere i battenti dopo oltre quindici anni di lavoro in Georgia e nella regione secessionista dell’Abkhazia. Lo scorso 15 giugno, infatti, la Russia ha posto il veto sulla nuova risoluzione presentata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che avrebbe dovuto estendere il mandato della Missione.
L’UNOMIG fu creata da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza nell’agosto del 1993, in seguito all’accordo di cessate-il-fuoco firmato nel mese di luglio dello stesso anno tra Tbilisi e Sukhumi, de-facto capitale dell’Abkhazia. Il principale compito della Missione, composta da circa 130 osservatori militari ed una ventina di poliziotti internazionali, era quello di monitorare l’armistizio e la situazione sul campo in entrambe le parti del confine amministrativo tra Abkhazia e Georgia e di osservare le operazioni delle forze di peacekeeping della Comunità degli Stati Indipendenti. Le attività di monitoraggio dell’UNOMIG si estendevano, inoltre, nella valle dell’Alto Kodori, l’unica area della regione secessionista rientrata sotto il controllo di Tbilisi nell’estate del 2006 dopo un’operazione da parte del ministero degli Interni georgiano fino alla crisi dello scorso agosto, quando il de-facto governo di Sukhumi ha ristabilito la propria autorità sull’area.
Il veto russo sull’estensione del mandato della missione ONU arriva dopo che Mosca ha bloccato lo scorso dicembre anche le operazioni di monitoraggio dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) nella regione secessionista dell’Ossezia del Sud. La missione OSCE ha chiuso definitivamente le proprie attività il 30 giugno, dopo diciassette anni di lavoro con il mandato di facilitare le negoziazioni e la risoluzione del conflitto tra Tbilisi e Tskhinvali, de-facto capitale dell’Ossezia del Sud.
Prima del conflitto dello scorso agosto la missione OSCE aveva un ufficio ed una presenza di osservatori militari basati a Tskhinvali, che avevano il compito – analogo a quello dell’UNOMIG in Abkhazia – di monitorare il cessate-il-fuoco nella regione. Quando lo scorso agosto sono iniziate le ostilità tra Tskhinvali e Tbilisi, poi estesesi ad un aperto confronto tra Georgia e Russia, gli osservatori OSCE sono stati costretti a lasciare l’area e non hanno più avuto accesso alla regione.
Come nel caso della missione OSCE in Ossezia del Sud, nella discussione sul rinnovo del mandato dell’UNOMIG in Abkhazia, Mosca aveva dichiarato di voler trovare una soluzione che "rifletta le nuove realtà" createsi dopo la guerra dello scorso agosto. La Russia, si riferisce in particolare, al proprio riconoscimento dell’indipendenza delle due regioni secessioniste di Abkhazia e Ossezia del Sud. La proposta russa alle Nazioni Unite, infatti, non conteneva nessun riferimento all’integrità territoriale della Georgia.
Tbilisi, invece, ha sempre affermato la necessità di un esplicito riferimento all’integrità territoriale del Paese nella risoluzione della Consiglio di Sicurezza e nelle settimane precedenti al voto le autorità georgiane hanno dichiarato che non avrebbero accettato nessun documento senza tale esplicito riferimento.
"Abbiamo mantenuto la nostra promessa. Sebbene rincresciuti per la chiusura della missione ONU, la diplomazia georgiana non è stata e non sarà mai dalla parte di una risoluzione che metta anche solo minimamente in questione la nostra sovranità e integrità territoriale" ha affermato il ministro degli Esteri georgiano, Grigol Vashadze.
Gli Stati Uniti ed i membri europei del Consiglio di Sicurezza hanno proposto una mediazione che prevedeva l’estensione della missione UNOMIG di un paio di settimane in modo da permettere ai diplomatici delle varie parti di continuare le consultazioni per l’approvazione di una nuova risoluzione. Nella proposta occidentale, inoltre, si faceva riferimento alla risoluzione 1808 dell’aprile 2008, con la quale si riaffermava indirettamente l’integrità territoriale della Georgia. Ed è proprio su questo punto che la Russia non ha accettato il documento.
Vitaly Churkin, diplomatico russo presso le Nazioni Unite, ha dichiarato che Mosca era pronta ad accettare un "compromesso" adottando una risoluzione tecnica che estendesse il mandato UNOMIG fino alla metà di luglio e che facesse riferimento "a tutte le risoluzioni rilevanti senza però indicarne lo specifico numero di protocollo". Dopo la crisi di agosto, la Russia, aveva già accettato due estensioni tecniche, una nell’ottobre del 2008 e l’altra lo scorso febbraio, che avevano prolungato il mandato della missione ONU fino al 15 giugno 2009.
Il Presidente georgiano Mikheil Saakashvili ha definito "una nostra vittoria diplomatica, il fallimento della Russia di veder approvata in seno al Consiglio di Sicurezza la propria proposta di risoluzione senza riferimento all’integrita’ territoriale della Georgia".
Il Ministero degli Affari Esteri georgiano ha inoltre dichiarato che "il veto della Russia condurrà ad una crescente instabilità e ulteriori violazioni dei diritti umani nelle regioni georgiane occupate, dato che è stato rimosso l’ultimo strumento internazionale per monitorare l’incontrollata presenza militare russa nelle regioni georgiane occupate".
Non è della stessa opinione Sergej Shamba, il de-facto ministro degli Esteri della secessionista Abkhazia, che si è detto convinto che "Sukhumi non soffrirà della chiusura della missione delle Nazioni Unite". Shamba ha aggiunto che "vediamo le nostre maggiori garanzie in termini di sicurezza nelle relazioni e nella cooperazione militare con la Russia. Noi e la Russia siamo a favore dell’estensione del lavoro delle Nazioni Unite in Abkhazia, ma a condizione che abbia un nuovo mandato con un nuovo nome ed una nuova formula, che non colleghi l’Abkhazia con la Georgia".
Con la chiusura delle missioni ONU e OSCE l’unica presenza internazionale a rimanere in Georgia con il mandato di monitorare la situazione nelle zone di conflitto è la Missione di Monitoraggio dell’Unione Europea (EUMM), composta da circa 250 osservatori disarmati. La Missione, però, nonostante abbia il mandato di osservare la situazione in entrambe le regioni secessioniste, non ha accesso né in Abkhazia né in Ossezia del Sud e può lavorare solo nelle aree adiacenti al confine amministrativo con le due regioni.
*Programme Officer, UNHCR Georgia. Le opinioni espresse nell’articolo sono da attribuirsi unicamente all’autrice e non riflettono necessariamente la posizione dell’UNHCR