Donne in Nero: attivismo transnazionale contro guerra e nazionalismo

Il movimento delle Donne in Nero nasce in Israele nel 1988 come strumento di resistenza e critica al militarismo e al nazionalismo. Tramite alcune attiviste italiane e spagnole, a partire dal 1991 si diffonde in ex Jugoslavia, dove diventa una delle forme più visibili di resistenza alle guerre in corso e ai regimi instauratisi nelle singole repubbliche sorte dalla dissoluzione della ex Jugoslavia

"Non vogliamo ghettizzare la nostra esperienza di donne come “questione di donne”: Non ci rassegniamo a diventare vittime del militarismo, ma con piccoli e perseveranti atti di resistenza non violenta, vogliamo mettere in difficoltà i principi e gli ingranaggi militari".

Belgrado 3 ottobre 1996

Donne in Nero

Attraverso l’occupazione pacifica e silenziosa della spazio pubblico, le veglie silenziose delle Donne in Nero simulano la riappropriazione della sfera pubblica, ostaggio della retorica militarista e nazionalista dilagante.

“Le donne si vestono in nero per la morte delle persone vicine. Invece noi ci vestiamo in nero per la morte delle persone sconosciute e conosciute, vittime di questa guerra. Ci vestiamo di nero per protestare contro i “leader” irresponsabili e nazionalisti, responsabili per le vittime di questa guerra. Il silenzio l’abbiamo scelto per dimostrare che silenzio non significa approvazione. Il colore nero e il silenzio esprimono il nostro rifiuto di questa guerra e di ogni guerra.”

Belgrado, 9 ottobre 1991 – Donne in nero contro la guerra

 

Fax da Belgrado

A partire dal luglio 1991 alcune Donne in Nero italiane partecipato alle manifestazioni a sostegno della pace in Croazia, Slovenia e Serbia. Pochi mesi dopo, gli incontri si ripetono durante la Carovana della Pace da Trieste a Sarajevo. Il 9 ottobre 1991, un fax da Belgrado informa che anche lì le donne hanno iniziato a manifestare in piazza, in silenzio e vestite di nero. Da Belgrado questa forma di protesta si diffonde rapidamente in molte altre città della ex-Jugoslavia e diventerà una delle forme più visibili e persistenti di resistenza alla guerra durante gli anni ’90.

"La nostra politica femminista vuole esprimere il carattere pubblico della resistenza politica. Il 9 ottobre 1991 ci siamo organizzate come Donne in Nero: da allora in poi ogni mercoledì siamo in strada…e ripetiamo: “Non parlate a nostro nome. Noi parliamo a nome nostro”. Non abbiamo fermato la guerra, ma neppure abbiamo ceduto all’impotenza e alla rassegnazione. […] Il nazionalismo non ci ha separate, ma ha generato in noi, donne della ex-Jugoslavia, difficoltà diverse. Abbiamo voluto recuperare la fiducia solidale anche attraverso lettere e piccoli “grandi” incontri internazionali. Abbiamo cercato di creare lo spazio per esprimere e riconoscere le differenze".

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Le Donne in nero hanno avuto un ruolo centrale nel promuovere il primo Tribunale delle Donne in Europa, che si è svolto a Sarajevo dal 7 al 10 maggio 2015. Il Tribunale rappresenta una vera e propria sperimentazione nel campo della giustizia di transizione, aggiungendo una prospettiva femminista alla già variegata serie di iniziative che puntano a portare giustizia per i crimini commessi nella decade degli anni ’90. Tra il 7 e il 10 maggio scorsi, questo Tribunale ha permesso a più di 30 donne provenienti da tutti i paesi dell’ex Jugoslavia di raccontare le loro storie di violenza e resistenza a un pubblico di circa 500 partecipanti.

"Il nostro impegno nell’ambito della memoria e della commemorazione di eventi drammatici nella storia del movimento anti-militarista deriva dalla consapevolezza che la maggior parte della cittadini di questo paese, e in particolar modo le generazioni più giovani, subiscono la censura e la falsificazione del recente passato. Non si tace solo sui crimini commessi, ma vengono oscurati anche gli sforzi e le iniziative sorte per contrastare la guerra."

Donne in Nero, Always Disobedient , p. 33

Dal 1991 al 1996, le Donne in nero manifestano in piazza ogni settimana. Il loro impegno prosegue però anche dopo la fine del conflitto, e si concentra sulla richiesta di chiarimento sulle responsabilità del regime serbo. Manifestazioni pubbliche vengono organizzate anche in occasione delle tensioni sorte nel sud della Serbia e in Macedonia (2001) e in Kosovo (2004). 

Per un quadro dettagliato delle iniziative intraprese, si veda la pubblicazione Always Disobedient  disponibile sulla pagina web www.zeneucrnom.org, 

Le Donne in Nero di Belgrado presero posizione e organizzarono numerose manifestazioni pubbliche per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione del Kosovo. I loro appelli invocavano la smilitarizzazione, a cui si sarebbe dovuta accompagnare la decontaminazione delle coscienze e la cessazione della retorica disumanizzante verso il popolo albanese.

Anche sulla delicata questione del Kosovo, le Donne in Nero si schierano apertamente a favore di una soluzione pacifica del conflitto, aspirando al pieno rispetto dei diritti delle popolazioni residenti nella regione. Per questa presa di posizione le donne in nero furono attaccate, accusate di tradire il proprio paese da parte di leader nazionalisti

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