Doktor Flori: il rapper di Tirana
E’ stato un grande amico dell’attuale primo ministro Edi Rama, per poi separare bruscamente i loro percorsi alla vigilia delle politiche 2013. E’ morto Doktor Flori, notissimo rapper tiranese
Il 17 novembre, mentre Tirana festeggiava il Settantesimo anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo, moriva nel suo appartamento Florian Kondi, in arte Doktor Flori, notissimo rapper tiranese: un artista a suo modo "storico", poiché rimasto continuativamente sulla scena dalla metà degli anni Novanta.
La sua scomparsa ha lasciato orfani migliaia di (non più giovanissimi) fan e ha unito nel ricordo la musica e la politica. La politica, sì, perché Doktor Flori era anche un amico dell’attuale primo ministro. O almeno lo era stato ai gloriosi tempi del Rama sindaco, quando il suo hip-hop aveva fatto da colonna sonora alle gesta pittoresche del primo cittadino-artista: due canzoni per due campagne elettorali, nel 2000 e nel 2010…. Poi, nel 2013, la rottura.
Alla vigilia delle scorse politiche il Segretario del Partito Socialista (PS) decise di siglare una spregiudicata alleanza elettorale con l’LSI, un partito clientelare scissosi dal PS che per quattro anni aveva sostenuto la maggioranza di Sali Berisha e il cui leader, Ilir Meta, fu al centro degli scandali che portarono agli scontri di piazza dell’11 gennaio 2011. A Doktor Flori questa scelta non andò proprio giù: "Colui che ieri ha tradito, domani seminerà menzogna" canterà in Zemerthyer ("Cuore spezzato"), un brano al vetriolo riarrangiato subito prima del voto del 2013.
Alla pari di altri rap europei più blasonati, anche le sonorità e le movenze dell’hip-hop di Doktor Flori risultano alquanto provinciali – a cominciare dal nome della sua prima band, "West Side Family": probabilmente le tre parole più usate al mondo del gergo rap. Ma così come il provincialismo non toglie nulla al Jovanotti degli anni Novanta, alle cui rime stonate è legato un preciso momento politico-esistenziale di un’intera generazione italiana, una simile benevolenza potrebbe valere anche per Doktor Flori.
Quand’anche lascino tecnicamente a desiderare, le sue canzoni suonano interessanti – almeno a uno straniero come me – perché istantanee (tanto pacchiane quanto sincere) dell’Albania in transizione, del suo caos. Bisogna poi sempre ricordare che sull’intera scena musicale albanese grava mezzo secolo di chiusura totale – chi volesse studiare le differenze tra i regimi di Hoxha e Tito dovrebbe partire dalla musica: non è un caso che tutti i migliori progetti albanesi (dal rock all’elettronica) provengano dal Kosovo, dove sassofoni e chitarre non erano simboli della degenerazione borghese – una chiusura cui è seguita l’ancor più devastante apertura incondizionata a kitsch d’oltremare, un cattivo gusto molto spesso italiota.
Per Flori, però, il linguaggio del rap è l’unico materiale d’importazione: i contenuti, i testi, ma anche le melodie scherzosamente tradizionaleggianti della maggior parte dei suoi brani nascevano, piacciano o meno, da uno sforzo di elaborazione personale. Dopotutto, nel paese delle cover sempre e comunque, qualsiasi tentativo di racconto cantautoriale è a suo modo da incorniciare. Ed è proprio questo che abbiamo cercato di fare qui sotto, traducendo a beneficio dei lettori italiani il testo di "Tirona", popolarissimo inno d’amore alla capitale albanese, scritto da uno dei suoi figli, che proprio il giorno della sua festa l’ha lasciata per sempre.
Con l’aiuto di Ela mi sono improvvisato traduttore: abbiamo tentato di rispettare la metrica e le immagini della canzone, rinunciando dunque a qualsiasi traduzione letterale. Con i lettori bilingui mi scuso sin da ora. Per gli italiani mai stati a Tirana: i passaggi non comprensibili sono spiegati in nota. Per tutti: resistete almeno fino a metà pezzo: dopo il primo ritornello un Rama d’annata si impadronisce della scena e reppa (malissimo) la sua strofa! #Ecceziunaleveramente :)
Tirona është pikënisja ku fillon mundësia
Aty ku ty të jepët një tjetër mundësi
Aty ku Lana qelbet, dyqanet parfum shesin
Mundësi me njëmijë rrugë është për ne Tirona
Tirona, në zemrat tona
Edi Rama:
Ku njerezia bën plazh aty ku thahet liqeni
Kafe muhabet si Turqit e lasht,
Shopping ke Rruga Durrsit, o burra nga Blloku |
Tirana è punto di partenza, opportunità
Là dove ti vien data un’opportunità
Là dove il Lana4 puzza, si vende Hermes
Chance e mille strade è Tirana per noi,
Tirana, nei nostri cuori
Edi Rama:
Là dove c’è chi nuota in un lago che si asciuga
Chiacchiere e caffè, come i turchi antichi,
Shopping in via Durazzo, ragazzi tutti al Bllok!9 |
Note per i lettori mai stati a Tirana:
1) Fatos Nano e Sali Berisha sono i due leader storici del Partito Socialista e del Partito Democratico, confrontatisi aspramente per tutti gli anni Novanta e i primi anni Duemila, durante la transizione democratica dell’Albania.
2) «Gabel» è uno dei termini dispregiativi con cui ci si riferisce ai Rom. Ma in questo contesto non vi è alcuna connotazione negativa: «te Gabi» significa «dai Rom», ovvero «al mercatino dei Rom».
3) Con il termine «sllonet» ci si riferisce alle berline Mercedes-Benz. «Sydelfinat» sono «gli occhi di delfino», ovvero i fanali affilati di queste pregiate macchine tedesche.
4) Il Lana è il fiume che attraversa la capitale. Ad ognuno la sua Senna.
5) «Katunar» significa «contadino», ma il termine è diffusamente utilizzato dai «tironsët», ovvero dai tiranesi da generazioni, per indicare le origini, gli usi e i comportamenti campagnoli di chi solo di recente si è trasferito nella capitale (e, ancora più grave, si atteggia da cittadino senza esserlo). Nel testo «katunar» è non a caso contrapposto a «intelektual».
6) «Kombinat» è un ex quartiere industriale del regime comunista, collocato a sud-ovest della capitale, a sei chilometri dal centro.
7) Ali Demi è uno dei quartieri storici della capitale, oggi abitato da molte famiglie inurbate di recente. Il testo scherza sul fatto che molti dei nuovi tiranesi non dichiarano il loro paese di origine, ma si definiscono con orgoglio di «Ali Demi», confermando con il loro complesso ciò che volevano negare, ovvero la loro provincialità.
8) Questo verso si riferisce alla più celebri delle iniziative del Rama sindaco: la riverniciatura colorata delle grigie palazzine comuniste, qui paragonata al trucco delle donne.
9) Il Bllok era il quartier generale della nomenklatura del regime comunista. Oggi è un reticolo di bar e locali, il simbolo della vita notturna tiranese.