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Djukanovic rinuncia al mandato da premier
Nonostante la vittoria elettorale Milo Djukanovic e Svetozar Marovic, due degli uomini più in vista nella politica montenegrina, decidono di rinunciare a nuovi incarichi. Ma fino a quando?
A meno di un mese dalla vittoria nelle prime elezioni parlamentari del Montenegro indipendente, tenutesi lo scorso 10 settembre, Milo Djukanovic, oramai ex premier, ha deciso di rinunciare a un nuovo mandato.
La decisione di Djukanovic ha suscitato una certa sorpresa tanto in Montenegro che all’estero, perché giunta dopo la facile vittoria alle elezioni parlamentari. La coalizione guidata da Djukanovic ha conquistato la maggioranza assoluta in Parlamento ottenendo 41 degli 81 seggi disponibili.
Assieme a Milo Djukanovic anche Svetozar Marovic, vicepresidente del DPS (Partito democratico socialista) e ex presidente dell’oramai ex Unione Serbia e Montenegro, ha deciso di rinunciare ad incarichi governativi.
Per il momento sia Djukanovic, sia Marovic otterranno soltanto incarichi dentro il DPS.
Il settimanale montenegrino "Monitor" (13 ottobre) apre la questione della legittimità del nuovo governo visto che le 2 principali figure della lista della coalizione vincente hanno rinunciato a nuovi mandati. Gli elettori non si aspettavano una situazione del genere, ma nemmeno gli stessi alti funzionari del DPS.
Il settimanale "Monitor" cerca anche di scoprire le ragioni del perché gli uomini più forti del DPS hanno preso una decisione del genere nel momento della vittoria e al massimo del loro potere.
Come premier e come presidente, Milo Djukanovic ha guidato il Montenegro negli ultimi 17 anni, portandolo infine all’indipendenza dalla Serbia.
Djukanovic è diventato il più giovane premier d’Europa nel febbraio del 1991 ed è stato eletto 3 volte come Primo ministro del Montenegro e 1 volta come Presidente della Repubblica. Sarà sicuramente ricordato come il leader che ha vinto 2 referendum: uno quando lottava per l’unione con la Serbia nel 1991 e l’altro nel giugno del 2006 quando ha portato il Montenegro all’indipendenza.
Secondo alcune indiscrezioni, Milo Djukanovic di recente aveva confidato ad amici che dopo 17 anni di vita in politica si sentiva un po’ stanco e che voleva ora occuparsi di affari.
Invece, Svetozar Marovic ha spiegato la sua decisione diversamente: "È vero che c’è un po’ di stanchezza, ma c’è anche bisogno di far venire persone nuove." (Monitor, 13 ottobre).
Il fatto che dopo l’annuncio di Djukanovic, per alcuni giorni il DPS abbia dovuto cercare il possibile candidato, indica che il partito al potere non era preparato a questo scenario. Ma dopo vari possibili candidati la scelta è stata fatta.
Il presidente del Montenegro Filip Vujanovic ha incaricato il ministro della Giustizia Zeljko Sturanovic di formare il nuovo governo del Montenegro, il primo dopo la proclamazione dell’indipendenza del giugno scorso.
Zeljko Sturanovic, 46 anni, si è laureato in giurisprudenza all’Università di Podgorica. Ha ricoperto l’incarico di ministro della Giustizia dal luglio 2001. Sposato, è padre di due figli e vive a Niksic, nel nord-ovest del Montenegro.
Come ministro della Giustizia ha ripetuto più volte che l’orientamento strategico del Montenegro è di creare uno stato moderno ed europeo che sarà in grado di combattere tutti gli aspetti della criminalità. Come primo compito del suo governo ha annunciato che il Paese continuerà il cammino sulla strada europea e che continuerà le riforme istituzionali. (Monitor, 20 ottobre).
Alla domanda dei giornalisti se il centro del potere rimarrà dentro il governo Sturanovic è stato categorico: "Il centro del potere rimarrà in seno al governo, l’organo che conduce la politica interna ed estera. Così è stato nel periodo precedente e così rimarrà anche in futuro."
L’opposizione si è detta soddisfatta della scelta del nuovo premier. L’NS (Partito Popolare) ha dichiarato: "Assumendo l’incarico di premier, Sturanovic sta ricevendo anche l’eredità di Djukanovic – un Montenegro spaccato a metà, un’economia devastata, omicidi irrisolti, un’amministrazione troppo grande."
Anche la comunità internazionale ha approvato la scelta del nuovo premier. Judith Bat, analista dell’istituto dell’UE per gli studi sulla sicurezza (Parigi), ha dichiarato che Djukanovic merita un posto nella storia (B92, 5 ottobre).
Bat ha spiegato che bisogna accettare la decisione di Djukanovic di ritirarsi, visto che Djukanovic ha ottenuto tutto ciò che desiderava ed è stato il personaggio dell’era in cui bisognava prendere delle decisioni strategiche molto importanti per il Montenegro.
"Djukanovic probabilmente non è l’uomo giusto per i compiti che adesso attendono il Montenegro sulla strada verso l’integrazione europea. Sono sicura che anche i rappresentanti dell’UE saranno felici di lavorare con Sturanovic. È un esperto in giurisprudenza e questo rappresenta una qualifica della quale il Montenegro avrà bisogno nel processo dell’integrazione con l’UE."
L’eredità che Sturanovic riceve da Djukanovic riguarda pure la risolta questione dell’indipendenza montenegrina. Il Montenegro inoltre si trova in prossimità della firma, dovrebbe avvenire entro la fine dell’anno, dell’Accordo di Associazione e Stabilizzazione (SAA) con l’Unione Europea. Il Paese sta per entrare nella Partnership for Peace. Infine sono state condotte con successo alcune riforme in ambito monetario.
Ma il compito più difficile per il nuovo premier riguarderà la sfera dell’economia, dove si dovranno condurre delle riforme radicali. Durante il mandato di Sturanovic il Montenegro dovrà decidere sulla strategia del proprio sviluppo a lungo termine.
Recuperare l’economia, alzare lo standard di vita dei cittadini, portare a termine il processo di privatizzazione sono soltanto alcune delle sfide che il nuovo premier dovrà affrontare.
Secondo un rapporto dell’organizzazione Trasparency International, a cui fa riferimento il settimanale Monitor (20 ottobre), il Montenegro è ancora un sistema con una corruzione elevata dove non governano le istituzioni, ma poche persone. Il processo di privatizzazione non è stato abbastanza trasparente e la proprietà si è concentrata nelle mani di poche persone e di conseguenza si è creato un monopolio che danneggia direttamente lo standard di vita dei cittadini.
La questione è se Sturanovic avrà la forza di far fronte a queste questioni. Il nuovo premier non è forte come Djukanovic o Marovic, non ha mai guidato il partito e non ha l’aureola da leader come Djukanovic.
Occorre poi considerare che per Djukanovic e Marovic non è impossibile lasciare (per ora) la politica visto che hanno lasciato propri collaboratori molto stretti in posizioni importanti. Djukanovic ha soltanto 45 anni e Marovic qualche anno in più: è un’età in cui in Europa si entra in politica piuttosto che uscirne. E’ possibile che Djukanovic e Marovic abbiano deciso di prendersi soltanto una breve pausa.