Djukanovic indagato per mafia: un anno di sospetti

Lo ha riportato ieri l’ANSA. Iniziano ad avere risvolti giudiziari i numerosi sospetti a carico del Presidente montenegrino. L’Osservatorio sui Balcani aveva iniziato a parlarne sin dal giugno scorso.

30/05/2002, Redazione -

Il presidente della Repubblica del Montenegro, Milo Djukanovic, e’ indagato dalla Dda di Bari per associazione mafiosa finalizzata al traffico internazionale di sigarette di contrabbando. Lo si e’ appreso da fonti giudiziarie. Il nome del presidente Djukanovic e’ stato iscritto nel registro degli indagati dal pm inquirente antimafia Giuseppe Scelsi, sulla base di indagini compiute dalla Dia di Bari.
Assieme al presidente Djukanovic sono indagati per concorso in associazione mafiosa e traffico internazionale di sigarette di contrabbando alcuni suoi ex strettissimi collaboratori. Il reato ipotizzato nei confronti del politico e del suo ex staff fa riferimento a fatti avvenuti tra la fine degli anni ’90 e il 2000. A loro carico ci sarebbero le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e di un importante testimone che in passato avrebbe partecipato ai traffici internazionali di sigarette di contrabbando.
L’ azione penale nei confronti del presidente della Repubblica del Montenegro, Milo Djukanovic, viene formalmente esercitata a seguito della risposta che il ministero degli Esteri italiano ha fornito ad un quesito sottoposto dal pm della Dda di Bari Giuseppe Scelsi, che ha in corso indagini sulla cupola internazionale del contrabbando di sigarette. Nel quesito si chiedeva se il presidente della Repubblica del Montenegro godesse dell’ immunita’ prevista per i capi di Stato dalle convenzioni internazionali. La Farnesina – a quanto si e’ potuto sapere – ha risposto negativamente specificando che il Montenegro non ha neppure rappresentanti diplomatici accreditati all’ estero.
Dal Montenegro arrivano però smentite secondo le quali si tratterebbe esclusivamente di speculazioni orchestrate magistralmente per screditare l’attuale Presidente. ”E’ successo in passato durante l’epoca di Slobodan Milosevic – ha dichiarato Vinka Jovovic, responsabile delle relazioni pubbliche – riferendosi probabilmente allo scandalo costato due anni fa la poltrona al ministro degli esteri Branko Terovic – ed e’ un tipo di informazione che discredita chi la fornisce ai media. Sarebbe logico che una istituzione informasse ufficialmente coloro che sono oggetto del suo interesse, e all’indirizzo di Djukanovic non e’ arrivato nulla di simile”. Jovovic ha sottolineato che ”le istituzioni statali e il signor Djukanovic hanno ricevuto continue richieste e hanno stabilito una cooperazione con le istituzioni italiane per fermare ogni tipo di criminalita’, cosa che in passato e’ stata apprezzata dalle autorita’ di Roma”. ”Proprio ieri – ha aggiunto la portavoce – il responsabile del commercio con l’estero italiano Adolfo Urso, che era in visita a Podgorica, ha espresso la sua gratitudine a Djukanovic e al Montenegro per il contributo fornito nel fermare la criminalita’ ai confini”. Djukanovic oggi e’ in visita a Londra, e fra i membri del governo uscente (sfiduciato dal parlamento il 22 maggio) solo il ministro della giustizia Zeliko Sturanovic, compagno di partito di Djukanovic, si e’ reso reperibile per una risposta limitata ad un ”no comment”, ”in attesa di conoscere tutti i dettagli”.
Ma cosa viene contestato a Djukanovic? Nei confronti del presidente del Montenegro viene ipotizzato il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso con l’ aggravante di aver promosso, diretto e organizzato il sodalizio di stampo mafioso-camorristico che fino al 2000 – sostiene la Dda di Bari – avrebbe trafficato almeno mille tonnellate al mese di sigarette di contrabbando tra il Montenegro e la Puglia, facendo giungere i tabacchi in molti Paesi dell’ Unione europea. Il pm inquirente, Giuseppe Scelsi, al termine di lunghe indagini condotte dalla Dia di Bari, ritiene di aver raccolto una serie di elementi a carico di Djukanovic accusato di aver promosso e preso parte all’ attivita’ dei brokers del contrabbando internazionale di sigarette e a quella di alcuni capiclan mafiosi pugliesi e campani che in Montenegro trovarono rifugio dal 1996 fino all’ inizio del 2000 per sfuggire alla cattura delle autorita’ italiane. Tra i brokers figurano il presunto ‘re del contrabbando’, Franco Della Torre, di 59 anni, di Mendrisio (Svizzera), titolare dell’ unica licenza rilasciata negli anni scorsi dalle autorita’ montenegrine per importare (da Rotterdam, su camion e aerei) in quel Paese ingenti quantitativi di sigarette. E ancora i subconcessionari Gerardo Cuomo, di 55 anni, di Gragnano (Napoli), il cittadino francese Patrick Monnier, di 49 anni, residente in Svizzera, Michele Antonio Varano, di 50, originario di Centranche (Catanzaro) e il suo socio Gilbert Llorens, di 61, di Aix en Provence (Francia). Quest’ ultimo sarebbe morto in un incidente aereo avvenuto in Sudamerica, tuttavia, e’ destinatario – assieme a Della Torre, Monnier e Varano – di una delle 17 ordinanze di custodia cautelare per associazione mafiosa, contrabbando internazionale di sigarette e riciclaggio di danaro in Svizzera, emesse il 26 febbraio 2001 dalla magistratura barese ma mai eseguite anche a causa dell’ irreperibilita’ degli indagati. Cuomo, invece, viene processato dal gup del Tribunale di Bari con rito abbreviato. Della Torre – secondo l’ accusa – avrebbe diviso la propria licenza in quattro subconcessioni affidandole ai quattro brokers dei tabacchi, ritenuti dalla Dda boss mafiosi del contrabbando e suoi presunti complici. Tra i quattro subconcessionari c’ e’ – secondo il pm Scelsi – un cittadino spagnolo, soprannominato ‘Manolo’ recentemente identificato dai magistrati baresi. Secondo la Dda di Bari, Della Torre ottenne la licenza per importare tabacchi in Montenegro nel ’95 quando il presidente montenegrino Milo Djukanovic decise di ‘allontanare’ il precedente concessionario, il serbo Vladimir Bokar (ucciso poi, nell’ estate del 2000, in un agguato avvenuto in Grecia), perche’ ritenuto troppo vicino alla famiglia dell’ allora leader serbo Slobodan Milosevic dal quale il premier montenegrino cercava di prendere le distanze. Il nome di Della Torre – ritenuto dalla Dda di Bari ”il boss contrabbandiere piu’ potente d’ Europa” – figura anche nel processo ”Pizza connection” che ha svelato come la mafia siciliana acquistava droga dalla Turchia e la vendeva negli Stati Uniti riciclando i proventi in Svizzera. Tra i presunti capiclan indagati in concorso con il presidente Djukanovic ci sarebbero anche il pugliese Francesco Prudentino, di 54 anni, e il napoletano Ciro Armento, di 40.
Gli inquirenti napoletani ritengono Djukanovic sia titolare di un vero e proprio tesoro in banche estere ed hanno avviato le procedure di rogatoria per riuscire ad individuarlo. Secondo numerosi elementi raccolti dalla Dia di Bari infatti, nella Repubblica elvetica e a Cipro il presidente Djukanovic potrebbe aver nascosto ricchezze. Notizie che gli inquirenti stanno verificando e sulle quali e’ attesa la risposta degli Stati esteri interessati. A consentire l’ avvio del filone d’ indagine a carico di Djukanovic sarebbero state le dichiarazioni rese al pm Scelsi dall’ imprenditore Srencko Kestner, arrestato nel novembre scorso al confine italo-svizzero di Chiasso e detenuto per un breve periodo a Como. Kestner e’ uno degli ‘uomini d’ oro’ dei Balcani perche’ negli anni ’90 avrebbe commercializzato sigarette tra Albania, Kosovo, Serbia e Bosnia assieme al serbo Vladimir Bokan, detto ‘Vanja’ (ucciso, nell’ estate del 2000, in un agguato avvenuto in Grecia), titolare fino al ’95 dell’ unica licenza per l’ importazione dei tabacchi in Montenegro. Kestner – a quanto si e’ saputo – avrebbe confermato in parte al pm quanto aveva gia’ dichiarato nell’ aprile dello scorso anno al giornale dell’ ex Jugoslavia ‘ Nacional’. E cioe’ che ”Djukanovic e’ il principale protettore politico del contrabbando di sigarette”. Tramite una serie di indicazioni e di accertamenti gli inquirenti sarebbero poi risaliti a una serie di nomi di banche svizzere e cipriote e ad una raffica di numeri di conti correnti sui quali sarebbero state movimentate grosse somme di danaro per pagare le forniture di sigarette. Su questi conti – sospetta il pm Scelsi – sarebbe stato anche riciclato il danaro sporco. All’ attenzione del magistrato c’ e’ poi il deposito di una voluminosa informativa firmata dal capo centro della Dia di Bari, col.Franco Fontanarosa, nella quale sono ricostruiti gli ultimissimi scenari del contrabbando internazionale. Secondo la Dda di Bari, il presidente Djukanovic sarebbe stato il socio occulto della ”Mtt”, la Montenegro tobacco transit, e tramite questa societa’ avrebbe preso parte al traffico di sigarette di contrabbando nell’ Europa comunitaria e nell’ Est europeo. La base operativa del business – secondo quanto sta tentando di accertare la Dda di Bari – sarebbe stata l’ isola di Cipro dove le sigarette arrivavano a bordo di grosse navi e da dove i tabacchi sarebbero stati acquistati da due compagnie off-shore. Tramite un’ altra societa’ cipriota – sospetta l’ accusa – le sigarette sarebbero state poi inviate a Capodistria. Da qui, tramite un’ altro intreccio di societa’, le ‘bionde’ sarebbero state spedite a Bar a bordo di una motonave. In questo modo i tabacchi sarebbero stati inviati, tramite i canali internazionali del contrabbando, in parte in Italia, da dove avrebbero ‘invaso’ l’ Europa comunitaria, e in parte verso l’ Est Europa. Dagli atti giudiziari emerge che la Dda ha avviato anche accertamenti su ex collaboratori di Djukanovic e sul businessman serbo con passaporto croato, Stanko Subotic, detto Cane, il cui nome non risulta iscritto nel registro degli indagati. Subotic sarebbe stato molto vicino al presidente Djukanovic.

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