Diritto di smentire. La stampa in BiH

Il nostro corrispondente Dario Terzic ha partecipato ad una tavola rotonda tenutasi a Mostar il 26 agosto scorso sullo stato dei media in Bosnia Erzegovina. Una intervista con il segretario nazionale del Consiglio della Stampa

05/09/2003, Redazione -

Mesi fa abbiamo scritto su quanto le notizie in Bosnia Erzegovina siano rigorosamente controllate, senza dimenticarci di ricordare che questo riguarda soprattutto i media elettronici. Dal momento che la comunità internazionale ha fondato la famosa commissione regolare CRA per controllare e sanzionare quanto di "insano" veniva trasmesso nei programmi radio e Tv, questi ultimi sono divenuti molto cauti, ordinati, quasi sterili. Tutto quello che in questo modo i giornalisti non dicono, lo possono dire o meglio scrivere in un altro modo, sui giornali, dato che lì c’è molto più spazio per qualsiasi cosa. Proprio per questo in Bosnia siamo testimoni di una vera guerra che conducono da una parte i giornali "normali" come Oslobodjenje, "Slobodna Bosna" e "Dani"contro, dall’altra parte, quelli sensazionalistici e a volte volgari come "Dnevni Avaz", Valter e "Ljiljan". La carta stampata subisce tutto, e senza nessun controllo.
A risolvere i problemi a volte è proprio il Tribunale, in modo però poco efficace. I processi sono infatti lentissimi, costano molto, e proprio per questo le parti offese molto spesso preferiscono rinunciare.
In Bosnia ed Erzegovina già da tre anni esiste il Consiglio della Stampa, il primo nell’Europa del Sud-Est. Il Consiglio della Stampa è, come dice il suo segretario per la Bosnia Erzegovina, Nermin Durmo, "un organismo che esiste in quasi tutti i paesi occidentali. Il suo compito è quello di impedire la violazione della legge sulla stampa. Purtroppo in Bosnia non abbiamo ancora una sola legge della stampa ben organizzata e per questo ci sono molti buchi e spazi per scrivere scemenze."
Ma come funziona il Consiglio? Se una persona vuole reagire perchè si è sentito attaccato oppure offeso da un articolo, prima va a contattare la redazione del giornale cha aveva pubblicato la notizia. Spesso il giornalista non ci sente. In questo caso, la persona va dal Consiglio e presenta la sua protesta. Il Consiglio si raduna ogni due mesi ma nel frattempo, attraverso le proprie conoscenze, cerca di contattare e convincere la redazione nel caso di smentire o scusarsi con i lettori. A volte la redazione accetta subito, ma ci sono molti più casi in cui non reagisce. E’ allora il Consiglio a scrivere la smentita e ad inviarla al giornale "colpevole", e allo stesso tempo a tutti gli altri giornali che hanno firmato la carta di collaborazione con il Consiglio stesso. In questo modo, se la protesta non viene pubblicata sul giornale direttamente interessato, sarà pubblicata sulla/e testate concorrenti. Nel primo anno di lavoro del Consiglio si sono verificati sette casi, nel secondo trenta e quest’anno, finora, altri venti. Nell’80% dei casi la gente reagisce perchè la redazione non vuole smentire informazioni false, mentre altri casi riguardano notizie sul crimine organizzato e spesso fotografie e nomi di minorenni pubblicati sulla stampa. In questi casi sono proprio le famiglie dei minorenni a reagire.
"I casi sarebbero anche molti di più, forse 5.000 all’anno – afferma Durmo – ma la gente in Bosnia non è ancora molto informata sulle possibilità del Consiglio e nello stesso tempo non è abituata a reagire. Il numero dei casi varia a seconda dei Paesi: in Austria 12 all’anno, in Belgio 30, mentre in Gran Brteagna più di 3.000. Ultimamente il numero dei media stampati in Bosnia è sceso da 680 (due anni fa) a 358. In gara per le reazioni e proteste dei lettori ne appaiono però solo una trentina, con un nucleo fisso di 18 che sono quasi "regolari".
Il Consiglio della Stampa ogni giorno affronta diversi problemi, anche finanziari. Per il momento ci sono ancora sponsors stranieri, ma prima o poi finirà anche quello. Al vaglio l’idea di coinvolgere i media stessi nella sponsorizzazione del Consiglio, e anche di cercare aiuto da parte degli industriali.
Nel frattempo le cose vanno come vanno. La carta subisce molto, i giornali sono terreno di battaglia per partiti, industriali, e per i giornalisti stessi. Una nota positiva è che il numero dei casi presentati al Consiglio cresce ogni giorno di più e che sempre più giornali sono pronti a pubblicare le scuse o la correzione. Solo che spesso le scuse arrivano tardi…
In attesa di uno Stato più ordinato, con una legge sulla stampa giusta e accurata, non ci resta altro.
Vai al programma del seminario: "Il ruolo dei media nel processo di integrazione europea", quinto giorno della iniziativa "Danubio, l’Europa si incontra", Vukovar, Martedì 16 settembre 2003

Vedi anche:
Sarajevo: la guerra dei media

I media nei Balcani

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