Dipendenza energetica dell’UE, tra gas e nucleare

Gas e nucleare come energie verdi? Il Parlamento europeo potrebbe non essere d’accordo e bocciare la tassonomia proposta dalla Commissione europea

08/04/2022, Ornaldo Gjergji -

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Centrale elettrica a turbina a gas con potenza crepuscolare © PLUkaAOM/Shutterstock

Il 2 febbraio 2022 la Commissione europea ha adottato un “atto delegato complementare della tassonomia Ue delle attività sostenibili”, ovvero un documento che classifica alcune centrali a gas e nucleari con emissioni sotto determinate soglie come attività transitorie, definito da Mairead McGuinnes, Commissaria europea per i servizi finanziari, “una soluzione imperfetta ma una soluzione reale”. 

L’atto dovrebbe entrare in vigore dal 2023 qualora il Consiglio o il Parlamento europeo (PE) non pongano un veto. Se a quanto pare non vi saranno grossi problemi per far passare il voto in Consiglio, il Parlamento potrebbe invece riservare delle sorprese.

Un compromesso politico

L’aggiunta di queste due fonti energetiche è sostanzialmente espressione degli interessi specifici degli stati membri, guidati da Francia e Germania. La Francia infatti produce larga parte dell’energia attraverso centrali nucleari, e lo stesso presidente francese Macron ha dichiarato che “l’energia nucleare dovrebbe essere inserita nella tassonomia” essendo “una delle soluzioni per decarbonizzare le nostre economie”. La Germania invece, sempre per motivi di approvvigionamento energetico interno, ha insistito perché le restrizioni sul gas fossero allentate.

Per rispondere alle esigenze degli stati, nel gennaio 2022 la Commissione aveva avviato una consultazione riguardante l’inserimento di gas e nucleare nella tassonomia. Non sono comunque mancate le voci contrarie, soprattutto dal Parlamento. 

I presidenti della Commissione del PE per i problemi economici e monetari e di quella per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare hanno scritto una lettera congiunta alla Commissione in cui criticano i tempi ristretti e la procedura di questa consultazione. 

Da alcuni membri del gruppo dei Socialisti e democratici sono arrivate due lettere, una in cui si critica il processo delle consultazioni, e un’altra in cui vengono direttamente sollevate perplessità sull’inclusione di gas e nucleare nella tassonomia.

I Verdi invece hanno iniziato una raccolta firme per “fermare il greenwashing di gas e nucleare nella tassonomia”.

Critiche sono arrivate anche da parte dei privati, con una lettera aperta alle istituzioni europee, l’Institutional Investors group on Climate Change, un gruppo di investitori dal valore di 50 trilioni di euro, ha chiesto all’Ue di rivedere la decisione di includere il gas nella tassonomia per evitare di confondere gli investitori mandando segnali contrastanti e, in definitiva, indebolendo gli sforzi verso la transizione energetica.

Anche organizzazioni non governative hanno fortemente criticato l’atto delegato, con il WWF che chiede direttamente agli europarlamentari di bocciare la proposta definita di ‘greenwashing’ della Commissione. 

La guerra in Ucraina e il gas

La guerra in Ucraina ha fatto sì che la questione della produzione energetica nell’Ue diventasse un terreno di scontro politico ancora più acceso.

Essendo il 40% del gas naturale usato in Europa importato dalla Russia, nel giorno stesso dell’aggressione, l’instabilità portata dall’invasione russa ha fatto sì che il prezzo del gas aumentasse del 30%, continuando a salire con l’aggravarsi del conflitto e portando a galla la questione della dipendenza energetica dell’Ue. 

Il primo marzo il Parlamento ha approvato la risoluzione sull’aggressione russa contro l’Ucraina in cui, fra i vari punti, si chiede alla Commissione e agli stati membri che venga limitata l’importazione dei più importanti beni russi, inclusi petrolio e gas; venga significativamente ridotta la dipendenza energetica dalla Russia, e venga abbandonato definitivamente il gasdotto Nord Stream 2.

Il 3 marzo i Verdi hanno scritto una lettera alla Commissione europea, stilando una serie di azioni da intraprendere per favorire la transizione energetica anche come risposta all’aggressione russa. Fra le richieste avanzate alla Commissione vi è l’adozione di una “legge sull’indipendenza energetica dell’Ue” incrementando i finanziamenti per l’efficienza energetica e le rinnovabili, oltre che l’introduzione di misure settoriali per il risparmio energetico e la diffusione delle rinnovabili, insieme al ritiro dell’atto delegato della tassonomia Ue su gas e nucleare.

L’8 marzo la Commissione ha adottato REPowerEU, “un piano per affrancare l’Europa dai combustibili fossili russi ben prima del 2030, cominciando con il gas, a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia”. Il piano prevede di diversificare la fornitura di gas, comprandolo da paesi diversi dalla Russia, accelerare l’introduzione di gas rinnovabili e sostituire il gas nel riscaldamento e nella produzione di energia.

I Verdi hanno commentato negativamente REPowerEU, con un comunicato in cui sostengono che “i piani della Commissione non sono all’altezza e non riescono a ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili”, proponendo azioni che “richiederebbero anni per essere realizzate, creando ulteriore dipendenza” dalle fonti fossili. Il comunicato continua sostenendo che “l’Unione europea deve renderci indipendenti dai combustibili fossili promuovendo efficienza energetica”, visto che “la guerra di Putin mostra chiaramente che scommettere sul gas come combustibile di transizione è un grave errore. La Commissione dovrebbe urgentemente rivedere i propri scenari e ritirare l’atto delegato che al momento include gas e nucleare nella tassonomia Ue”.

Il 9 marzo, oltre 100 membri del Parlamento europeo, provenienti da tutti i gruppi parlamentari, hanno inoltre proposto un divieto sulle importazioni russe di combustibili fossili. Anche se su questo tema il parlamento è diviso: lo stesso presidente della commissione per l’ambiente del Parlamento, il liberale francese Pascal Canfin, ha affermato che non voterebbe un divieto di questo tipo, perché semplicemente l’Europa non ha la possibilità di abbandonare il gas russo da un giorno all’altro senza gravi ripercussioni economiche.

Il Parlamento boccerà l’atto delegato?

Proprio come conseguenza del conflitto russo-ucraino il Parlamento potrebbe trovare l’accordo politico per evitare che gas e nucleare siano considerati investimenti verdi. In una lettera alla Commissione europea del 15 marzo, 102 parlamentari afferenti a 5 gruppi politici diversi hanno sottolineato come il superamento della dipendenza energetica dalla Russia sia in contrasto con l’inclusione del gas nella tassonomia, che va invece nella direzione opposta, aumentando il fabbisogno di gas come materia prima.

Con una maggioranza semplice di 353 dei suoi membri, il parlamento potrebbe porre il veto all’atto delegato. Sebbene il fronte sembri unitario solo nei Verdi, tra i Socialisti e democratici, e nella sinistra radicale, il fatto che alcuni rappresentanti del partito popolare e dei liberali abbiano firmato questa lettera sembra fare eco al Verde Bas Eickhout, vicepresidente della commissione parlamentare per l’ambiente, che ha dichiarato come sembra stia emergendo un consenso contro il gas in seno al Parlamento europeo.

Secondo fonti di Euractiv, i numeri per respingere la proposta della Commissione in parlamento potrebbero esserci solo se il Partito popolare cambiasse la propria posizione e decidesse di allinearsi coi Verdi e le formazioni di sinistra.

L’obiettivo dell’UE di eliminare le sue emissioni nette entro il 2050 richiederà ingenti investimenti, in gran parte finanziamenti privati. La tassonomia dell’UE è un sistema di classificazione che serve ad indicare quali attività economiche possono essere considerate investimenti sostenibili. Include un elenco di attività economiche, e di dettagliati criteri ambientali che ciascuna attività deve soddisfare per essere caratterizzata come “verde”.

Le istituzioni europee vogliono infatti dare delle regole che aiutino a eliminare il greenwashing da parte delle aziende, direzionando gli investimenti privati verso attività che contribuiscono effettivamente al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione dell’Ue e, in futuro, condizionando anche l’accesso ad alcuni strumenti di finanziamento europeo.

L’Ue classifica tre tipi di attività verdi. Le prime sono quelle che contribuiscono direttamente al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Le seconde, sono quelle che facilitano altre attività ecologiche. In ultimo, le attività transitorie, che pur non essendo completamente sostenibili, hanno emissioni al di sotto della media del settore e non impediscono alternative più ecologiche.

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