Di quale “Russia” c’è da preoccuparsi?

"La Russia" è spesso in cima alle preoccupazioni occidentali. Del resto può influenzare le dinamiche interne a molti paesi, sia come simbolo che fattivamente. Ma è fondamentale resistere alla tentazione di confondere preoccupazioni diverse

21/10/2020, Giorgio Comai -

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Il presidente russo Vladimir Putin © pi__vit/Shutterstock

Negli ultimi anni, giornalisti e opinionisti occidentali hanno spesso manifestato una certa preoccupazione per la Russia, anche a causa della sua politica estera aggressiva, del suo ruolo nel riportare la guerra in Europa e del suo coinvolgimento militare in Medio Oriente. Tuttavia ha forse suscitato ancora più dibattito la questione dell’interferenza russa nella politica interna di paesi che rappresentano il cuore delle democrazie occidentali e sono ben oltre i confini del suo vicinato. Questa tendenza è stata particolarmente evidente all’indomani delle consultazioni elettorali del 2016 che hanno portato Donald Trump alla Casa Bianca e Brexit nel Regno Unito: a partire da allora i riferimenti all’ingerenza russa, comprese le campagne di disinformazione condotte attraverso i social media e le operazioni di hacking-and-dumping, sono diventati sempre più comuni.

Una certa preoccupazione per l’influenza e l’interferenza della Russia nella politica interna in Europa aveva comunque iniziato a diffondersi già prima delle elezioni statunitensi, collegata al rapporto sempre più intimo tra Mosca e movimenti di destra radicale e alcuni partiti politici in Europa. Le dinamiche a più livelli che hanno aperto la strada alla fascinazione dell’estrema destra per il Cremlino e che hanno spinto il Cremlino e i suoi associati a impegnarsi attivamente con tali forze sono descritte in dettaglio in un libro del 2017 di Anton Shekhovtsov, “Russia and the Western Far Right: Tango Noir”.

I politici di estrema destra in questi anni non hanno nascosto il proprio sostegno al presidente russo Vladimir Putin, sia vantandosi dei contatti diretti avuti (come ad esempio ha fatto Marine Le Pen al tempo delle presidenziali 2017 in Francia ) sia semplicemente proclamandolo in modo molto esplicito, come ad esempio ha fatto Matteo Salvini in più occasioni , arrivando a sfoggiare magliette con il volto di Putin.

La tentazione di confondere preoccupazioni distinte

Queste dinamiche hanno contribuito a riscaldare i dibattiti sulla Russia e talvolta a trasformarli in duelli partigiani. Almeno in parte, ciò è dovuto al fatto che la preoccupazione per la Russia spesso fonde problematiche diverse che finiscono con il sovrapporsi alla crisi percepita delle istituzioni liberaldemocratiche e delle forze politiche occidentali.

È infatti comprensibile la tentazione di attribuire le crisi strutturali all’interferenza straniera e alla disinformazione generata dall’esterno (e Vladimir Putin è perfetto nella parte del cattivo). Questo rischia però di essere un punto di partenza inadeguato sia per l’analisi che per lo sviluppo di risposte politiche efficaci.

È importante ragionare senza preclusioni ed in modo aperto in merito alla Russia. Quali le riflessioni dovrebbero quindi essere fatte sull’impatto della Russia sulla politica interna dell’Italia e di altri paesi europei?

Di quale Russia vogliamo parlare?

Ci sono molti aspetti per cui la Russia è importante per la conversazione politica interna in un paese come l’Italia.

Partiamo innanzitutto da un’idea di Russia come simbolo. Molti, in particolare all’estrema destra, sembrano vedere in una versione stereotipata del presidente russo Vladimir Putin un modello di comportamento da seguire: un uomo forte che mette al primo posto gli interessi nazionali, che prende decisioni rapide ed efficaci senza preoccuparsi dell’onere di controlli ed equilibri, che non deve preoccuparsi del “politicamente corretto” e dei diritti umani, che non si piega alle pressioni internazionali e può tutelare i cosiddetti “valori tradizionali”.

Questa è ovviamente una fantasia, piena di contraddizioni e lontana dalla realtà. Tuttavia, non si può negare che sia una fantasia potente che esercita un fascino diffuso. È interessante notare che questa è una narrazione costruita con cura dalla leadership russa per scopi interni, per marcare un forte contrasto con i disfunzionali anni ’90: anni difficili dopo il crollo dell’URSS, quando la fragilità interna dello stato russo divenne più visibile e il tenore di vita precipitò disastrosamente per la stragrande maggioranza della popolazione. In origine, questa narrazione non era anti-occidentale né particolarmente conservatrice a livello sociale, ma lo è diventata sempre di più negli ultimi anni. Ad esempio discorsi (e leggi) omofobi sono emersi in modo più spiccato nell’ultimo decennio, diventando un importante punto di discussione, ad esempio, delle campagne contro gli accordi di associazione con l’UE in Ucraina, Moldova e Georgia. Sfruttando questo e altri luoghi comuni conservatori, nonché una retorica anti-liberale e anti-occidentale, la Russia contemporanea con Putin al timone è diventata un simbolo della destra globale.

Ma davvero stiamo parlando di Russia? Probabilmente, nella misura in cui la preoccupazione espressa ruota attorno all’ascesa della destra radicale, al populismo di destra e alla diminuzione della fiducia nelle istituzioni fulcro delle democrazie liberali, la Russia in sé è marginale, se non come simbolo. I simboli ovviamente contano, ma concentrarsi sulla Russia potrebbe non essere molto utile per comprendere questa tendenza e per contrastarla, sia in termini analitici che politici.

E i soldi neri? E la disinformazione? E…?

C’è, tuttavia, una controargomentazione comune a questa tesi: la Russia, si dice, non è solo un simbolo, ma sostiene attivamente tali forze politiche. Non solo finanziariamente, ma anche favorendo la diffusione della disinformazione e utilizzando operazioni di influenza per esacerbare le divisioni sociali e polarizzare il dibattito pubblico sulle questioni più divisive: questa è l’ingerenza russa.

Sono convinto che concentrarsi sulle vulnerabilità messe in luce dalla preoccupazione per l’ingerenza russa (tra cui la disinformazione online, il ruolo dei fondi neri in politica e le questioni di sicurezza informatica) sia il modo più costruttivo per proteggere le istituzioni e i processi democratici da fattori di disturbo sia interni che esterni.

Tuttavia, viste le crescenti prove del fatto che attori associati al governo russo si impegnano effettivamente in tali attività di disturbo, concentrarsi sulle vulnerabilità non implica rimanere inerti nei casi in cui la Russia è effettivamente parte del problema: al contrario, identificare specifiche cause di preoccupazione contribuisce a definire meglio di che “Russia” stiamo parlando.

Russia, politica estera e soft power

Infine, una conversazione significativa sulla Russia e il suo ruolo nelle questioni interne nelle democrazie occidentali non può ignorare il paese stesso, la Federazione Russa, con la sua lunga storia di relazioni culturali ed economiche con i paesi europei, la sua politica estera e il suo soft power.

In Italia, ad esempio, i governi di tutti i colori hanno mantenuto negli ultimi anni rapporti relativamente amichevoli con Mosca, pur rimanendo entro i confini della politica estera condivisa concordata con i tradizionali alleati europei, sostenendo ad esempio le sanzioni dell’UE dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia (gli articoli di Siddi e Morini and Natalizia analizzano in dettaglio i rapporti Italia-Russia).

L’impatto di queste dinamiche sulla politica interna è forse limitato, ma probabilmente non trascurabile in alcuni settori, come ad esempio le politiche energetiche e ambientali. Si potrebbe ad esempio legittimamente chiedersi se lo stretto rapporto tra i principali attori dei settori energetici in Italia e in Russia ostacoli o meno, nel nostro paese, lo sviluppo di una politica energetica più ambiziosa, tra cui il pieno impegno ad abbandonare quanto prima i combustibili fossili. Potenzialmente, l’influenza su una questione politica così importante potrebbe avere conseguenze a lungo termine persino più significative di altre forme di "ingerenza russa".

Stiamo ancora parlando della Russia?

Le preoccupazioni circa l’impatto della Russia sui processi interni delle democrazie occidentali spesso portano a conversazioni in cui alla fine la protagonista non è la Russia. In alcune di queste però, la Russia resta comunque un attore importante. Concentrarsi sul ruolo effettivamente svolto dalla Russia piuttosto che confondere la Russia con una vasta serie di preoccupazioni legate alle vulnerabilità strutturali dei sistemi democratici è un passo importante verso un dibattito pubblico più significativo sulla crisi a più livelli che sta mettendo in discussione la natura stessa delle democrazie liberali.

 

Nelle prossime settimane, ospiteremo articoli ed opinioni sul ruolo della Russia e la sua influenza in Italia e altri paesi europei

 

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del progetto ESVEI, co-finanziato da Open Society Institute in cooperazione con OSIFE/Open Society Foundations. La responsabilità dei contenuti di questa pubblicazione è esclusivamente di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa. 

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