Dayton ha fatto il suo tempo? – 2
La stampa bosniaca ha ampiamente ripreso il dibattito relativo ad una possibile modifica degli accordi di Dayton, stimolato dalla pubblicazione del documento Esi "Making Federalism Work". Il sarajevese Dani ha raccolto voci di politici e amministratori.
Da "Dani" Sarajevo, 16 gennaio 2004, traduzione a cura di Nicole Corritore.
Polemiche: Gli attuali rappresentanti politici della BiH sulla proposta di revisione dell’accordo di Dayton
Si rifà il trucco al mostro di Dayton
Nello scorso numero della nostra rivista avevamo pubblicato in esclusiva la proposta dell’ESI (European Stability Iniziative) di revisione della struttura della BiH prevista dall’accordo di Dayton. Che cosa ne pensano i politici di maggior rilievo della BiH?
Il vicepresidente del Partito di Azione Democratica (SDA) Elmir Jahic dice che l’SDA considera necessario apportare determinate correzioni alla Costituzione della BiH: "Ci si deve avvicinare all’iniziativa dell’ESI con molta attenzione. La si deve analizzare sotto tutti gli aspetti, per verificare se porta con sé dei rischi inaccettabili, se apre la possibilità che nasca una terza entità. Intendo una unificazione dei cantoni su base etnica, che per noi è inaccettabile. Noi vediamo la BiH come uno Stato formato da una serie di regioni multietniche basate su principi come quelli economici e di comunicazione, e ciò significa che non devono divenire tre perché significherebbe una divisione su base nazionale della BiH."
Barisa Colak, presidente dell’Unione Democratica Croata (HDZ) della BiH, ha dichiarato per Dani che l’HDZ ha più volte sottolineato che per uno Stato con così tanti apparati amministrativi e una struttura così complessa sarà difficoltoso tendere allo sviluppo e a miglioramenti economici, così come all’inserimento nell’integrazione europea: "Questa proposta dell’ESI non va buttata. Si deve prendere in considerazione ogni proposta che va nella direzione di un riordino dello Stato".
Il presidente del Partito del Progresso Democratico (PDP) Mladen Ivanic è contrario alla proposta dell’ESI: "E’ assolutamente inaccettabile solo il pensiero che la Republika Srpska (RS) si trasformi in un cantone e quindi mantenga un livello cantonale di competenze, per non parlare della complicazione che nascerebbe se tutte le difficoltà che mostra oggi la Federazione si trasferissero a livello statale." Ivanic si è comunque dichiarato, in più occasioni, contrario alla revisione degli accordi di Dayton perché la considera una questione senza senso, attorno alla quale in BiH difficilmente si raggiungerebbe un accordo equo tra i tre popoli costituenti.
Il vicepresidente del Partito Social Democratico (SDP) Alija Behmen si è detto ammirato degli sforzi di questo noto istituto e dei suoi esperti, ma ritiene che la proposta dell’ESI non offra un’idea chiara per uscire da un disastroso vicolo cieco costituzionale: "E’ un dato di fatto che la Bosnia debba essere ricostruita allo scopo di raggiungere maggiore funzionalità e questo attraverso la decentralizzazione regionale. Nella proposta dell’ESI si parla dell’abolizione della Federazione e che ciò è fattibile da subito. Ho lavorato in Federazione e conosco bene i suoi problemi, pertanto non sono d’accordo con questa asserzione. Non si può iniziare con l’abolizione della Federazione fino a quando non si rafforzano allo stesso tempo le istituzioni centrali. Nella proposta si dice che "l’abolizione della Federazione non avrebbe effetti sulla RS, mentre la RS probabilmente accetterebbe una riforma che per il momento non vede la revisione della sua attuale struttura istituzionale". Uno Stato del genere sarebbe ordinato in maniera asimmetrica. I cantoni rimarrebbero legati direttamente allo stato, le ingerenze della Federazione si trasferirebbero a livello statale, mentre la RS manterrebbe intatte le proprie. Questo non funzionerebbe e tale asimmetria esigerebbe un maggior coordinamento degli organi statali."
Behmen afferma inoltre che dalla proposta dell’ESI non emerge che la RS diverrebbe un cantone, perché l’esercito e la polizia, per esempio, è previsto rimangano a livello della RS: "Se il Ministero della Difesa della Federazione dovesse essere trasferito a livello statale, si dovrebbero solo trasferire gli impiegati a quel livello, mentre nel campo della difesa la RS manterrebbe l’ingerenza. Una struttura del genere non porterebbe ad una maggior funzionalità. L’unica soluzione è l’abolizione delle entità e arrivare ad un’organizzazione regionale fondata sulla formazione di unità regionali naturali, basate su legami geografici ed economici. In base a questa struttura Banja Luka e Bihac rientrerebbero nella stessa regione, come Mostar con Trebinje, e Tuzla nella stessa regione di Bijeljina. Non c’è nulla di più logico e naturale che un malato di Trebinje che necessita di una serio intervento chirurgico si curi a Mostar, quello di Bihac a Banja Luka, e quello di Pale a Sarajevo."
Inoltre, l’ESI propone la formazione di un cantone erzegovese, e rispetto a questo Behmen si è così pronunciato: "Se si formasse tale cantone erzegovese, esso sarebbe in pratica etnicamente "pulito", e visto che la RS in questo senso è a sua volta molto "pulita", questo porterebbe inevitabilmente i Bosgnacchi (ndt: Bosniaci Musulmani) – attraverso un qualche tipo di collaborazione infracantonale – a formarne una propria, terza parte di BiH, e non dubito che i tre partiti etnocratici si conformerebbero con molta facilità."
Il presidente dell’Unione Socialdemocratica Sejfudin Tokic valuta che sia necessario conformare la struttura e il sistema giuridico agli standard europei, e quindi necessaria la costruzione di uno Stato più razionale e funzionale di quello attuale: "In questo contesto, credo sia importante rafforzare il ruolo dei comuni in qualità di autonomie locali e rafforzare le istituzioni dello Stato della BiH. La sola idea di mantenere la divisione territoriale in cantoni e RS, cambiandone la denominazione, non mi sembra logica, considerando che nessun cantone – e nemmeno la RS – è formato da unità economiche e naturali, perché si tratta di confini disegnati con la forza politica e con l’imposizione, non con la logica. Per capirci, è innaturale che Sarajevo, Pale e Jahorina siano divise, che Bijelina e Tuzla, ad esempio, non abbiano alcuna funzione comune… Pertanto appoggiamo la proposta di una ristrutturazione della Costituzione della BiH, ma non una soluzione che prevede una divisione territoriale interna di questo tipo."
Petar Dokic, presidente del Partito Socialista della RS dichiara che mesi fa lui stesso aveva aperto la discussione sulla questione, ma che in questo momento per il funzionamento dello Stato è maggiore il problema dell’organizzazione della Federazione che non quello della RS: "Penso che in questo momento la RS stia funzionando bene, che nella sua interezza è una parte molto funzionale della BiH e che quindi può rimanere tale qual è."
Rasim Kadic, presidente del Partito Liberal Democratico (LDS), in linea di principio è contrario a che ciò che è nato con la guerra si mantenga come una costante, soprattutto quando si vede che l’impianto attuale della BiH non può e non deve funzionare: "Penso sia molto importante siano emerse le proposte dell’ESI e dei parlamentari europei, perché ciò dimostra che l’Europa si sta svegliando e si rende conto di aver tralasciato o di non aver aiutato la Bosnia perché divenisse uno Stato con una normale organizzazione. Le iniziative vanno sostenute, ma tuttavia condanno i meccanismi tramite i quali queste iniziative tentano di sistemare tale questione. Il Mostro, anche quando si trucca, è solo un mostro truccato."
Nebojsa Radmanovic, presidente del Consiglio direttivo del SNSD (Lega dei Socialdemocratici Indipendenti) si dice cosciente del fatto che "esista un collo di bottiglia nel funzionamento della BiH e di alcune sue parti. Pensiamo che gli attuali organi statali della BiH da tempo non tengano il passo con ciò che dovrebbe essere normale, e cioè l’accordo tra tre popoli e due entità sulla riorganizzazione della BiH. Ecco perché arriviamo alla situazione nella quale alcune persone da fuori, che ci capiscono molto meno, propongono differenti iniziative attorno alle quali poi noi litighiamo. Pertanto la nostra posizione generale, non solo rispetto a questa iniziativa, è che in BiH sono i tre popoli – quindi i loro rappresentanti politici – a dover trovare un accordo su come lo Stato in cui vivono insieme potrà funzionare meglio. Sotto questa luce prendiamo anche in considerazione la proposta proveniente dall’esterno, che per altro non abbiamo analizzato per intero e nei dettagli. Su di essa si devono pronunciare tre popoli e due entità. Sono loro che devono trovare un accordo su come la BiH deve diventare."
Dragan Cavic, Presidente della Republika Srpska (RS)
Sulle entità non c’è accordo
"Le posizioni dei politici della RS, quindi dei politici serbi della BIH, sono in accordo sul fatto che sia fondamentale un riordinamento costituzionale e cioè un riordinamento delle entità. Quindi la BiH, se vuole pensare al suo futuro, deve prevedere nella sua struttura l’esistenza della RS. Le bandiere si scioglierebbero di nuovo in una maniera errata. Questa è una strada sbagliata, ed è per questo che dichiaro apertamente che queste iniziative non hanno alcun senso nel momento in cui non trovano il sostegno di tutti in BiH. Ed attualmente non ce l’hanno. C’è da chiedersi quando lo otterranno."
Haris Silajdzic, Stranka za BiH Partito per la Bosnia Erzegovina, ndr
Le due entità vanno simultaneamente abolite
"Questa iniziativa è sbagliata in partenza perché parte dal presupposto che in BiH tutto si può toccare, tutto si può cambiare, che addirittura si possano cambiare gli accordi di Dayton, solo non si può cambiare la posizione della RS. Da questo punto di vista penso che l’approccio sia sbagliato. D’altra parte, in base alle discussioni che ho avuto e al testo che ho letto, vedo che si prevede l’abolizione della Federazione mentre la RS come entità si modellerebbe con il tempo in qualcosa di totalmente diverso – probabilmente un cantone. Io semplicemente non capisco. Non vedo perché questa entità debba essere privilegiata se penso a come e in quale situazione è nata, rispetto alla Federazione. Si aprono inoltre delle questioni prettamente amministrativo-legali: quale sarebbe la posizione di questa entità che per un certo periodo presenzierebbe a livello degli organi centrali dello Stato rispetto alla restante parte del paese che verrebbe ridotta al solo livello cantonale? La seconda domanda logica è: come si può mantenere un’entità e non l’altra? E quest’ultima cosa diventa?
Secondo il mio parere l’unica soluzione sta nell’abolizione simultanea delle due entità, anche con gradualità. Nella misura in cui desideriamo seriamente il bene dei cittadini della BiH, lo Stato va organizzato sul principio delle regioni economiche, perché solo esse sono sopravvissute per centinaia di anni, e solo esse possono in BiH servire ai cittadini nello sviluppo economico e per l’avvio di nuovi spazi di collaborazione all’interno e all’esterno del paese. Solo questo può portare l’economia ad un qualsivoglia ordine."
Vedi anche:
– Dayton ha fatto il suo tempo?
Vai al documento dell’European Stability Initiative (ESI) Making Federalism work – a radical proposal for practical reform
Vai al testo degli Accordi di Dayton