Dante Alighieri a Sarajevo

Tanta voglia di far conoscere la cultura italiana in Bosnia Erzegovina e al contempo un reciproco scambio culturale tra i due paesi. Le motivazioni e gli scopi di questo impegno spiegate da Emirka Aličić, presidentessa dell’Associazione “Dante Alighieri” di Sarajevo

12/08/2014, Mario Fiorin -

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Dante (dipinto di Jean-Leon Gerome )

Da cosa nasce l’idea di costituire l’Associazione per la promozione della cultura italiana a Sarajevo?

In passato esisteva già un Comitato Dante Alighieri a Sarajevo, ma parecchi anni fa ha cessato di essere attivo, probabilmente per mancanza di sostegno.

Con il tempo si è creato un altro gruppo di persone entusiaste, composto anche di italiani che vivono in Bosnia Erzegovina, la maggior parte per motivi di lavoro, che vogliono mantenere il legame con il loro paese e, allo stesso tempo, promuovere la cultura italiana.

Io stessa ero molto motivata a ritrovare la lingua e la cultura del paese che ho visitato da studentessa. Ero a Perugia, all’Università italiana per stranieri. Fu la scoperta di un paese che è rimasto nel mio cuore per sempre. Vi ho fatto ritorno in seguito, da insegnante dell‘Istituto di Lingue straniere di Sarajevo, e questa esperienza mi ha aiutato molto nel lavoro con gli studenti dei corsi di italiano.

Oggi la nuova associazione, riconosciuta dalla Dante Alighieri di Roma, riunisce anche una parte di soci della vecchia associazione.

Quali sono le motivazioni delle altre persone che fanno parte dell’associazione?

Tra i soci ci sono persone che durante la guerra sono state in Italia, per farsi curare o come  accompagnatori di qualcuno che aveva bisogno di cure, come ad esempio uno dei membri del Consiglio direttivo della nostra associazione. Dopo aver studiato in Italia, è ritornata a Sarajevo dove adesso lavora. Tanti sono i bosniaci che hanno fatto un percorso simile e vogliono mantenere questo legame attraverso le attività della Dante.

Quali sono i principali scopi e le attività più significative della Dante Alighieri?

Ci occupiamo di letteratura, scienza, istruzione, ma anche di sport ed economia. Quindi, oltre ad organizzare conferenze su argomenti letterari, storici e artistici, proponiamo anche eventi di cucina e moda. E ci occupiamo anche di assistenza agli imprenditori italiani e bosniaci. La parte fondamentale del nostro programma sono i corsi d’italiano, per adulti ma anche per i bambini. Esiste un grande interesse e, dopo le vacanze estive, riprenderemo con maggior entusiasmo.

Trai vostri scopi c’è anche quello di avvicinare gli italiani alla cultura bosniaca?

Certamente. Desideriamo che i nostri amici italiani si sentano bene in Bosnia Erzegovina e che conoscano bene la sua antica e ricca cultura. Si tratta di reciprocità. Le conferenze che abbiamo organizzato di recente testimoniano bene i legami forti tra i nostri due paesi.

Collaborate con associazioni e istituzioni italiane, con l’Ambasciata e l’Ufficio culturale dell’Ambasciata d’Italia?

La nostra associazione è stata fondata il 24 gennaio di quest’anno, per lavorare concretamente siamo stati costretti ad aspettare la registrazione legale presso le autorità bosniache, avvenuta a maggio. Ma già a settembre avremo insieme con l’Ambasciata una prima azione comune in occasione della Giornata delle lingue straniere che si terrà a Brčko, dove presenteremo le nostre attività.

Sarajevo prima della guerra, Sarajevo durante la guerra e nell’immediato dopoguerra, Sarajevo oggi: secondo lei, la città quale volto ha offerto e offre agli stranieri?

La ringrazio di questa domanda. Sarajevo oggi riprende il respiro che aveva perso tempo fa. Durante la guerra Sarajevo è stata costretta a lottare per sopravvivere e ovviamente ha smesso di essere una città libera e “pura” com’era prima. Oggi la città si sta riprendendo, soprattutto con l’aiuto dei giovani che, anche grazie alle nuove tecnologie, le danno una nuova dimensione di maturità.

Sarajevo è una città dinamica, in pieno sviluppo, nelle sue strade potete sentire tante lingue diverse, soprattutto nel cuore della città vecchia, la Baščaršija. Nel centro della città, oltre ai simboli della cultura bosniaca, si trovano quasi l’uno accanto all’altro i principali luoghi di culto di quattro grandi religioni. I cittadini di Sarajevo sono lieti di condividere questo tesoro con i visitatori, che ogni anno sono sempre più numerosi.

Sfortunatamente, l’economia non si è ripresa completamente e questo è dovuto soprattutto ad una situazione politica ancora instabile.

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