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Dal Montenegro le reazioni all’attentato a Djindjic
Dalla nostra corrispondente una rassegna delle posizioni di politici e di alcune personalità note a seguito dell’attentato al premier serbo Zoran Djindjic.
Tutti i media montenegrini ieri e oggi parlano ininterrottamente dell’assassinio del Primo Ministro della Serbia. Si concentrano sulla descrizione dell’attentato, sullo stato d’emergenza e sulle dichiarazioni di politici, esperti indipendenti, e della gente incontrata per la strada. La reazione è sempre la stessa, lo shock, l’incredulità, la delusione nella mancanza di sicurezza e la profonda compassione per Zoran Djindjic. Oggi alle 11 il Governo montenegrino ha convocato l’assemblea commemorativa per la morte del Primo Ministro della Serbia, Zoran Djindjic. "L’assassinio di Zoran Djindjic è un calcolato atto t[]istico contro la democrazia, ed un colpo pesante alle forze riformiste della Serbia. Questo è allo stesso tempo una grande perdita per l’Unione della Serbia e Montenegro nel periodo della propria nascita, alla quale Djindjic aveva dato un contributo speciale", ha detto il Primo Ministro del Montenegro, Milo Djukanovic all’assemblea. Il quale ha aggiunto che la morte del Djindjic è una grande perdita anche per il movimento democratico nella regione. Il Governo ha deciso che il giorno del funerale di Zoran Djindjic, sabato 15 marzo, si proclamerà una giornata di lutto nazionale nel Montenegro.
Ieri sera è stata organizzata l’assemblea del Consiglio supremo della difesa di Serbia e Montenegro, il presidente dell’assemblea è stato il neo eletto primo presidente della Serbia e Montenegro, Svetozar Marovic. Nel comunicato al pubblico dopo l’assemblea, si sottolinea che è stato comandato al capo del quartier generale dell’Esercito della Serbia e Montenegro (SCG), di proclamare lo stato di pre-allerta al combattimento. Una delle conclusioni dell’assemblea è anche la richiesta di piena collaborazione tra i Ministeri dell’Interno della Serbia e del Montenegro e che si ordini ai Servizi per la sicurezza statale di aiutare gli stessi ministeri. Il Ministro della polizia montenegrina, Milan Filipovic, ha confermato alla Radio del Montenegro che "il Ministero dell’Interno insieme con l’esercito della SCG assicurano controlli addizionali lungo i confini". Anche il direttore delle dogane, Vladan Begovic, ha confermato all’agenzia Tanjug che le misure di sicurezza e del controllo sono aumentate al confine, il che vuole dire controllo dettagliato dei viaggiatori, e delle automobili con approfondite ispezioni all’interno.
I leader di tutti i partiti politici hanno mostrato compassione per la morte di Djindjic.
"L’unico uomo che aveva la capacità di guidare le riforme in Serbia, che ha avuto doti di volontà, forza e asservimento, e proprio per questo è stato rimosso dalla scena politica", ha detto il leader del Partito Social-Democratico Ranko Krivokapic. Il Ministro degli Esteri del Montenegro, Burzan, ha dichiarato che si tratta di un assassinio politico che ha l’intenzione di disturbare la Serbia e portarla nello status di vuoto politico. Oggi è un giorno difficile per la Serbia e Montenegro, ha concluso il ministro. Il Presidente del SNP (Il Partito Sociale-Popolare), Predrag Bulatovic, ha dichiarato che l’attentato al Primo Ministro testimonia che la Serbia e Montenegro sono politicamente instabili, insicuri, e non immuni al crimine organizzato.
Il professore alla Facoltà di Economia Veselin Vukotic, ha asserito per Radio Free Europe che l’assassinio del Primo Ministro della Serbia, che era anche il leader delle riforme in uno dei paesi più importanti della regione, ritarderà le riforme, il Processo di associazione e stabilità con l’Unione Europea e contribuirà significativamente alla diminuzione degli investimenti stranieri. "Riguardo ai rapporti della Serbia e Montenegro – noi avevamo raggiunto una fase in cui molti problemi erano prossimi alla soluzione. Tutto questo adesso dovrà ricominciare – si ricominceranno diverse negoziazioni, perché, mi sembra che con la morte di Djindjic, la comprensione tra la Serbia ed il Montenegro finirà ad un livello più basso, e questo riaprirà vecchi problemi politici", ha detto Vukotic.
Nebojsa Medojevic, direttore esecutivo del Gruppo per i Cambiamenti, commenta che "la morte di Djindjic avrà implicazioni negative sui rapporti tra Serbia e Montenegro, perché il Montenegro ha perso un vero e raro partner democratico della Serbia". "Zoran Djindjic era un raro politico serbo che rispettava profondamente l’identità montenegrina e ha avuto la capacità democratica di riconoscere il diritto dei Montenegrini alla autodeterminazione e al referendum", ha detto Medojevic per Radio Free Europe. Aggiungendo, infine, che in questo momento, più importante dei rapporti tra Belgrado e Podgorica sarà il confrontare l’underground della Serbia. E che questo dovrebbe essere un segno rivolto alla comunità internazionale affinché si occupi seriamente del problema ed aiuti gli stati della regione a confrontare il male che è il maggior ostacolo alle riforme.