Da Belgrado a Bruxelles, di corsa

Si è conclusa a Bruxelles l’ultramaratona a staffetta di un gruppo di studenti serbi. L’obiettivo? Consegnare ai rappresentanti delle istituzioni europee delle lettere di denuncia della situazione politica in Serbia e delle tendenze autoritarie del presidente Vučić

13/05/2025, Federico Baccini Bruxelles

Da-Belgrado-a-Bruxelles-di-corsa

L'arrivo degli studenti serbi a Bruxelles (foto F. Baccini)

Alla fine, gli studenti serbi sono arrivati. Lo hanno fatto dopo una corsa lunga quasi duemila chilometri, iniziata più di due settimane fa a Belgrado e arrivata il 12 maggio a Bruxelles, nel cuore dell’Unione europea che ancora fatica ad ascoltare un appello al rispetto dei principi dello stato di diritto, che in Serbia continua ininterrottamente da oltre sei mesi.

"Unione europea, dove sei?" "Unione europea, difendi i tuoi valori! Supporta gli studenti serbi nella lotta per la democrazia, la trasparenza e la giustizia". E ancora: "Le avventure di Tintin [celebre serie a fumetti belga, ndr] nella terra dove la corruzione uccide [riferimento alle accuse contro il presidente serbo Aleksandar Vučić, ndr]"

Tutta l’urgenza – unita alla creatività – racchiusa negli slogan delle proteste in Serbia è approdata nella capitale europea in un pomeriggio di maggio per accogliere l’arrivo di un gruppo di ragazzi e ragazze, che hanno attraversato il continente per chiedere sostegno al loro sforzo civico per riportare il proprio Paese sui binari della democrazia.

Una maratona per la democrazia

Lo scorso 25 aprile un gruppo di 21 studenti aveva iniziato un’ultramaratona a staffetta di 1.933 chilometri dalla capitale serba a Bruxelles per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni dell’Ue sul regresso democratico e le tendenze autoritarie del presidente Vučić.

"Dal mio paese a Bruxelles", è lo slogan dell’iniziativa arrivata nella capitale europea dopo 18 giorni di corsa, dove gli studenti/corridori hanno consegnato alcune lettere sulla situazione politica interna a seguito del crollo della tettoia della stazione ferroviaria di Novi Sad il 1° novembre 2024, che ha causato 16 morti.

Da allora sono in corso proteste di massa contro la corruzione, la censura dei media, le violazioni dello stato di diritto e le frodi elettorali, con gli studenti che recentemente hanno lanciato una serie di iniziative per tenere alta l’attenzione da parte delle istituzioni europee. Il 15 aprile alla sede di Strasburgo del Consiglio d’Europa era arrivata una delegazione di 80 ciclisti serbi dopo un percorso lungo 13 giorni.

"Corriamo per la democrazia, ma anche per il nostro futuro", ha spiegato con il fiato rotto dall’ultimo sforzo della lunga corsa (dalla città belga Liegi) uno dei corridori. Gli studenti sono stati accolti tra due ali di folla – principalmente della comunità serba in Belgio, ma non solo – su un tappeto rosso disteso davanti alla rotonda di Schumann, davanti ai palazzi della Commissione e del Consiglio europeo, al ritmo della musica che da mesi anima tutte le proteste in Serbia.

Una canzone su tutte Pump It Up, il simbolo acustico della persistenza degli studenti contro il potere di Vučić ("pompalo fino a farlo scoppiare", si leggeva in un cartellone). 

Gli studenti serbi hanno in programma una serie di incontri istituzionali a Bruxelles, a partire da una delegazione di eurodeputati. Il 13 maggio al Comitato economico e sociale europeo (Cese) e il 14 maggio con il commissario per la Democrazia Michael McGrath e la commissaria per l’Allargamento Marta Kos.

"La Commissione ascolterà il messaggio, le richieste e le preoccupazioni degli studenti", ha spiegato  in un punto con la stampa europea il portavoce responsabile per la politica di allargamento Ue, Guillaume Mercier, precisando che "ci impegniamo a collaborare per lavorare sul percorso di adesione della Serbia e sulle importanti riforme con chiunque lo desideri".

"Corsa fino a Bruxelles" (foto F. Baccini)

"Corsa fino a Bruxelles" (foto F. Baccini)

Il supporto del Parlamento europeo

"Una serie di rivendicazioni degli studenti nei confronti delle autorità serbe coincidono con i criteri di adesione all’Unione europea: la lotta contro la corruzione, il sostegno allo stato di diritto e alla libertà dei media", è quanto spiegato dal relatore del Parlamento europeo per la Serbia, Tonino Picula, in occasione del voto in sessione plenaria a Strasburgo sulla sua relazione  lo scorso 7 maggio.

Come si legge nel testo approvato a larga maggioranza, gli eurodeputati deplorano "la risposta tardiva e la mancanza di responsabilità" delle autorità serbe, così come "la lentezza delle indagini e la mancanza di trasparenza all’indomani della tragedia" del crollo della tettoia della stazione ferroviaria di Novi Sad il 1° novembre 2024.

La richiesta è di "un procedimento giudiziario completo e trasparente" e di un esame "approfondito" sul modo in cui la corruzione "abbia portato all’abbassamento degli standard di sicurezza e contribuito a questa tragedia".

Le preoccupazioni che richiedono una risposta urgente rimangono quelle relative alle "questioni sistemiche" evidenziate dalle proteste studentesche in Serbia: dalle libertà civili alla separazione dei poteri, fino alla corruzione, la protezione dell’ambiente e la trasparenza istituzionale e finanziaria. "Le richieste degli studenti sono in linea con le riforme che la Serbia dovrebbe attuare nel suo percorso europeo", ribadisce la relazione dell’Eurocamera.

Particolare attenzione è rivolta alle violazioni della libertà di espressione e di riunione, incluse le accuse di utilizzo di "tecnologie illegali di controllo della folla", le violenze fisiche contro i manifestanti, gli atti di intimidazione da parte dei servizi di sicurezza, "l’uso improprio dei dati personali contenuti nei registri pubblici per ritorsioni" e le "crescenti pressioni politiche e finanziarie" esercitate sugli insegnanti di ogni ordine e grado.

Per tutti questi motivi il Parlamento europeo esorta le missioni diplomatiche dell’UE e degli Stati membri a "continuare a seguire da vicino i procedimenti giudiziari in corso relativi alle proteste".

Per il relatore Picula ora bisogna però anche guardare al futuro. "Abbiamo degli interrogativi, perché non sappiamo quale sarà il prossimo capitolo: come si organizzeranno gli studenti?"

Se da una parte del movimento sta iniziando a emergere la richiesta di nuove elezioni, "non si sa in quali condizioni e come sarà organizzata l’attività politica, né se si raggrupperanno in qualche forma o se intendono sostenere qualche candidato", avverte l’eurodeputato croato, che parteciperà al "dialogo democratico" con gli studenti serbi a Bruxelles per avere maggiore conoscenza delle loro intenzioni e di "cosa possiamo fare per sostenerli".

L'arrivo degli studenti serbi a Bruxelles (foto F. Baccini)

L’arrivo degli studenti serbi a Bruxelles (foto F. Baccini)