Croazia: turismo da record

30/08/2001, Redazione -

La stagione turistica in Croazia ha raggiunto nel mese di agosto il suo culmine di presenze. E’ la stagione più riuscita nella storia della neonata Repubblica di Croazia, anche se dai dati che emergono i numeri rimangono inferiori a quelli della stagione in assoluto migliore, quella del 1989 quando la Croazia era ancora membro della Federazione Jugoslava. I risultati si vendono anche sul piano della borsa valutaria. Il valore della valuta croata, la kuna, veniva da anni sopravalutata tramite la politica monetarista del Banco nazionale. Nella seconda metà di agosto invece il valore della moneta locale è diminuito rispetto alle valute europee, tanto che il prezzo di acquisto del marco tedesco è passato da 3.69 a 3.85 kune. Secondo tutti i dati apparsi sui quotidiani dalla metà di luglio in poi, ma anche in base alle informazioni rilasciate dalle agenzie turistiche locali, le strutture di accoglienza turistica della costa sono sfruttate al massimo delle loro capacità.

Turismo non solo europeo

Le caratteristiche della clientela turistica si mantengono fondamentalmente identiche a quelle del passato, anche se con alcune differenze rispetto alla spesa media che i diversi gruppi affrontano. La maggior percentuale dei turisti arrivati quest’anno in Croazia appartengono per la maggior parte ai ceti medio-bassi dei paesi occidentali, provenienti soprattutto dall’Europa centrale. Al primo posto si trovano come sempre gli ospiti tedeschi (circa 20% del totale), ai quali seguono in ordine di percentuale gli austriaci, gli italiani, i cechi e gli ungheresi. Quest’anno si registrano però anche alcuni segni di cambiamento. Per esempio risulta moltiplicato il numero dei turisti britannici, e per la prima volta vi è un numero rilevante di turisti israeliani, anche se questi due gruppi non rientrano numericamente tra i primi dieci nella classifica delle presenze.
Non di poco conto anche il numero dei turisti provenienti da ex-repubbliche jugoslave, come la Slovenia e la Bosnia Erzegovina. I bosniaci frequentano soprattutto la Dalmazia centrale e meridionale, dove molti di loro possiedono case di villeggiatura ancora dal periodo pre-guerra. Non è invece significativo il numero dei turisti provenienti da Serbia, Montenegro e Macedonia. Questo è dovuto sia alle difficoltà burocratiche per l’ottenimento del visto di ingresso, sia per il timore che nelle regioni dalmate possano scoppiare scontri con la destra radicale – tradizionalmente antiserba – nel caso dell’arrivo di un numero rilevante di turisti jugoslavi. Nonostante ciò i cittadini jugoslavi, specialmente coloro ancora proprietari di case di villeggiatura ora liberate o parzialmente liberate dagli occupanti – profughi o ex-militari croati – trovano il modo di passare le proprie vacanze sulla costa adriatica.

Turismo povero e turismo abbiente

I turisti tedeschi e quelli provenienti dai paesi dell’Europa centrale appartengono alla categoria di coloro che per le proprie vacanze spendono di meno, giustificate in parte dagli alti prezzi dei ristoranti e dei servizi come escursioni e gite guidate, in parte dalle condizioni sociali ed economiche medio-basse di questi turisti.
Si nota invece una differenza sostanziale tra questi e i turisti britannici e israeliani, che spendono molto di più, sia per gli alloggi che per i servizi. Un esempio emerge dalle dichiarazioni rilasciate da fonti vicine alla Giunta Regionale di Fiume, da cui risulta che le percentuali dei turisti provenienti da Israele e dalla Svezia – quindi i più ricchi- rientrano tra le prime dieci categorie di stranieri che alloggiano negli alberghi della Costa di Abbazia, conosciuti per il livello lussuoso dei servizi offerti. Ma non si devono dimenticare i russi- anche se statisticamente ancora irrilevanti – appartenenti al ceto dei nuovi ricchi, spesso collegati alla malavita locale ed internazionale e pronti a spendere cifre altissime. La maggior parte della popolazione croata invece non ha possibilità economiche tali da permettersi l’alloggio in albergo. Ma molti di essi possiedono una seconda casa sulla costa o in zone interne del paese – in campagna o in zone montuose – e riescono a trarne un vantaggio economico affittandola in parte ai turisti stranieri.
Un’altra categoria che influenza in positivo l’economia turistica è quella del turismo nautico, in crescita costante come numero di presenze, e di provenienza soprattutto austriaca, tedesca e italiana. La recettività delle marine attrezzate riesce per ora a coprire la domanda, ma se i numeri dovessero aumentare con la linearità di questi ultimi anni, si dovrà certo prevedere la costruzione, o la ristrutturazione, di nuovi spazi adibiti all’accoglienza organizzata delle barche da diporto.

Prezzi elevati rispetto alle aspettative

Rispetto ai costi, i commenti che si raccolgono tra gli ospiti dei luoghi di villeggiatura sono abbastanza simili, con eccezione di alcune categorie comunque avvantaggiate perché provenienti da paesi in cui lo standard di vita è molto elevato.
Mentre la media dei turisti considera i prezzi dei ristoranti molto alti, dove una bottiglia di vino che normalmente si acquista al supermercato per 10-40 kune viene fatta pagare dalle 80 alle 250 kune, coloro che non si lamentano di questo aspetto sono i turisti scandinavi, per i quali tutto costa molto meno che nel proprio paese di residenza. Inoltre la scarsità di produzione interna, obbliga la Croazia ad importare molti prodotti i cui prezzi alla vendita non sono ovviamente bassi.
Rispetto all’inspiegabile lievitare dei prezzi arrivano critiche durissime anche dalla Slovenia. Come scrive un quotidiano di Maribor, la gente della Dalmazia non ha alcun rispetto o interesse reale verso i turisti, anzi – come riporta il titolo dell’articolo menzionato – "se ne frega altamente".
L’interno del paese non presenta un’industria turistica di rilievo. Tra i più conosciuti rientrano il complesso dei Laghi di Plitvice – al confine est con la Bosnia Erzegovina – e alcune terme nella zona di Zagorje, ma in generale i complessi turistici dell’interno ricoprono meno del 5% della recettività turistica complessiva. Alcune aree della Slavonia potrebbero divenire di interesse turistico, sia per cittadine interessanti a livello architettonico sia per centri termali e aree verdi di ampio respiro, ma le devastazioni della guerra sono ancora visibili e la ricostruzione avanza molto lentamente.

Strutture alberghiere e alloggi privati

La struttura dell’industria turistica croata è mista. Gli alberghi appartengono per lo più ad aziende private, una volta statali e con la privatizzazione venduti a realtà locali oppure ad aziende turistiche internazionali. I piccoli proprietari di strutture privatizzate si riferiscono per la maggior parte a dipendenti o ex-dipendenti delle stesse aziende turistiche. Ma a causa di numerosi abusi subiti negli anni passati, parecchi hanno perso la proprietà delle azioni, e la percentuale dei piccoli azionari si è ridotta di molto. Anche vista questa esperienza, in alcune zone esistono oggi associazioni di categoria – soprattutto nell’area di Split e di Sibenik – che si occupano di difendere legalmente gli ex-piccoli azionari e tutelare coloro che lo sono ancora.
Molti dei grandi proprietari privati sono oriundi croati. Tra i più conosciuti vi sono il cileno Andronico Luksic – personaggio già molto vicino a Pinochet e al governo di Tudjman, e Goran Strok – emigrato a Londra nel 1990 e vicino al Partito Socialdemocratico croato (SDP). Mentre Luksic ha acquistato le sue proprietà – presso Parenzo in Istria – durante gli ultimi anni del governo Tudjman e i primi anni della svolta politica, Strok è comparso sulla scena solo quest’anno, acquistando in contanti strutture alberghiere situate in Dalmazia meridionale e nella zona di Dubrovnik.
Esiste poi la categoria dei piccoli alberghi a conduzione familiare, che rappresentano il 50% della recettività turistica totale – se si esclude il settore relativo ai posti letto offerti in appartamenti o stanze. Infatti quasi metà del totale dell’offerta si riferisce ad abitazioni private. I proprietari – ed usufruenti – sono persone residenti nelle stesse località turistiche, ma anche persone residenti in zone interne che utilizzano le proprie case di villeggiature come fonte di introito economico.

Industria turistica ed evasione fiscale

Un problema connesso al "piccolo" commercio turistico è collegato al fatto che una grande parte di esso (si dice non meno del 30% sul totale) non e’ registrata presso le autorità turistiche locali. Questo significa che nelle casse del fisco – sia locale che statale – non entrano le imposte a carico di questa fonte di profitto. Il controllo e la prevenzione del turismo clandestino dipende dalla situazione locale: in alcuni casi viene assunto un atteggiamento di "tolleranza", mentre in altri viene usato il meccanismo della corruzione. In ogni caso, sia che si tratti di metodi legali o illegali, sulla costa adriatica guadagnano anche i piccoli imprenditori, e non soltanto le grandi industrie turistiche.
In conclusione si deve dire che una buona stagione turistica non risolve le difficoltà economiche e sociali del paese, ma di certo riesce ad attenuare quelle delle zone costiere, drammatiche soprattutto nelle zone dell’Adriatico meridionale per anni evitate dai turisti perché più prossime ai confini della Bosnia Erzegovina e quindi considerate maggiormente "a rischio".

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