Croazia: sospetto abusi psichiatrici

Nel luglio di quest’anno la moglie di un giudice di Osijek è stata sottoposta ad ospedalizzazione coatta, senza motivo apparente. Il drammatico caso ha sollevato l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media sugli abusi della psichiatria in Croazia

23/08/2013, Drago Hedl - Osijek

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Jack Nicholson in una scena del film di Forman

Sembrava una scena del film di Forman “Qualcuno volò sopra il nido di cuculo”: hanno portato la donna al reparto di psichiatria, l’hanno legata e imbottita di farmaci. Prima di allora non era mai stata curata in psichiatria, non era mai stata sanzionata, né civilmente né penalmente, e non è mai stata una donna violenta. Il destino della donna che è stata ospedalizzata per 24 giorni presso la Clinica psichiatrica di Osijek, e poi nel più noto ospedale psichiatrico croato, quello di Vrapče , nei pressi di Zagabria, ha scioccato l’opinione pubblica, ha destato l’attenzione dei media e ha allarmato le associazione per la protezione dei diritti umani.

Il motivo per cui Zdenka Kvesić, moglie di un influente giudice della contea di Osijek, è finita all’ospedale psichiatrico, è veramente incredibile: provocata dal comportamento del figlio ventunenne, gli ha dato uno schiaffo con il palmo della mano. Il figlio ha chiamato la polizia che ha portato la donna in centrale, poi in pretura e la giudice, dopo aver parlato con il marito della Kvesić, ha ordinato l’ospedalizzazione forzata della donna senza che questa avesse mostrato alcun comportamento violento.

Lo psichiatra che l’ha esaminata, l’ha dichiarata pericolosa per se stessa e per chi le sta attorno, diagnosi che è stata sufficiente per il Tribunale della contea di Osijek, dove lavora il marito della donna, per prolungare a Zdenka Kvesić la permanenza forzata in ospedale.

Ma l’avvocatessa della sfortunata donna ha voluto chiedere il parere di due rinomati medici di Zagabria. La loro analisi è stata completamente diversa: contestata la diagnosi, entrambi hanno ribadito che non sussiste alcun motivo per l’ospedalizzazione forzata. La loro diagnosi, tuttavia, non ha evitato alla sfortunata donna il reparto psichiatrico.

Il giorno dopo che la storia è comparsa sui media, per ripicca la donna è stata posta in isolamento: tolto il cellulare e vietato le visite, persino il contatto con l’avvocatessa. E quando i giornalisti hanno continuato a interessarsi alla vicenda della moglie del giudice, segretamente quest’ultima è stata spostata a Vrapče, nel reparto per malati gravi di mente. Solo grazie alla pressione dell’opinione pubblica Zdenka Kvesić è stata poi rilasciata, ben 24 giorni dopo il suo fermo.

Abusi psichiatrici?

Quando era ormai ovvio che la donna fosse stretta dalla morsa del sistema giudiziario- sanitario, dalle colonne dei giornali la storia è passata sulla tv nazionale. Ed è diventata il tema del giorno, suscitando numerose reazioni e domande: si è stati di fronte ad un abuso della psichiatria? È possibile che nel 21° secolo, in un paese che è appena diventato membro dell’UE, si possano mandare negli ospedali psichiatrici persone scomode, come accade nelle più tetre dittature?

Secondo quanto riconosciuto da Vlade Jukić, presidente della Società psichiatrica della Croazia e direttore della Clinica psichiatrica di Vrapče, dal 1969 al 1987, nel solo istituto di Vrapče per motivi politici sono state curate forzatamente 49 persone. Jukić lo ha affermato non appena è scoppiato il grande scandalo dell’ospedalizzazione forzata della moglie del potente giudice di Osijek. Per poi affermare però, subito dopo, come persona che “conosce  bene come funziona la psichiatria croata”, che oggi in Croazia “non vi sono ospedalizzazioni forzate con una qualche connotazione  politica o non psichiatrica”. Ma è proprio vero?

Altri casi simili

Alcuni giorni prima del caso dell’ospedalizzazione forzata di Zdenka Kvesić, a Zagabria, in modo simile è finito forzatamente in psichiatria Branko Kakarić, colonnello in pensione dell’esercito croato. Kakarić aveva dichiarato che avrebbe iniziato uno sciopero della fame davanti alla sede della Commissione europea a Bruxelles, per avvertire le istituzioni dell’UE che la magistratura in Croazia da anni proteggeva la criminalità organizzata. Aveva inviato la notizia sullo sciopero della fame a numerosi indirizzi e, siccome ha dichiarato di possedere le prove sulla attività criminale di un ex e di un attuale ministro, era stato chiamato all’Avvocatura di stato per riconoscerli. Però, appena uscito dall’ufficio del procuratore, lo aspettava la polizia che lo ha portato in modo forzato in ospedale. È stato rilasciato dopo alcuni giorni dietro pressione dell’opinione pubblica, solo dopo che la storia è finita sui media. La moglie del colonnello ha dichiarato che suo marito non ha mai sofferto di alcuna malattia mentale.

Nel giugno 2009 Dragutin Pocrnić ha informato l’opinione pubblica in merito a un giro di prostituzione minorile presso l’Istituto per l’infanzia di Osijek, dove in quel periodo si trovava anche suo figlio. Quando ha annunciato che avrebbe fatto ai giornalisti i nomi dei politici e degli imprenditori che abusavano sessualmente delle minorenni, è stato arrestato e portato davanti ai magistrati. Nonostante fosse in possesso di regolare permesso per visitare il figlio, sono stati comminati a Pocrnić 15 giorni di prigione, perché avrebbe fatto visita al figlio senza – secondo la valutazione del tribunale – averne il diritto.

Nella prigione di Osijek uno psichiatra senza nemmeno entrare nella stanza dove stava Pocrnić gli ha comunicato che era molto malato, pericoloso per se stesso e per le persone accanto a lui e che avrebbe dovuto farsi curare. Pocrnić è poi stato spostato urgentemente nel reparto psichiatrico dell’ospedale del carcere di Zagabria, in una stanza chiusa, fra assassini e tossicodipendenti gravi. Soltanto dopo un colloquio con la direttrice dell’ospedale della prigione è stato trasferito nel reparto di chirurgia, in una stanza usata come  “dependance” della psichiatria per i casi meno gravi. Qui, senza diagnosi e terapia, è rimasto cinque mesi e 11 giorni, per essere poi dimesso il 27 novembre 2009.

Il caso più noto di ospedalizzazione psichiatrica coatta è però quello accaduto nel 2008 quando Mirjana Pukanić, moglie del famoso giornalista Ivo Pukanić (alcuni mesi dopo morto a seguito dell’esplosione di un ordigno piazzato sotto la sua automobile) in modo drammatico, davanti alle telecamere della tv, è stata buttata fuori di casa e trasferita all’ospedale.

Allora il Partito socialdemocratico (SDP) – all’epoca era all’opposizione, ora al governo – ha chiesto di avviare un dibattito in parlamento sulla questione dei sospetti abusi psichiatrici, per determinare eventuali violazioni di legge o le possibili mancanze da parte delle istituzioni statali nei casi delle ospedalizzazioni forzate.

Non se ne è più saputo nulla.

Il caso della moglie del giudice e gli altri casi simili, mettono comunque fortemente in questione le affermazioni del direttore della clinica di Vrapče, il dott. Jukić, secondo il quale in Croazia dal 1969 al 1987 vi sono stati 49 casi di abuso della psichiatria. E da allora più nessuno.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa

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