Croazia: repulisti nelle redazioni

Alla vigilia di una probabile vittoria del centro-destra alle elezioni politiche in programma a fine 2015, l’Associazione dei giornalisti croati lancia un allarme sulle purghe in atto nelle redazioni

25/06/2015, Drago Hedl - Osijek

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Boris Dežulović (foto Buka )

L’Associazione croata dei giornalisti ha emesso un drammatico comunicato su pressioni a cui sono sottoposti giornalisti e redazioni, e che, perlopiù, provengono dalle fila dell’Unione croata democratica (HDZ), partito politico attualmente all’opposizione ma che tutti i sondaggi prevedono come prossimo vincitore alle elezioni politiche che si terranno a fine anno.

Due noti giornalisti croati, Boris Dežulović di Slobodna Dalmacija e Boris Pavelić di Novi list sono stati licenziati nella stessa settimana. Davor Krile, giornalista di Slobodna Dalmacija, al quale come per Dežulović e Pavelić si può attribuire l’epiteto di essere di “sinistra” (col condizionale però, perché sono tutti critici anche nei confronti della sinistra), è rimasto senza il suo tradizionale editoriale su Slobodna Dalmacija, che però nel frattempo ha accolto con favore Tihomir Dujmović, sostenitore di idee di estrema destra.

Non molto tempo fa ad Ante Tomić, giornalista satirico, impiegato presso il quotidiano Jutarnji list, è stato rovesciato addosso un secchio pieno di urina e feci sulla terrazza di un bar di Spalato. Branko Mijić, fino a poco tempo fa redattore di Novi list, premiato di recente come miglior giornalista dell’anno dall’Associazione croata dei giornalisti, è stato licenziato perché ha pubblicato un editoriale che non è stato gradito dai proprietari della testata.

Siccome si tratta di giornalisti orientati a sinistra, l’opinione pubblica ha motivo di concludere che sono già iniziate le purghe di quei giornalisti indesiderati alla vigilia di un probabile cambio di governo.

Il caso Dežulović

Boris Dežulović è parte del trio Viva Ludež, nucleo dei fondatori dell’ex settimanale satirico-politico Feral Tribune. Assieme a lui ne fanno parte Viktor Ivančić e Predrag Lucić. Il Feral, a causa di anni di pressioni, si è spento nel 2008, e da allora Dežulović ha lavorato per Slobodna Dalmacija come editorialista. Slobodna Dalmacija è un quotidiano del più grande gruppo editoriale della Croazia, la zagabrese Europapress Holding (EHP), recentemente acquistata da uno degli avvocati più famosi del Paese, Marijan Handžeković.

Dežulović ha ricevuto recentemente la lettera di licenziamento. Motivo del licenziamento il fatto che Slobodna Dalmacija è stata portata in tribunale a causa di un suo testo con cui ha commentato la presa di posizione di una decina di intellettuali di Spalato, strenui oppositori al Gay Pride che si è tenuto nella stessa città costiera. Il gruppo di intellettuali ha accusato gli omosessuali di essere colpevoli del fatto che la polizia non è riuscita a far luce sull’omicidio di una giovane ragazza (Antonija Bilić), che era stata violentata e brutalmente uccisa in quei giorni: a loro avviso la polizia invece di impiegare tutti i mezzi a disposizione per cercare l’assassino della ragazza si sarebbe occupata della sicurezza del Gay Pride.

Dežulović ha ironizzato su questa tesi e tra le altre cose ha scritto: “Davvero, quanto pidocchi bisogna essere, e quanto quel sudicio linguaggio deve essere malvagio per sostenere che Antonija Bilić è una vittima indiretta del Gay Pride di Spalato, perché migliaia di poliziotti sono stati sottratti alla ricerca della ragazza scomparsa perché dovevano garantire la sicurezza del Pride sul lungomare? Quanto buio e freddezza bisogna avere in testa, quanto parassiti bisogna essere per continuare a dire che la scomparsa di una giovane ragazza è vittima della pacifica dimostrazione per i diritti di una minoranza?”.

Il tribunale ha sentenziato che Dežulović con quel testo ha danneggiato l’onore e l’immagine dei dieci, i cui nomi sono stati riportati nel pezzo, per averli paragonati a parassiti. Slobodna Dalmacija per questo motivo si è trovata a risarcire ad ognuno 15.000 kune, per un totale di circa 20.000 euro.

Questo è stato il motivo formale per far sì che Dežulović, vincitore lo scorso anno del prestigioso premio internazionale European Press Prize per il miglior editoriale, venisse licenziato. Tuttavia, osservato dal contesto della “svolta a destra” sui media croati, sembra che la sentenza del tribunale sia stata solo una buona scusa. Dežulović per anni, già dai tempi del Feral Tribune, è sempre stato la “pezza rossa” per la destra croata, che lo ha attaccato come “jugoslavo”, chiamandolo comunista, “pieno d’odio per tutto quanto è croato” e “serbofilo”.

Il caso Pavelić

Anche il licenziamento dal Novi list di Boris Pavelić porta a pensare che si tratti di un tentativo di allontanare un giornalista indesiderato. Pavelić a seguito di indiscrezioni del settimanale Nacional ha cercato di scoprire se è vero che l’attuale capo dell’opposizione Tomislav Karamarko, presidente dell’HDZ, al tempo della Jugoslavia fosse un collaboratore dei servizi segreti. Questa ipotesi è stata fatta da Josip Manolić, per lungo tempo alto funzionario dei servizi segreti e dopo l’indipendenza della Croazia uno dei più stretti collaboratori di Franjo Tuđman.

Pavelić ha cercato di ottenere una risposta in merito da Karamarko e dall’HDZ, ma non vi è riuscito, e nel testo che ha scritto ha riportato quanto dichiarato al Nacional da Manolić. Il testo è stato rimosso dal portale di Novi list poche ore dalla pubblicazione (nella versione cartacea non è mai uscito), e a Pavelić è stato notificato immediatamente il licenziamento.

È interessante che Pavelić all’inizio di quest’anno aveva pubblicato un libro dal titolo “Il sorriso della libertà” una monografia sul Feral Tribune e sugli sforzi che il settimanale spalatino aveva condotto per la libertà dei media, al tempo del regime autoritario di Franjo Tuđman, negli anni Novanta. Questo da alcuni è ritenuto il vero motivo del licenziamento di Pavelić.

La pressione dell’opinione pubblica, tuttavia, è stata così forte che dopo il polverone mediatico mosso dal caso l’amministrazione del Novi list ha ritirato il licenziamento di Pavelić. Boris Dežulović, invece, la scorsa settimana ha indirizzato una lettera aperta a Marijan Handžeković, proprietario di EPH, editore di Slobodna Dalmacija. Dalla lettera si viene a sapere che Handžeković ha chiamato Dežulović e gli ha spiegato che il licenziamento è conseguenza di scomode circostanze, quindi lo ha pregato di avere pazienza per un mese finché la bufera mediatica non si placherà e che poi avrebbe riavuto il suo posto. Dežulović, tuttavia, ha rifiutato tale offerta.

Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto

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