Il nuovo governo croato, guidato da HDZ e dalla nuova formazione politica MOST, in coalizione con altri partiti più piccoli di centro destra e di destra, si è dimostrato finora piuttosto inconcludente. In soli due mesi di governo il nuovo esecutivo è riuscito a spingere l’agenzia di valutazione del credito Moody’s ad abbassare il rating finanziario della Croazia. Inoltre, il governo non è riuscito ancora a nominare tutti i vice-ministri e il nuovo ministro della Difesa (ministero che il capo del governo Tihomir Orešković e il vicepremier Tomislav Karamarko hanno giurato essere di estrema importanza) è stato proposto dal governo solo dopo 7 settimane dall’insediamento del nuovo esecutivo. Delle riforme proposte da MOST, come ad esempio il privilegiare anche in seno al governo il grado di competenza sulla mera appartenenza politica, nessuna traccia.
Il ruolo chiave del ministro della Cultura
Si è riusciti invece ad aumentare il controllo governativo sul settore dei media. Ruolo chiave in questo è stato giocato dal controverso ministro della Cultura Zlatko Hasanbegović, del resto la gestione del settore dei media cade sotto la competenza del suo ministero. Hasanbegović – storico con una visione revisionista che relativizza i crimini degli ustascia e dello Stato indipendente croato fascista del periodo della Seconda guerra mondiale – ha dimostrato subito una mano pesante. Alla fine del gennaio scorso venne invitato da Željka Markić, responsabile dell’associazione-partito di stampo conservatore “Nel nome della famiglia”, a prendere in esame le modalità con cui il Consiglio statale per i media no profit aveva distribuito i suoi finanziamenti negli anni precedenti. La Markić sosteneva che i membri del Consiglio, ideologicamente vicini alla sinistra, avevano favorito i portali internet che promuovevano i valori della sinistra.
Hasanbegović, senza conoscenze pregresse in materia, ad una settimana dal suo insediamento, ha abolito il Consiglio, più di 8 mesi prima della scadenza del mandato effettivo di quest’istituzione, nonostante il Consiglio dovesse ancora supervisionare il raggiungimento degli obiettivi previsti dai portali finanziati. Con l’abolizione del Consiglio si è ovviamente voluto colpire i media non profit, mai clementi verso il nuovo governo, così come non lo erano rispetto a quello precedente.
Gli episodi di dure pressioni sui media non si sono fermate a questo. A trovarsi sotto tiro questa volta il Consiglio per i media elettronici e l’Agenzia per i media elettronici, istituzioni correlate impiegate per la gestione di tutti i media elettronici (TV e stazioni internet) dopo che nel mese di gennaio per tre giorni avevano sospeso la licenza di trasmissione alla tv zagabrese Z1, perché il conduttore di questa tv Marko Jurić, aveva utilizzato linguaggio dell’odio nei confronti della minoranza serba di Croazia.
Alcuni giorni dopo la decisione del Consiglio è stata promossa a Zagabria una manifestazione a cui hanno partecipato circa 5000 persone, che si sono presentate come veterani di guerra, guidate dallo stesso Jurić e da un altro conduttore televisivo, Velimir Bujanec della TV della Slavonia.
Alla manifestazione durante la quale veniva scandito il grido ustascia “Za dom spremni” (Per la patria pronti) ha partecipato anche Ivan Tepeš, vicepresidente del Parlamento e presidente del Partito croato del diritto ‘Ante Starčević’ (HSP-AS), parte della coalizione di governo. I manifestanti hanno poi consegnato a Mirjana Rakić, presidentessa del Consiglio e direttrice dell’Agenzia per i media elettronici, nonché giornalista molto apprezzata, un cappello militare “da parte del cetnico che ha violentato le donne croate in Slavonia”. E’ poi emerso che Bujanec aveva affittato il cappello alla Jadran Film.
Dimissioni e sostituzioni
Dopo queste numerose pressioni e dopo che Hasanbegović ad inizio marzo ha affermato che vi erano delle irregolarità nel lavoro della Rakić e che l’intera composizione del Consiglio per i media elettronici doveva essere sostituita, Mirjana Rakić due settimane fa, si è dimessa. Il suo mandato terminava nel 2019. L’Associazione croata dei giornalisti (HND) ha condannato le pressioni contro il Consiglio e l’Agenzia, e anche l’OSCE prima delle dimissioni della Rakić aveva ribadito che non sono ammissibili pressioni sugli organi di controllo dei media, avanzando la possibilità che il caso finisca davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea, visto che l’UE non vede di buon occhio la sostituzione dei direttori degli organi regolatori prima della naturale scadenza del mandato.
Il governo ha poi puntato al più importante e influente media in Croazia: la Radiotelevisione croata (HRT). In coordinamento con il Comitato di controllo della HRT, la Commissione parlamentare per l’informazione, l’informatizzazione e i media ha proposto di sostituire il direttore Goran Radman, il cui incarico sarebbe scaduto nel 2017.
Il parlamento naturalmente ha confermato la sostituzione e come direttore pro tempore (massimo 6 mesi) è stato nominato Siniša Kovačić, giornalista senior della HRT, noto negli ultimi anni per aver guidato l’Associazione croata dei giornalisti e pubblicisti di destra (HNIP), associazione che ha apertamente appoggiato in campagna elettorale l’HDZ. Kovačić subito dopo aver assunto la direzione della HRT ha sostituito più di 25 persone con persone a lui fedeli, tra cui Katarina Čakarun, che durante la campagna elettorale ha pubblicato su Facebook le sue foto con Karamarko. Fra i vari, è stato sostituito anche il caporedattore del terzo canale della HRT, Dean Šoša, uno degli autori e iniziatori di questo canale estremamente seguito e lodato, dedicato a film e documentari di qualità e a trasmissioni di analisi, tra l’altro con poco impatto sul bilancio della tv.
Niente satira sul governo
La mossa che ha attirato maggiore polemica è stata tuttavia l’aver cancellato la trasmissione umoristica Montirani proces (Processo montato), realizzata da HRT in co-produzione con il team del portale internet satirico News Bar. Da notare che la HRT non ha comunicato la decisione agli autori dello show ma ha informato i media che la trasmissione era stata cancellata perché il contenuto di un episodio era inaccettabile e offensivo, argomentando una supposta “diffusione dell’intolleranza religiosa, nazionale ed altro”.
Sembra però che l’episodio incriminato non fosse stato ancora registrato. E’ normale che i produttori della HRT visionino le puntate prima della trasmissione ma non si comprende come nel programma vi potessero essere episodi atti ad aumentare l’odio e l’intolleranza visto che di fatto la puntata non esisteva ancora. La trasmissione Processo montato, inspirata a simili trasmissioni satiriche di informazione delle tv americane, era ricca di un humor che affrontava a tutto tondo la situazione sociale e politica in Croazia.
Jožo Barišić, direttore dell’Unità operativa della HRT, più tardi ha spiegato che l’HRT ha l’obbligo di risparmiare nei confronti degli abbonati, dei cittadini della Croazia. Borna Sor, il conduttore dello show satirico, ha ribattuto che è chiaro che l’HRT ha voluto toglierci di mezzo, "perché prendiamo di mira i valori conservatori, stavano solo cercando la scusa per chiudere la trasmissione”.
L’HND anche in questa occasione si è fatto sentire, valutando il divieto come un nuovo attacco alla libertà di espressione, sottolineando che il nuovo governo non sopporta lo humor sul proprio conto.
La realtà è però che la "pulizia" alla HRT continuerà, i media no profit, per mancanza dei finanziamenti, sempre più difficilmente manterranno il loro livello di qualità, mentre sui portali internet continuerà a fiorire sempre più spesso il linguaggio dell’odio, usato per radicalizzare ulteriormente la situazione sociale e politica della Croazia.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto