Croazia, l’autunno politico nel segno di Agrokor

L’amministrazione controllata e i finanziamenti statali hanno migliorato la situazione del gigante della distribuzione croato Agrokor. Ma molte questioni rimangono sospese

05/09/2017, Jelena Prtorić -

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Screenshot da Aljazeera Balkans

(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans l’1 settembre 2017)

Finita l’estate è tempo di rientri. E sono numerosi i dossier scottanti che attendono i politici croati. Sul piano internazionale Zagabria dovrà raggiungere un accordo con la Slovenia in merito alla delimitazione del confine nel Golfo di Pirano, sul piano socio-economico è (ancora) la questione Agrokor a dominare la scena.

Quest’ultima è una crisi politico-finanziario che, da otto anni, non fa tremare solo la Croazia ma anche i mercati di tutti i Balcani. Il gigante dell’agro-alimentare, che da lavoro a circa 60mila persone nella regione e che pesa, circa, del 16% sul Pil croato è stato costretto, nell’aprile scorso, all’amministrazione controllata ed a passare sotto la direzione di Ante Ramljak, nominato d’urgenza dal governo di Zagabria.

Ramljak è riuscito ad evitare il fallimento, ma a costo di licenziamenti e di un ulteriore indebitamento. Dopo aver ottenuto un prestito di 480 milioni di euro ad inizio luglio, Ramljak ha assicurato che la sopravvivenza del gruppo non è più in discussione.

Il problema russo

La crisi è davvero finita? Nonostante i legittimi dubbi alcune tendenze sembrerebbero dar ragione a Ramljak. Solitamente è in estate che Agrokor mette a segno i risultati economici migliori, in particolare grazie alla sua principale fonte di liquidità: la catena di supermercati Konzum. Dopo un primo semestre 2017 in rosso per il numero uno croato della distribuzione – con un calo delle vendite dell’11% – i suoi risultati si sono nettamente raddrizzati durante la stagione turistica. L’estate ha portato buone notizie anche per i fornitori del gruppo: quest’ultimo, dal luglio scorso, ha iniziato a pagare loro quanto avevano accumulato a credito.

Ma, all’orizzonte, emergono nuovi problemi. In particolare vi sono tre procedimenti che la banca russa Sberbank ha avviato presso il Tribunale arbitrale di Londra. La banca moscovita, uno dei principali creditori di Agrokor, chiede di ottenere un trattamento preferenziale nel rimborso del debito. Da parte croata si sta tentando di convincere i giudici britannici a prendere atto dei contenuti della cosiddetta “Legge Agrokor”, provvedimento speciale votato dal parlamento croato in primavera per permettere allo stato di sostenere le grandi imprese che hanno vitale importanza per l’economia nazionale.

A luglio la Sberbank ha inoltre avviato un procedimento presso il Tribunale commerciale di Belgrado per acquisire due aziende serbe di proprietà della Agrokor sulla base dei debiti che queste ultime hanno nei confronti dell’istituto bancario russo. Molti media in Serbia hanno intepretato questa mossa giudiziaria come il tentativo di “assicurarsi che Agrokor non venda le sue aziende in Serbia per pagare i suoi debiti in Croazia”, ma è probabile che Sberbank tenti in questo modo di iniziare a recuperare parte del credito di 1,1 miliardi di euro che vanta nei confronti di Agrokor.

Agli inizi di agosto i media croati hanno raccontato che Sberbank aveva depositato anche una denuncia penale contro Agrokor e contro il suo proprietario, Ivica Todorić , accusando quest’ultimo di “aver fornito loro false informazioni sulla situazione dell’azienda prima della concessione, nel febbraio scorso, dell’ultimo credito”.

La vendita dei gioielli di famiglia

Sarà in questo rientro dalle ferie che si conocserà l’ammontare esatto del debito globale e di conseguenza il valore del gruppo Agrokor. Per ora si stima che i suoi debiti siano attorno a svariati miliardi di euro. Allo stesso tempo il gruppo, presto, dovrà annunciare quali delle aziende di cui è proprietario verranno messe sul mercato: sarà la fabbrica di surgelati e gelati Ledo? La rete di chioschi Tisak? La catena di supermercati Konzum? O saranno tutti contemporaneamente?

Durante l’estate Ante Ramljak e la sua squadra hanno avviato negoziati con potenziali investitori: un imprenditore cinese e un miliardario ungherese sarebbero, ad esempio, interessati a Konzum. L’amministratore nominato dal governo ha anche annunciato che terrà un atteggiamento “molto prudente” nella vendita di PIK Vrbovec, Belje e Vupik perché queste tre aziende agro-alimentari detengono assieme 33mila ettari di terreni agricoli. Se si capisce bene cosa intende Ramljak, i potenziali acquirenti dovranno essere croati.

Resta infine da scoprire quale sarà la sorte di Ivica Todorić, l’ex grande guida di Agrokor. La nuova amministrazione ha già avviato la vendita dei gioielli di famiglia di Todorić. Si può ad esempio acquistare il suo lussuoso yacht per la modica cifra di 1,4 milioni di euro.

L’ex “amico numero uno” del paese dovrà presto fare a meno anche della sua isola privata: Smokvica, in Dalmazia. Nel 2006 Todorić l’aveva acquistata dall’azienda Grafoplast, che aveva i diritti di concessione sull’isola, per costruirvi una villa. Ma sino ad oggi lo stato croato non ha ricevuto una kuna per questi diritti di utilizzo, sanciti da contratto, e la fattura per tutti questi anni si aggirerebbe attorno ai 230 milioni di kune (31 milioni di euro). Consegeuenza di una dimenticanza o di una buona rete di protezione politica che ha protetto Todorić sino a quando il suo impero non è crollato? L’inchiesta avviata dal procuratore generale già da alcuni mesi dovrebbe aiutarci a scoprire di più sui legami tra Agrokor e il mondo politico.

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