Croazia, la sola alternativa è verde

Nel 2019 la temperatura media a Zagabria è stata la più alta mai registrata e i giorni di neve sono stati i minori di sempre. Lo ha sottolineato l’Istituto statistico di Croazia. Per Jagoda Munić – direttrice dell’organizzazione internazionale "Friends of the Earth" – per evitare conseguenze drammatiche occorre adottare al più presto una svolta verde

29/10/2020, Toni Gabrić -

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Graffiti a Zagabria (photo: Max Pixel, Public Domain)

(Originariamente pubblicato da H-Alter , nell’ambito del progetto EDJNET )

Nel 2019 la temperatura media a Zagabria è stata la più alta mai registrata, mentre nello stesso anno nell’area della capitale croata – che comprende anche il monte Medvednica che sovrasta la città – è stato registrato il minor numero di giorni nevosi di sempre. È quanto emerge dal rapporto “Informazioni statistiche 2020 ”, recentemente pubblicato dall’Istituto croato di statistica (DZS).

I dati sono stati raccolti presso tre stazioni di rilevamento:

– nel quartiere di Maksimir, situato nella zona orientale della città, che vanta un folto bosco di querce e diversi laghetti, dove nel 2004 la temperatura media annua è stata di 11,2°C, mentre nel 2019 è salita a 13°C;

– sul monte Grič, in pieno centro storico di Zagabria, dove tra il 2004 e il 2019 la temperatura media annua è salita da 12°C a 14,2°C;

– a Puntijarka, sul monte Medvednica, a 957 metri di altitudine, dove negli ultimi quindici anni la temperatura media è salita da 6,6°C a 8,7°C;

Temperature medie annuali registrate dalle stazioni a Zagabria è in costante aumento

Temperature medie annuali registrate dalle stazioni a Zagabria è in costante aumento

Ne abbiamo parlato con Jagoda Munić, che prima di assumere l’incarico di direttrice dell’organizzazione internazionale "Friends of the Earth" per anni è stata presidente della rinomata associazione ambientalista "Zelena Akcija" con sede a Zagabria.

“Questi dati non mi sorprendono affatto e non fanno che confermare le previsioni degli scienziati impegnati nell’elaborazione di scenari di impatto dei cambiamenti climatici. Quindi, le previsioni sul riscaldamento [globale] si stanno avverando più velocemente di quanto stimato”, afferma Jagoda Munić.

Un’affermazione che trova un’ulteriore conferma analizzando i dati sulle temperature degli ultimi quindici anni tenendo conto delle tendenze di lungo periodo.

Stando ai dati del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF), riportati da EdjNet, nell’ultimo decennio a Zagabria e dintorni ci sono stati in media 8-9 giorni all’anno con una temperatura media sopra i 27°C, mentre nella prima metà del XX secolo la temperatura media giornaliera a Zagabria non aveva quasi mai raggiunto tali valori.

Numero di giorni all’anno con temperatura media sopra i 27°C a Zagabria e dintorni

Numero di giorni all’anno con temperatura media sopra i 27°C a Zagabria e dintorni

Il costante aumento della temperatura media dell’aria porta inevitabilmente a una progressiva scomparsa della neve. Nell’inverno 2019-2020 a Zagabria è nevicato una volta sola, nelle prime ore della mattina del 22 marzo scorso quando i cittadini di Zagabria, spaventati da una forte scossa di terremoto, erano usciti dalle loro abitazioni. 

Negli ultimi quindici anni a Grič il numero di giorni con copertura nevosa è sensibilmente diminuito, passando da 16 nel 2004 a 6 nel 2019. Valori simili sono stati registrati anche a Maksimir, dove il numero di giorni con copertura nevosa è passato da 17 nel 2004 a 8 nel 2019.

Quindi, in futuro i bambini a Zagabria potranno godere di scene invernali con strade e tetti coperti di neve solo guardando le vecchie fotografie.

Numero di giorni con copertura nevosa a Zagabria è in costante diminuzione

Numero di giorni con copertura nevosa a Zagabria è in costante diminuzione

A Puntijarka – una località situata a 957 metri di altitudine, nelle immediate vicinanze di una pista sciistica che ospita le gare di Coppa del mondo di sci – il numero di giorni con copertura nevosa è passato da 95 nel 2004 a 71 nel 2019.

Abbiamo chiesto a Jagoda Munić se ritiene che questo trend negativo possa mettere a rischio il futuro del comprensorio sciistico di Medvednica e quale sia l’impatto ambientale delle gare di Coppa del mondo di sci organizzate a Sljeme, con un massiccio ricorso all’innevamento artificiale e la costruzione di numerose infrastrutture di trasporto, oltre a quelle sportive e ricettive. Questioni che fanno sorgere un’altra domanda: quanto è veramente importane il monte Medvednica per il clima a Zagabria?

“Medvednica è molto importante per il clima locale, per la qualità dell’aria a Zagabria e per la protezione dalle alluvioni. Negli ultimi dieci anni la situazione è notevolmente peggiorata a causa della devastazione dei boschi provocata dai tagli e di un traffico incontrollato di veicoli fuoristrada. Le cime della Medvednica subiscono le pressioni maggiori per via della presenza di impianti sciistici. Già nei primi anni Duemila Zelena Akcija aveva sottolineato che sarebbe stato meglio organizzare le gare di Coppa del mondo a Bjelolasica per incentivare lo sviluppo del Gorski Kotar. Già allora si raccomandava di non costruire gli impianti sciistici a quote sotto i 1500 metri a causa dei cambiamenti climatici previsti. Nel frattempo, il Centro sportivo di Bjelolasica è in disuso e anche l’area di Medvednica è gestita male”, spiega Jagoda Munić.

Poco dopo le elezioni politiche dello scorso 5 luglio, un’ottantina di associazioni ambientaliste e altre organizzazioni impegnate nella tutela dell’ambiente ha inviato al parlamento e al governo croato una lista di richieste intitolata “Insieme per una ripresa e una crescita verde della Croazia ”.

“Se non dovesse essere affrontata urgentemente e sistematicamente a livello di ogni singolo paese, la crisi climatica nel lungo periodo avrà un impatto sull’economia e sull’umanità ancora più drammatico di quello causato dalla pandemia da Covid 19. Quindi, una ripresa verde è l’unica strada possibile che, oltre a contribuire a risolvere la crisi climatica, permetterebbe di creare nuovi posti di lavoro e di ridurre la spesa sanitaria, garantendo un progresso veloce ed efficace verso una nuova realtà a basso tenore di carbonio, senza disuguaglianze, con un’economia resiliente e competitiva”, affermano i firmatari dell’appello.

Le loro richieste riguardano diverse questioni, dall’adeguamento delle politiche nazionali in materia di ambiente ed energia al Grean Deal europeo e la sospensione degli investimenti nell’industria fossile, fino a una transizione decisiva verso un’economia a basso contenuto di carbonio in grado di creare nuovi posti di lavoro, senza dimenticare la necessità di ricostruire gli edifici distrutti dal recente terremoto che ha colpito Zagabria seguendo i più alti standard di efficienza energetica.

Il Green Deal europeo è stato presentato dalla Commissione europea alla fine del 2019 come un tentativo di sviluppare – come si legge nella parte introduttiva – “una strategia di crescita in grado di trasformare l’UE in una società equa e prospera, con un’economia moderna, efficiente nell’uso delle risorse e competitiva, dove nel 2050 non ci saranno più emissioni nette di gas a effetto serra e la crescita economica sarà dissociata dall’uso delle risorse”. Il patto mira inoltre a “proteggere, preservare e aumentare il capitale naturale dell’UE, nonché a proteggere la salute e il benessere dei cittadini dai rischi di carattere ambientale e dalle relative conseguenze”.

Abbiamo chiesto a Jagoda Munić quanto la Croazia sia lontana dagli obiettivi del Green Deal europeo e quali siano i possibili margini di miglioramento.

“Temo che la Croazia sia un osservatore passivo delle dinamiche legate al Green Deal europeo. Anche durante la presidenza croata del Consiglio dell’UE non avevo notato alcuna iniziativa al riguardo. È indubbiamente importante – soprattutto nell’ottica della ripresa economica dopo la pandemia da coronavirus – che lo sviluppo economico si focalizzi su una transizione verde e giusta verso un’economia a basso tenore di carbonio. A tale proposito, bisogna sostenere le richieste delle organizzazioni della società civile”, spiega Munić.

Stando alle sue parole, un primo passo verso il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal dovrebbe essere quello di smettere di investire nelle energie fossili e di rilasciare concessioni per l’esplorazione e lo sfruttamento dei combustibili fossili, e di focalizzarsi sulle fonti rinnovabili, sulle ristrutturazioni edilizie ad alta efficienza energetica e sui mezzi di trasporto con il minor impatto sull’ambiente, come i veicoli elettrici e i mezzi di trasporto pubblici.

Secondo Jagoda Munić, in questa transizione è importante tenere conto anche del concetto di giustizia sociale, perché i costi della transizione ecologica non devono cadere sulle spalle dei più poveri. Munić spiega che, se vogliamo intraprendere una transizione che riduca la povertà e le disuguaglianze economiche, aumentando così il benessere dell’intera collettività, allora dobbiamo tenere conto anche del principio di giustizia sociale. In pratica, ciò significa che le misure intraprese devono ridurre la cosiddetta povertà energetica.

“La Francia ne è un esempio paradigmatico, dove l’aumento del prezzo del carburante, come conseguenza di un incremento delle accise, aveva scatenato la rivolta dei gilet gialli. Un aumento automatico del prezzo dei carburanti, senza che, al contempo, venga garantito un trasporto pubblico di qualità e accessibile a tutti, colpisce soprattutto le fasce più povere della popolazione. Un altro esempio è rappresentato dagli incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici erogati dal Fondo per la tutela dell’ambiente e l’efficienza energetica. Qui non entrerei nella questione delle modalità di erogazione di questi contributi secondo il principio del “dito più veloce” – solo chi fa il click a mezzanotte del primo giorno di apertura del bando ottiene l’incentivo – , mi concentrerei piuttosto sull’essenza di questo tipo di finanziamenti. Attivare risorse per cofinanziare l’acquisto di pochi veicoli privati (sostenendo così le industrie straniere) non contribuisce in modo significativo alla riduzione dell’inquinamento, soprattutto se il trasporto pubblico non funziona bene e se la maggior parte dei cittadini non può permettersi di acquistare un veicolo elettrico nuovo, nemmeno con un incentivo, guidando automobili diesel anche di 20 anni. In questo caso il rapporto tra risorse investite e benefici ottenuti non è affatto positivo”, spiega Jagoda Munić.

È opinione diffusa che la responsabilità del riscaldamento globale ricada esclusivamente sui paesi più sviluppati, che le soluzioni possano essere solo globali e che alle comunità locali delle semi-periferie del mondo non resti che seguire l’evolversi della situazione e sperare per il meglio. Volendo ribaltare questa visione, cosa potrebbe essere fatto, ad esempio, a Zagabria?

Direi che si tratta di un’opinione diffusa in Croazia, che ha assunto la posizione di un piccolo paese periferico. La Croazia può fare molto. Il fatto che siamo piccoli e che ancora vantiamo un ambiente e una natura relativamente incontaminati (che però stiamo distruggendo rapidamente) può essere un vantaggio, piuttosto che un difetto.

Un buon esempio è rappresentato dal Costa Rica, un paese simile [alla Croazia] per quanto riguarda la grandezza e il numero di abitanti, con una storia altrettanto difficile, che però ha fatto molto. La differenza tra noi e loro sta nella visione. La Croazia non ha alcuna visione di sviluppo. Con l’indipendenza e l’adesione all’UE ci eravamo avvicinati a una visione, ma oltre a ciò non sappiamo cosa vogliamo essere, se non un piccolo paese alla periferia d’Europa che dipende dal turismo e dai fondi UE.

Eppure, proprio un piccolo paese come la Croazia, con simili caratteristiche, può velocemente cambiare passo verso uno sviluppo sostenibile. Nei prossimi cinque anni dobbiamo avviare una transizione verde e giusta e, al contempo, aumentare la resilienza dell’ecosistema e della società per far fronte alle conseguenze del cambiamento climatico.

Concretamente, a Zagabria bisogna avviare la ricostruzione post terremoto migliorando l’efficienza energetica degli edifici, facilitare l’installazione di panelli fotovoltaici sui tetti e la creazione di tetti verdi, migliorare l’efficienza e l’accessibilità ai mezzi pubblici sostenibili, nonché ridurre l’utilizzo dei veicoli privati nella città.

Per quanto riguarda la resilienza ai cambiamenti climatici, dobbiamo modernizzare il sistema di drenaggio delle acque meteoriche (separandolo dal sistema di scarico delle acque reflue); aumentare il numero di corridoi verdi, parchi e alberi in generale allo scopo di creare un sistema naturale in grado di ridurre l’impatto delle forti fluttuazioni delle precipitazioni (siccità/inondazioni) e della temperatura (improvvisi aumenti e cali di temperatura). Inoltre, occorre urgentemente fermare la devastazione del monte Medvednica.

Questo articolo è pubblicato in associazione con lo European Data Journalism Network  ed è rilasciato con una licenza CC BY-SA 4.0

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