Croazia: la destra si prepara alle europee
L’Unione Democratica Croata (HDZ) si presenta alle europee con un programma europeista e un’alleanza euroscettica, puntando a vincere 5 degli 11 seggi assegnati a Zagabria
Il 25 maggio 2014, la Croazia parteciperà alle prime elezioni europee contemporaneamente agli altri 27 Stati membri. Per il principale partito d’opposizione, l’Unione democratica Croata (HDZ), è l’occasione per confermare il buon risultato dell’aprile scorso e mettere in difficoltà il governo. Per riuscirci, l’HDZ dovrà difendersi dalle accuse di corruzione e negoziare le proprie scelte elettorali con il Partito popolare europeo.
L’HDZ dopo la condanna di Sanader
"L’HDZ operava come la Democrazia Cristiana". Per Peđa Grbin, deputato socialista e presidente della Commissione Affari Costituzionali al Parlamento croato, lo scenario è chiaro. "E’ come se per anni il paese, le imprese ed i ministeri fossero stati di proprietà di Sanader e del suo partito". "Ma Sanader non era come Craxi, non aveva molti amici all’estero e infatti l’hanno arrestato a Salisburgo, mentre cercava di scappare". La vicenda a cui fa riferimento il parlamentare SDP, originario di Pola, ha ormai fatto il giro della stampa croata ed internazionale. L’11 marzo 2014, la giudice Ivana Čalić ha condannato l’ex primo ministro croato Ivo Sanader a 9 anni di reclusione per corruzione e appropriazione indebita di denaro pubblico. Si tratta della prima sentenza del più grande affare di corruzione dall’indipendenza del paese.
Quella dello scorso marzo non è la prima disavventura giudiziaria dell’ex premier croato (già stato condannato per corruzione nel 2012), ma è sicuramente la prima condanna per il suo partito, l’Unione democratica Croata (HDZ). Secondo la sentenza, infatti, Sanader non ha agito da solo ma in concerto con il gruppo dirigente dell’HDZ, ritenuto anch’esso colpevole di appropriazione indebita e quindi condannato a restituire 24 milioni di kune (3,2 milioni di euro) e a pagare una multa di altri 5 milioni (circa 650.000 euro). "L’HDZ deve cessare di funzionare", aveva dichiarato alla stampa il vicepresidente del Sabor, Nenad Stazić (SDP), all’indomani della sentenza. Ma in realtà le cose sono più complesse: "L’HDZ ha tutto il diritto di presentarsi alle prossime elezioni", ammette Grbin, "soltanto la Corte costituzionale potrebbe vietarlo". E per il centro destra, questa storia è acqua passata.
"Sanader è stato espulso dal partito nel 2010, io ne faccio parte dal 2011", afferma, presentandosi, Andrej Plenković, eurodeputato HDZ e capolista alle prossime europee. Nessuna agitazione quindi al numero 4 della piazza dedicata alle vittime del fascismo, sede dell’HDZ a Zagabria. "Faremo ricorso e per il momento non dobbiamo pagare nulla", assicura Plenković senza scomporsi. L’ultimo sondaggio IPSOS pubblicato da NovaTV sembrerebbe giustificare la serenità del parlamentare europeo: nonostante la condanna di Sanader e del partito, se si votasse oggi l’HDZ vincerebbe col 20,4% dei voti, appena sopra l’SDP (20,3%). "L’Unione democratica croata ha già pagato il prezzo di questo scandalo alle elezioni politiche del 2011, quando la coalizione di centro sinistra è arrivata al governo", spiega Plenković. "Da allora, abbiamo vinto due elezioni e vinceremo anche le prossime".
Un programma europeista, un’alleanza euroscettica
Dal voto del 25 maggio il partito fondato da Franjo Tuđman e oggi diretto da Tomislav Karamarko si aspetta una vittoria. "Il nostro obiettivo è vincere almeno cinque degli undici seggi che sono assegnati alla Croazia dal trattato di Lisbona", afferma Andrej Plenković. Per riuscirci, l’HDZ punta su un programma europeista, in linea con le decisioni prese dal Partito popolare europeo al vertice di Dublino.
"Il nostro primo obiettivo in Europa è entrare in Schengen", anticipa il capolista HDZ. Inizialmente prevista per il 2015 – due anni dopo l’ingresso nell’UE -, l’adesione della Croazia allo Spazio Schengen sarà probabilmente rimandata, secondo l’esponente di centro destra. "Dobbiamo essere in grado di gestire efficacemente la frontiera, per impedire degli ingressi illegali. E per il momento non è così", ammette Plenković.
Meno urgente ma ugualmente d’attualità è l’adozione della moneta unica, un argomento delicato per la maggior parte dei partiti politici europei, ma di cui Plenković parla con apparente convinzione: "la Croazia l’adotterà, non appena rispetterà i requisiti necessari". "L’euro è un obbligo per tutti gli stati membri dell’Unione, non una scelta", commenta il parlamentare europeo, che prevede per il 2018 l’abbandono della kuna, l’attuale moneta nazionale. Infine, l’HDZ condivide la linea del PPE anche in materia di allargamento, che dopo l’ingresso di Zagabria dovrebbe ora riguardare Belgrado: "la Croazia ha il dovere di sostenere le nuove adesioni all’UE", assicura Andrej Plenković, "anche se non credo ci saranno altri ingressi fino al 2020". "La Serbia ha grandi ambizioni in proposito, ma deve cambiare tono all’Aia se vuole il nostro supporto", prosegue l’eurodeputato, facendo riferimento alle ultime vicende avvenute presso la Corte internazionale di giustizia.
Ma un programma europeista non basta, di questi tempi, per assicurarsi la vittoria alle elezioni ed è probabilmente per questo che nella coalizione di centro destra sarà presente anche l’euroscettica Ruža Tomašić. "La coalizione di centro sinistra è composta dall’SPD, ma anche dai liberali, dal partito istriano e dai pensionati. Nella coalizione di centro destra c’è anche Ruža Tomašić", si giustifica Andrej Plenković.
Esponente del "Partito Croato dei Diritti – dr. Ante Starčević", la Tomašić è già stata eletta al Parlamento europeo nell’aprile scorso all’interno della coalizione di centro destra. All’epoca aveva ottenuto più di 64 mila preferenze (contro le 37 mila di Andrej Plenković), diventando così la più votata della coalizione. All’emiciclo di Strasburgo si è poi iscritta al Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, prendendo le distanze dal PPE.
"Tomašić non si è alleata con Nigel Farage o con Marine Le Pen", prosegue l’esponente HDZ, "fa parte di un gruppo che sostiene, come noi, la candidatura di Juncker alla presidenza della Commissione europea". Niente drammi quindi: Ruža Tomašić è d’accordo sul programma comune. Anche sull’euro? "Non le ho chiesto, ma penso di sì", assicura Plenković. Resta solo da convincere il Partito popolare europeo: per il suo presidente, Joseph Daul, Ruža Tomašić deve candidarsi in un’altra lista e non assieme all’HDZ. "Joseph Daul ha un obiettivo chiaro: vincere ogni possibile seggio in più nella battaglia contro i socialisti", taglia corto Andrej Plenković. Ma il presidente del PPE è pronto a accettare le critiche su Ruža Tomašić per guadagnare uno scranno in più a Strasburgo?
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