Croazia: indignazione dopo il linciaggio sessista di un’assistente sociale

Gli attacchi diffamatori del quotidiano Slobodna Dalmacija nei confronti di una psicologa che si occupa di minori hanno suscitato un’ondata di indignazione

16/09/2021, Chloé Billon -

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Una psicologa al lavoro con una ragazzina (© VH-studio/Shutterstock)

(Pubblicato originariamente su Le Courrier des Balkans il 10 settembre 2021)

La vicenda ha preso avvio lo scorso primo settembre con un titolo forte del quotidiano Slobodna Dalmacija: "Prostituta che in passato era stata arrestata dalla polizia ora lavora come psicologa infantile". Ad illustrazione una foto di un busto femminile in biancheria intima, la cui mano con le unghie laccate prende una banconota da 50 euro.

La giovane donna, di cui Slobodna Dalmacija non rivela il nome, come se l’anonimato bastasse a giustificare il testo diffamatorio, sarebbe stata arrestata in passato due volte mentre si prostituiva durante i suoi studi universitari. Più precisamente, in uno dei due casi è stata colta in flagrante durante una perquisizione della polizia a Spalato. 

Le associazioni femministe non hanno mancato di criticare il senso di tali operazioni di polizia anche perché i clienti non vengono mai puniti in Croazia. Ci si potrebbe anche chiedere come questo tipo di informazioni riservate arrivino ai giornalisti. 

Dopo la laurea, la giovane donna presa di mira da Slobodna Dalmacija è stata assunta al Centro di assistenza sociale di Spalato come psicologa per i minori e nessuno ha mai trovato mancanze nel suo lavoro.

Slobodna Dalmacija non si è limitata ad un solo articolo su questo caso. In tutto, il quotidiano dalmata ha pubblicato quattro articoli. Sono stati coinvolti diversi esperti: tra questi, Mirjana Krizmanić, una psicologa che viene regolarmente intervistata sulle colonne del quotidiano, ha denunciato la mancanza di moralità la propria collega; dal canto suo il Difensore dei diritti dei bambini ha lanciato l’idea di una lista nera di persone a cui vietare di lavorare con i giovani, e c’è stata persino indignazione per quelle che sono state definite scappatoie legali che permetterebbero a "criminali e pedofili" di lavorare nell’assistenza sociale. Questi sono fatti che tra l’altro non riguardano in alcun modo la giovane donna in questione.

Nella Croazia conservatrice e patriarcale, casi di questo tipo sono tristemente comuni. Ma questa volta la società civile ha reagito in modo molto forte. Hanno protestato in primo luogo le associazioni femministe, ma anche gli psicologi. Più di 300 hanno firmato una lettera aperta in cui si sono dissociati dalle osservazioni di Mirjana Krizmanić: "La classificazione degli atti come morali o immorali, buoni o cattivi, normali o anormali non è degna di uno psicologo", hanno scritto, sottolineando come l’articolo che ha dato il via alla vicenda è diffamatorio "e può danneggiare considerevolmente la reputazione della nostra collega così come la sua salute mentale".

La Società dei giornalisti croati, la Difensora dell’uguaglianza di genere Višnja Ljubičić, e Mate Uzinić, alto dignitario cattolico hanno condannato con forza la copertura vergognosa e sessista di Slobodna Dalmacija. Sono tutte reazioni che fanno pensare ad un cambiamento di mentalità in Croazia, dove le donne sono ancora troppo spesso soggette a molteplici attacchi sul modo in cui usano il proprio corpo.

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