Croazia, immobili fantasma

Un’inchiesta condotta dal centro di giornalismo investigativo OCCRP rivela un giro di denaro tra Russia e Croazia, fatto di acquisti di immobili – poi risultati fittizi – e società offshore

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Lošinj/Lussino, Croazia (foto © Baigozin/Shutterstock)

(Originariamente pubblicato dal portale di giornalismo investigativo OCCRP , il 13 gennaio 2020)

Familiari e stretti collaboratori di Mihajlo Perenčević, un ricco uomo d’affari croato con legami con il presidente russo Vladimir Putin, hanno ricevuto milioni di dollari dalla Russia per acquisti immobiliari poi rivelatisi fittizi.

I fondi sono stati depositati nei conti bancari dei destinatari in Austria, sfuggendo in tal modo a controlli anti-riciclaggio, tasse e domande sulle loro origini.

L’esatta fonte del denaro non è nota, ma la società offshore che ha effettuato i pagamenti è collegata ad una rete che è stata utilizzata per riciclare i fondi rubati dal bilancio statale russo nel cosiddetto "caso Magnitsky". I trasferimenti alla famiglia e ai collaboratori di Perenčević hanno avuto luogo mentre quel denaro usciva dalla Russia.

I giornalisti hanno trovato le transazioni, e alcuni dei contratti mai finalizzati su cui si basavano, in una serie di documenti trapelati da Ukio Bankas. L’ormai defunta banca lituana era al centro della Troika Laundromat , un vasto schema di movimenti di denaro rivelato lo scorso anno da OCCRP e dai suoi media partner. Le dozzine di società offshore che costituivano la cosiddetta "Lavanderia" hanno anche usato contratti fittizi per giustificare grandi trasferimenti di denaro dalla Russia, usando anche conti bancari Ukio.

Matrimonio in bianco

Quel sabato di marzo 2019 il sole splendeva su Čikat, una splendida baia lungo la costa occidentale di Lussino, una delle isole croate più grandi e affascinanti nel nord Adriatico. Il lungomare era chiuso al pubblico. Era in corso un matrimonio importante e la privacy era una priorità assoluta.

Un fotografo, da una barca vicina, è riuscito a scattare l’unica fotografia pubblicamente disponibile dell’evento: gli ospiti strizzano gli occhi sotto il sole a pochi passi dall’acqua con dozzine di mazzi di rose rosse, che torreggiano su di loro in vasi sovradimensionati.

Al centro lo sposo e la sposa, entrambi di famiglie benestanti. Il padre di Emil Tedeschi Jr., lo sposo, possiede una delle più grandi aziende alimentari della regione. E proprio dietro la sposa, Nika Perenčević, sta suo padre, con la sua caratteristica ciocca di capelli bianchi: Mihajlo Perenčević.

Perenčević, la cui carriera si è svolta gran parte all’estero, è una figura misteriosa in Croazia. La sua famiglia evita i riflettori, e quando i suoi affari vengono discussi dai media viene descritto come un magnate che vive nell’ombra, su cui pochi dettagli possono essere verificati. I media locali hanno fatto varie ipotesi sulle attività di Perenčević fuori dalla Croazia, ma concretamente non hanno trovato molto.

Durante gli anni di poco precedenti all’indipendenza della Croazia, Perenčević ha trascorso cinque anni in Libia lavorando per una fabbrica appartenente a Montmontaža, una società jugoslava di ingegneria e costruzioni, secondo quanto riporta l’ex direttore dell’azienda, Darko Majić.

Ciò che Perenčević ha fatto in seguito non è ancora chiaro.

Quello che si sa è che, almeno dal 2010, Perenčević ha guidato Velesstroy, un’importante società russa di costruzioni che ha ottenuto lucrosi contratti da Transneft, il monopolio statale del trasporto di petrolio. Perenčević ha ricevuto riconoscimenti da due presidenti russi per il proprio lavoro, nonostante un rapporto interno di Transneft accusi un’altra ditta appaltatrice, da lui precedentemente diretta, di aver fatto prezzi eccessivi e fornito documenti fraudolenti all’azienda statale.

Non è noto come Perenčević sia finito a lavorare e vivere in Russia, ma tornato a Lussino è ora conosciuto da tutti come una personalità influente. Dice di aver attratto milioni di dollari di finanziamenti russi sull’isola, come è del resto evidente dalla recente ondata di investimenti di Jadranka, una delle storiche aziende turistiche locali.

La connessione di Perenčević con Jadranka sembra avere radici profonde. KK Jadranka, la squadra di basket locale che l’azienda sponsorizza da decenni, ringrazia ad esempio sul proprio sito web l’"indispensabile" Mihajlo Perenčević per i suoi contributi al successo del club sin dagli esordi, a metà degli anni ’70. Anche lo storico amministratore delegato dell’azienda, Sanjin Šolić, ha giocato nella squadra.

Le connessioni più recenti di Perenčević con Jadranka sono più difficili da discernere, soprattutto perché i veri proprietari sono oscurati dietro una società di gestione russa. I media locali hanno riferito che Perenčević possiede alcune delle proprietà di Jadranka e il suo braccio destro Krešimir Filipović, vice-presidente di Velesstroy, è presidente del consiglio di supervisione di Jadranka.

Jadranka è stata acquisita nel 2013 da una società di gestione che appartiene ad un’importante banca russa.

Quando gli è stato chiesto da un media croato se fosse dietro l’acquisizione, Perenčević ha dichiarato enigmaticamente che il suo denaro non era coinvolto, ma la sua influenza sì. Non c’è da meravigliarsi che a volte gli attivisti locali lo chiamino il governatore dell’isola, prendendo in prestito la parola russa "governatore" per suggerire i suoi collegamenti con l’estero.

L’influenza di Perenčević era pienamente visibile il giorno del matrimonio di sua figlia: il lungomare pubblico dove si celebrava la cerimonia era chiuso ai non invitati. L’hotel sopra il lungomare, il Bellevue, è il primo resort a cinque stelle dell’isola ed è stato realizzato da Jadranka.

Immobili fantasma

È in questo rifugio adriatico che i giornalisti hanno tracciato alcune delle transazioni bancarie emerse nei documenti trapelati da Ukio Bankas.

I dati della banca lituana mostrano che Mayco Finance Holdings, una società offshore registrata nelle Isole Vergini britanniche, ha effettuato nove serie di trasferimenti monetari per un totale di 24,2 milioni di dollari tra il 2008 e il 2010.

Sei di queste sono andate su conti bancari austriaci appartenenti a persone associate a Perenčević, tre ad altri cittadini croati. In otto casi su nove, le transazioni sono state contrassegnate come pagamenti per immobili (la nona era contrassegnata con il nome del venditore, ma era anch’essa un affare immobiliare).

I dati trapelati contenevano anche i contratti relativi a tre delle nove operazioni, per un valore complessivo di circa 14,8 milioni di dollari. Tuttavia, i trasferimenti bancari associati a questi contratti erano molto maggiori di quanto stabilito dai contratti. Inoltre, il catasto croato ha confermato ai giornalisti che Mayco non ha mai richiesto di essere registrata come proprietario di questi immobili e che i cambiamenti di proprietà non sono mai stati attuati.

Secondo gli specialisti di riciclaggio di denaro, questi dettagli fanno pensare che questi affari potrebbero essere stati fittizi.

Sonja Cindori, docente di giurisprudenza all’Università di Zagabria che studia politiche antiriciclaggio, osserva che fare affari con società offshore non è di per sé illegale e non indica necessariamente riciclaggio di denaro.

Tuttavia, pur sottolineando che per un’analisi completa sarebbe necessario l’accesso ai dettagli del fascicolo, Cindori afferma che "si potrebbe potenzialmente concludere che si tratti di vendite fittizie con possibile riciclaggio di denaro".

Cindori segnala diversi indicatori di riciclaggio nelle clausole dei contratti, tra cui l’interconnessione delle persone coinvolte e il fatto che i beni immobiliari non sono mai effettivamente passati di mano.

Per questa ragione, secondo Cindori, "è logico concludere" che si sia verificata una frode, pur precisando che per essere certi sarebbe necessaria un’indagine più approfondita sui documenti e sui flussi di denaro correlati.

Dei sei contratti rimanenti, uno (l’acquisto da parte di Perenčević di un leggendario ristorante di Los Angeles) sembra aver effettivamente avuto luogo. Non è noto se gli altri cinque pagamenti abbiano comportato effettivi trasferimenti di proprietà.

Appartamenti sovrapprezzo

Uno dei destinatari del denaro Mayco era Krešimir Filipović, il primo vicepresidente di Velesstroy, la società di costruzioni russa guidata da Perenčević.

Secondo i documenti Ukio, nell’aprile 2009, Filipović ha firmato un contratto per la vendita a Mayco di due appartamenti a Zagabria. Nel contratto, che trattava i due appartamenti come un’unica proprietà, Mayco accettava di trasferire 1,97 milioni di euro (2,5 milioni di dollari) sul conto bancario austriaco di Filipović in due rate.

In realtà, Filipović ha ricevuto circa il 25% in più rispetto a quanto specificato nel contratto. Al momento della firma, Mayco aveva già trasferito sul suo conto un totale di 1,6 milioni di euro (2,1 milioni di dollari).

L’accordo era del tutto fittizio. Il catasto croato mostra che Mayco non ha mai preso possesso degli appartamenti. Inoltre, il registro mostra che Filipović non era nemmeno il proprietario dell’appartamento più grande al momento della "vendita". Insieme ad un parcheggio vicino, quell’unità apparteneva infatti a suo padre, Tomo Filipović.

Due anni dopo, Filipović junior ha venduto il proprio appartamento ad un vero acquirente per poco più di 90.000 euro: molto meno dell’importo versato da Mayco sul suo conto bancario austriaco. Suo padre ha venduto invece l’appartamento più grande per un importo sconosciuto nel 2015.

Krešimir e Tomo Filipović hanno rifiutato di commentare la vicenda.

Tutto in famiglia

Anche alcuni membri della famiglia Perenčević hanno ricevuto milioni di dollari da Mayco.

Uno di questi è Siniša Cizel, ex marito della figlia recentemente risposatasi di Perenčević, Nika.

Quando era ancora apparentemente sposato con lei, Cizel ha ricevuto quasi 5,7 milioni di euro (7,9 milioni di dollari) dalla società offshore tra settembre 2008 e ottobre 2010. Per giustificare questi trasferimenti sono stati usati due meccanismi: la vendita di una villa di Zagabria (che non ha mai avuto luogo) e l’emissione di un prestito (che sembra non essere mai stato restituito).

Nonostante un contratto che dimostra che Cizel ha venduto la villa nel ricco quartiere Medveščak di Zagabria a Mayco per 4,9 milioni di euro (7,5 milioni di dollari) nel 2009, Cizel non è mai stato ufficialmente proprietario della villa, e Mayco non ne ha mai preso possesso. La casa era stata acquistata nell’agosto 2004 da Nika Perenčević, ex moglie di Cizel, che ne è ancora oggi proprietaria e l’ha acquistata da un venditore apparentemente non collegato a lei per poco più di 700.000 dollari.

Lo stesso anno, secondo un accordo di prestito che appare nei dati Ukio, Mayco ha concesso a Cizel un prestito quinquennale di cinque milioni di euro (6,5 milioni di dollari), apparentemente mai restituito.

Quando Ukio ha chiesto di spiegare i versamenti a Cizel, un rappresentante di Mayco ha risposto che questi sarebbe “un esperto del mercato immobiliare della Croazia. Cerca opportunità redditizie e molto spesso acquista proposte ‘calde’ a proprio nome con finanziamenti provenienti da noi in virtù di accordi di prestito".

I giornalisti non sono stati in grado di confermare autonomamente le competenze immobiliari di Cizel, che possiede una tipografia a Zagabria.

Secondo i dati Ukio, Mayco ha trasferito denaro anche al padre di Nika, Mihajlo Perenčević, così come alla madre di lui, Marta Perenčević.

A febbraio 2009, Mihajlo Perenčević ha ricevuto 39.000 euro (50.000 dollari) come versamento iniziale di un prestito da parte di Mayco. I giornalisti non hanno trovato alcuna prova che lo abbia mai restituito.

Nel corso dell’anno precedente, Mayco ha anche inviato 1,03 milioni di euro (1,2 milioni di dollari) ad un conto bancario austriaco a nome di Marta Perenčević.

Lo scopo del pagamento era indicato come "pymt secondo il contratto di vendita di case sull’isola". Sebbene i dati Ukio disponibili a OCCRP non contengano un contratto relativo ad una casa sull’isola, i giornalisti hanno individuato due case a lei collegate sull’isola di Lussino.

Una di queste, situata ai margini della città di Lussinpiccolo, era precedentemente di proprietà di Marta e di suo marito, Nikola, ma non è mai stata venduta a nessuno, bensì ufficialmente donata al figlio Predrag, fratello di Mihajlo.

L’altra, un’imponente casa sulla baia di Čikat chiamata Villa Saborka, era stata acquistata da Mihajlo Perenčević e sua moglie Sonja, ma non era mai appartenuta a Marta.

Sebbene Marta non potesse aver venduto questa casa a Mayco, l’immobile ha un’altra connessione con la società offshore: Villa Saborka è legata all’uomo d’affari croato Damir Lojen, la cui madre, Nada, ha venduto la casa ai Perenčević.

Anche Lojen ha ricevuto denaro da Mayco. Tra luglio e ottobre 2009, ha ricevuto dalla società 3,6 milioni di euro (5,2 milioni di dollari) sul proprio conto bancario austriaco: anche in questo caso, con la causale "per contratto di vendita immobiliare".

Quando Ukio ha chiesto a Mayco di spiegare i pagamenti a Lojen, la compagnia ha dichiarato di aver acquistato due case da lui. I giornalisti non sono riusciti a individuarne nemmeno una per verificare se Mayco ne abbia effettivamente preso possesso.

Uno dei soci di Lojen, un uomo d’affari di nome Davor Krznarić, è stato la terza persona a concludere un contratto immobiliare apparentemente fittizio.

A novembre 2009, Krznarić ha firmato un contratto per vendere la propria casa vicino a Zagabria ad una società chiamata Allied Financial Ltd, anche questa una società offshore registrata nelle Isole Vergini britanniche, che aveva un rapporto molto stretto con Mayco: nei dati Ukio ci sono diversi milioni di dollari di transazioni tra le due società.

Dieci giorni dopo la firma di quel contratto, Krznarić ha ricevuto 130.000 euro (196.171 dollari) sul proprio conto bancario austriaco: un importo che corrisponde al "pagamento anticipato" specificato nel contratto. Tuttavia, sebbene il contratto fosse stato concluso con Allied, si specificava che il denaro sarebbe potuto arrivare da un’altra società. E infatti è arrivato da Mayco. Nessun altro pagamento a Krznarić è apparso nei dati.

In realtà, nessuna delle due società ha preso possesso della casa. Krznarić ne rimane il proprietario.

Mihajlo, Sonja e Nika Perenčević, Siniša Cizel, Damir Lojen e Davor Krznarić non hanno risposto alle richieste di commento.

A Hollywood!

Il coinvolgimento della famiglia Perenčević con Mayco va oltre il prestito a Mihajlo e gli affari immobiliari apparentemente falsi.

In effetti, la società offshore sembra essere collegata ad un’acquisizione di alto profilo effettuata dalla famiglia Perenčević nel 2009, ampiamente discussa dai media croati.

L’attività in questione è Dan Tana’s, un leggendario ristorante sul Boulevard Santa Monica a Los Angeles, che si dice essere frequentato da celebrità di primo piano come l’attore James Woods e l’ereditiera Paris Hilton.

Un numero del 1997 del Los Angeles Magazine onorava Dan Tana’s con ben 7 pagine di dettagli intimi sul locale, aperto nel 1964. Ad esempio, il suo primo chef è stato l’ex cuoco del dittatore italiano Benito Mussolini, la leggenda del ballo Fred Astaire era un frequentatore abituale e il comico John Belushi ha cenato lì per l’ultima volta prima di morire.

Non è chiaro chi nella famiglia Perenčević controlli ufficialmente il ristorante. Sebbene i media croati abbiano riferito che Mihajlo Perenčević l’ha acquistato a proprio nome, la società che lo gestisce, Chutter Inc., è guidata da sua moglie Sonja. Lei, insieme alla figlia Nika, detiene la licenza del ristorante, su cui sono indicate entrambe come manager.

Al momento dell’acquisizione, Mayco ha inviato 2,8 milioni di dollari al conto bancario serbo di Dan Tana, un espatriato serbo che ha istituito il ristorante 55 anni fa, dopo aver riferito di aver disertato dalla Jugoslavia comunista. Tana, il cui nome originale era Dobrivoje Tanasijević, era un leggendario calciatore della squadra di calcio della Stella Rossa a Belgrado.

Quel denaro è stato pagato in 24 rate fra dicembre 2008 e settembre 2009. Non è noto se tali transazioni indichino che Mayco stava pagando Dan Tana per l’acquisizione del ristorante da parte della famiglia Perenčević. Tuttavia, Mayco ha effettuato due pagamenti per un totale di 81.420 dollari per "ricostruzione del ristorante" e "manutenzione del ristorante" a Chutter Inc., la società che lo gestisce.

Il coinvolgimento di Mayco potrebbe suggerire che l’imprenditore croato eserciti almeno un certo controllo sulla società offshore.

Sonja Perenčević non ha risposto alla richiesta di commento e diversi tentativi di raggiungere Dan Tana non hanno avuto successo.

Finanziatori sfuggenti

L’origine del denaro che Mayco ha inviato alla famiglia e ai collaboratori di Perenčević è difficile da tracciare per due motivi.

Innanzitutto, Mayco è una società offshore utilizzata anche per varie altre operazioni. Di conseguenza, il denaro che entrava o usciva dai suoi conti per un determinato progetto veniva combinato con altri trasferimenti. Ciò rende difficile distinguere quali soldi sono stati utilizzati per un determinato pagamento.

In secondo luogo, le fonti del denaro che entra ed esce dai conti di Mayco sono oscurate da una rete di società offshore opache. Gran parte di questi fondi è impossibile da rintracciare.

Un’altra grande parte è stata invece rintracciata dai giornalisti in una rete ben organizzata di riciclaggio di denaro, utilizzata per riciclare i fondi rubati dal bilancio statale russo nel cosiddetto "caso Magnitsky".

Sergei Magnitsky era un avvocato russo morto in prigione dopo aver denunciato persone che avevano rubato 230 milioni di dollari al tesoro del paese attraverso rimborsi fiscali fraudolenti. Fra le ricadute della sua morte c’è l’approvazione negli Stati Uniti del Magnitsky Act, che consente di sanzionare gli individui noti per aver commesso violazioni dei diritti umani.

Secondo investigatori e gruppi indipendenti statunitensi, il gruppo Klyuev, una rete criminale russa, alla fine del 2007 ha agito in collusione con i funzionari fiscali e delle forze dell’ordine per sottrarre il denaro successivamente scoperto da Magnitsky e riciclarlo attraverso diverse banche e dozzine di società di comodo. Il denaro è confluito in investimenti in tutto il mondo, compreso l’acquisto di immobili di lusso.

Mayco ha ricevuto un totale di 420.000 dollari da diverse società di Klyuev, come Doncaster Limited e Weldar Holdings Limited.

Il flusso di denaro del caso Magnitsky dalla Russia inizia ai primi di febbraio 2008 e continua per diversi mesi. Contemporaneamente, ha luogo la prima transazione di Mayco con un individuo o una società croata: un pagamento alla madre di Perenčević.

In molti altri casi, le società citate dai pubblici ministeri degli Stati Uniti come parte della catena Klyuev erano solo ad "una stretta di mano" di distanza da Mayco. Ad esempio, Lordside Enterprises e Berglake Sales hanno fatto affari direttamente con Landcliff Commerce, che ha trasferito denaro a Mayco.

L’importo totale arrivato a Mayco attraverso questa catena avrebbe potuto superare i 14 milioni di dollari.

Amici ai piani alti

Aziende come Mayco sono registrate come offshore proprio perché ciò rende più difficile scoprire chi c’è dietro di loro e cosa fanno.

Tuttavia, sulla base delle informazioni contenute in un modulo di diligenza dovuta depositato nelle Isole Vergini britanniche, è stato possibile identificare un giovane avvocato russo di nome Vladimir Polozkov come il beneficiario effettivo della società al momento delle transazioni immobiliari apparentemente fraudolente.

Polozkov diventa il beneficiario effettivo di Mayco all’età di 27 anni; gestiva il suo conto bancario dall’età di 25. La sua giovane età, il suo lavoro come avvocato e la sua mancanza di precedenti commerciali nel momento in cui si assume la responsabilità di una società che effettua transazioni per centinaia di milioni di dollari suggeriscono che potrebbe essere stato delegato ad agire per conto di altri interessi.

All’epoca era consulente legale presso la banca Akropol, all’origine di quattro documenti relativi alle transazioni immobiliari che erano stati inviati via fax a Ukio. Akropol ha anche avuto diverse altre connessioni con Mayco, suggerendo che potrebbe aver diretto almeno alcune delle attività dell’azienda da dietro le quinte.

I conti Mayco venivano usati per acquistare gioielli costosi per uno dei proprietari della banca, Sergey Lepeshkin, per trasferire denaro a moglie e figlia e per pagare le tasse universitarie di suo figlio nel Regno Unito. Diverse aziende affiliate a Lepeshkin e un comproprietario di Akropol, Akhmet Palankoev, sono tra i maggiori donatori di Mayco. Inoltre, i metadati dei documenti, le intestazioni dei fax e le firme e-mail sui materiali di Mayco indicano che erano arrivati ​​da dipendenti Akropol.

Nel modulo di diligenza dovuta che ha compilato, Polozkov indica il fatturato annuo di Mayco fra 35 e 45 milioni di dollari, sebbene in quegli anni gestisse centinaia di milioni di dollari in transazioni. Descrive la società come un "intermediario finanziario" che riceveva commissioni movimentando prestiti tra gruppi di società.

Il padre di Polozkov, un diplomatico russo di lunga data chiamato anch’egli Vladimir Polozkov, ha guidato per tre decenni gli sforzi di sensibilizzazione internazionale sovietici e russi in qualità di membro
di diverse "società di amicizia" tematiche.

Dal 2011, Polozkov senior lavora presso l’ufficio del sindaco di Mosca in due posizioni senior. Come vicedirettore di due diversi dipartimenti, è stato uno dei più alti funzionari della capitale russa. Né lui né suo figlio hanno risposto alle richieste di commento. Anche Lepeshkin, Palankoev e Akropol Bank non hanno risposto ai messaggi in cerca di commenti. Il governo di Mosca ha rifiutato di commentare.

Mentre faceva parte del governo di Mosca, uno dei colleghi di Polozkov senior era Anastasia Rakova, vice sindaco. Il suo attuale o ex partner è Krešimir Filipović, il vicepresidente di Velesstroy che ha ricevuto i soldi di Mayco per gli appartamenti di Zagabria, il suo e quello di suo padre.

Anche da Mosca, la pista dei soldi riporta alle splendide spiagge della baia di Čikat, che è ancora in fase di riqualificazione con denaro russo di origine sconosciuta.

 

Rapporti aggiuntivi di Klara Škrinjar e Maja Čakarić (Oštro) e Katarina Sabados (OCCRP). Documenti da Offshore Leaks di ICIJ.

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