Croazia: il furto delle case tradizionali della Banovina
La chiamano la mafia delle isbe. Nella regione della Banovina, in Croazia, si sta diffondendo sempre maggiormente il furto di case tradizionali in legno parte del patrimonio culturale locale, che vengono smontate pezzo per pezzo e rivendute a caro prezzo
(Pubblicato originariamente da Novosti il 9 aprile 2017, selezionato e tradotto da Le Courier des Balkans e OBC Transeuropa)
La distruzione del patrimonio architettonico della regione della Banovina e di Kordun, in Croazia, sta assumendo proporzioni sempre più allarmanti. Qui vi sono molte case tipiche in legno, costruite nel XVIII e XIX secolo, censite e in principio protette dallo stato. Ma abili intermediari le rubano o le comprano per un tozzo di pane e, smontate, le vendono a caro prezzo sul mercato nero.
L’ultima è sparita nel febbraio scorso. A Trnovac Glinski, dei vicini hanno notato un gruppo di operai intenti a smontare la casa di Stanko Tintor, residente in Serbia. Uno dei vicini si è prontamente recato a vedere cosa stessero facendo. Gli è stato risposto che avevano acquistato la casa per 1000 euro. La casa è sparita in poco tempo sotto gli occhi dei vicini. In realtà Stanko Tintor non l’aveva venduta proprio a nessuno. La polizia, immediatamente avvertita, ha avviato un’indagine. Qualsiasi cosa ne esca è comunque certo che molte altre case tradizionali in legno sono state rubate con modalità simili.
La mafia delle Isbe
Come denuncia il Dipartimento per la tutela del patrimonio di Sisak, solo nella area Sisak-Moslavina, spariscono una trentina di case tradizionali all’anno, senza lasciare traccia. Spesso si ritrovano poi questi gioielli del patrimonio della Banovna e di Kodrun, molto riconoscibili, nella regione della Zagorje o lungo le rive della Sava in Slavonia o addirittura in Dalmazia. Tutte rubate e ricostruite poi illegalmente in regioni con cui, storicamente, non hanno nulla a che fare.
Il metodo è molto semplice. La “mafia delle isbe” cerca case in legno ben mantenute nei paesi abbandonati e sulle colline spopolate della Banovina e di Kodrun, dove, prima della guerra, viveva una nutrita minoranza serba. Poi, secondo la variante più elegante, si informano sul proprietario e acquistano la casa per un prezzo che può andare dai 2000 ai 5000 euro. Altrimenti le rubano. Le case sono poi vendute e ricostruite in altri luoghi della Croazia o all’estero, per prezzi molto più elevati.
“La zona di Sisak-Moslavina è particolarmente ricca di patrimonio urbanistico tradizionale. Abbiamo quindi ancora più che in altri luoghi l’obbligo di proteggerlo, di conservarlo, di rinnovarlo e, in alcuni casi, di renderlo accessibile al pubblico. Attualmente nella nostra area abbiamo selezionato 20 case antiche che gestiamo e preserviamo per un costo che va dai 6500 ai 9500 euro all’anno per ciascuna. Purtroppo centinaia di altre sono alla mercé dei ladri”, chiarisce Ivana Miletić Čakširan, a capo del Dipartimento beni culturali di Sisak.
Qualche anno fa, proprio da questo ufficio, era arrivata una dura condanna delle affermazioni di un ex giornalista e pubblicitario, Nenad Ivanković. Quest’ultimo si era vantato pubblicamente di aver acquistato undici dimore antiche a Vrginmost, con l’intenzione di costruire un villaggio turistico nell’area di Karlovac. Purtroppo, per farlo, si era dimenticato prima di ottenere gli eventuali permessi del Dipartimento dei beni culturali.
Individuare i responsabili
Nonostante gli sforzi della polizia locale per individuare i responsabili, i risultati sono mediocri. Gli inquirenti a volte riescono nell’impresa grazie alle denunce fatte dai proprietari legittimi o dai loro vicini. Ma è invece più difficile individuare coloro i quali si sono appropriati delle case attraverso un accordo con i proprietari che hanno permesso loro di smontare le case senza che però vi fosse il permesso del Dipartimento beni culturali. In questo caso, tutti coloro i quali sono coinvolti, difficilmente infatti parlano.
Come ci spiegano gli abitanti di questi villaggi vi è un’ulteriore variante, che fa guadagnare bene e piuttosto raffinata.
Sconosciuti comperano o rubano solo parti di queste antiche case. A partire da queste producono nei loro laboratori artigiani mobilio in stile tradizionale. Nel caso quindi l’acquirente finale volesse verificare l’antichità del legno non vi è problema ed è convinto di avere in mano un pezzo di antiquariato: un tavolo o un comodino del XVIII o del XIX secolo. E spende una somma ingente.
“Durante l’Operazione Tempesta ho dovuto abbandonare la nostra casa di famiglia in legno, che aveva 150 anni, per riparare in Serbia. Mia madre è rimasta, da sola, in Croazia e, durante la guerra, si è rifugiata in un centro profughi a Sisak”, racconta Miljenko Kopač, di Čremušnica. “Quando è ritornata al villaggio non ha potuto credere ai suoi occhi. La nostra casa era sparita. Trave per trave, tegola per tegola, e ovviamente le tavole in rovere che ricoprivano le pareti. Tutto era stato smontato e portato chissà dove”.
Per 15 anni Miljenko ha fatto numerose richieste, bussato a molte porte, ma ovunque è stato accolto da funzionari stupefatti, che gli hanno spiegato che non aveva alcun diritto a finanziamenti per la ricostruzione della sua casa. Se fosse stata incendiata, distrutta da una granata o demolita da un carrarmato, allora non vi sarebbe stato alcun problema. Ma non per il furto di una casa. La casa di Miljenko Kopač è probabilmente tra i primi di questi gioielli spariti nella Banovina e a Kordun. Ma purtroppo non sarà l’ultimo.