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Croazia e rifugiati: il “sapore di casa” che unisce
Se è vero che il cibo unisce, in Croazia grazie al progetto "Taste of Home – Okus Doma" sono andati ben oltre, creando, grazie alla cucina, delle relazioni tra cittadini locali e rifugiati ma dando anche avvio ad un percorso di indipendenza economica dei rifugiati.
L’idea semplicissima che ne sta alla base è che la cucina, per chi accoglie e per chi viene accolto, è il luogo ideale per condividere le proprie esperienze, ricordi, emozioni che emergono durante la preparazione di un piatto. Grazie al sostegno di fondi europei e di numerose associazioni croate è nata "Taste of Home", una cooperativa sociale che impiega 4 cuochi, 3 aiuto cuochi ed un coordinatore che svolgono un servizio di catering oltre che workshop e corsi di cucina.
Questi ragazzi e ragazze provengono da Siria, Nigeria, Etiopia ed Afghanistan e sono specializzati, è scontato, in cibo africano e medio orientale. A questo nucleo si devono aggiungere un’altra trentina di rifugiati ed alcuni volontari croati che prendono parte all’iniziativa. Perché, come spiegano i suoi ideatori, Taste of Home è "uno scambio culinario, culturale e linguistico che permette una reale integrazione dei suoi membri nella società croata. Il cibo riesce a sensibilizzare, ad abbattere dei pregiudizi, a far nascere delle amicizie ma, non meno importante, permette ai rifugiati di essere indipendenti a livello economico".
Nel febbraio dell’anno scorso è stato dato alle stampe un libro di ricette che è disponibile sia in cartaceo che in versione pdf in lingua inglese e croata. Visti gli ottimi risultati del progetto, Taste of Home ha lanciato un crowdfunding con l’obbiettivo di aprire un ristorante nel centro di Zagabria. Nel frattempo è uscito il documentario "Taste of Home" che narra la storia di tre dei suoi protagonisti.
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