Croazia: cosa hanno in comune Mate Rimac e Elon Musk
Mate Rimac, fondatore della “Rimac automobil”, è un imprenditore croato che produce "supercar" elettriche di nuova generazione. Sogna di essere l’Elon Musk dei Balcani. Tutti, a cominciare dal governo croato, lodano il suo successo, ma la storia è lontana dall’essere una favola
(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 28 gennaio 2022 e tradotto da OBC Transeuropa)
Marin Ivančić è un avvocato e giornalista che vive a Zagabria. È uno dei pochi osservatori attenti a quanto accade dietro le quinte dell’azienda Rimac. Lo abbiamo intervistato
Chi è Mate Rimac?
Mate Rimac è un giovane imprenditore che ama presentarsi come un innovatore che, partendo dal garage di famiglia, è riuscito a raggiungere le vette dell’industria automobilistica ed è ora ammirato da persone potenti come Emmanuel Macron o Ursula Von Der Leyen. In realtà, procede nel solco di Zuckerberg, Gates o Musk, quei cosiddetti geni i cui lati oscuri sono spesso ignorati dai media tradizionali.
Quindi non è davvero un self-made man partito dal nulla?
No. Suo padre è Ivan Rimac, un magnate vicino all’HDZ. È stato condannato a quattro anni di prigione per appropriazione indebita nell’affare Sibinj. La Germania ha emesso nei suoi confronti tramite l’Interpol un mandato di cattura per frode fiscale. Ha anche trascorso alcuni mesi in detenzione preventiva in Serbia.
Naturalmente, i figli non devono pagare le colpe dei crimini dei loro genitori. Tuttavia, nel progetto Rimac Automobil, padre e figlio sono inseparabili. Il padre ha prestato denaro – che il figlio ha poi restituito fino all’ultimo centesimo – ma soprattutto la posizione e le reti del padre aprirono al figlio le porte delle più alte istituzioni come la Banca di Stato per la Ricostruzione e lo Sviluppo, che concesse all’allora 23enne Rimac un prestito agevolato.
Dal 2014 al 2017, Ivan Rimac è stato formalmente coinvolto nel progetto, anche nella sua struttura legale, dove ha ricoperto la carica di presidente del consiglio di sorveglianza. Inoltre, come si può vedere dai verbali del consiglio comunale di Sveta Nedelja, dove il suo nome è menzionato, ha usato le sue connessioni all’interno dell’HDZ per assicurare che a suo figlio fosse assegnato in tempi rapidi un lotto di terreno per la costruzione di un campus.
Cosa produce l’azienda Rimac, di cui tutti, a cominciare dal governo croato, lodano il successo?
È difficile dire cosa produce realmente Mate Rimac a causa delle molte dichiarazioni contraddittorie dei media, davanti ai quali ritorna spesso dicendo che è stato frainteso. Tuttavia, il suo reddito, che ammonta a 150-200 milioni di kune, è in realtà piuttosto modesto, anche considerando il contesto relativamente piccolo dell’economia croata.
Se si confrontano i prezzi pubblicizzati delle sue automobili con le sue entrate reali, è chiaro che la maggior parte delle sue entrate proviene dalla vendita di componenti ad altre aziende, il che rende assurde le colossali risorse che lo Stato gli destina.
Il fascino di Rimac non risiede nella sua capacità di produrre, ma nella sua capacità di promettere, il che non lo distingue fondamentalmente da altre grandi aziende. In altre parole, Rimac mente e mente spesso. Il suo direttore delle vendite, Krešo Čorić, aveva annunciato nel 2018 che tutte le 150 Concept Two prodotte erano state vendute, cosa che Mate Rimac ha poi smentito, spiegando che si trattava di un malinteso… Poi ha dichiarato lui stesso che ne erano state prodotte inizialmente 88 unità, di cui dieci sarebbero state vendute nel 2011, ma è poi emerso che erano state realizzate solo 8 Concept One. E non è tutto. Nel 2014, ha annunciato la costruzione dei primi yacht elettrici con un’autonomia di navigazione di tre ore, la fabbricazione di una "moto d’acqua" che fluttua sopra l’acqua, o la costruzione di automobili volanti…
Nel 2015, ha annunciato di aver costruito la prima auto senza conducente e, nonostante avesse dichiarato di averla già prodotta ha ricevuto 200 milioni di euro di aiuti per il suo sviluppo. Come ultimo esempio, quest’estate ha presentato la sua nuova auto, la Nevera, ed ha affermato avesse superato tutte le omologazioni mondiali. Questo si è rivelato essere sbagliato, ancora una volta. Nell’ottobre scorso l’auto era ancora sottoposta a test europei, i cui risultati sono ad oggi sconosciuti. Ci sono molti annunci su produzione e innovazioni, ma nessun brevetto viene mai depositato. Mate Rimac spiega che è il processo di registrazione dei brevetti che non riesce a tenere il passo…
Cosa pensa dei suoi due progetti più recenti, la Nevera, una delle auto più veloci del mondo, e la ‘robotaxis’ che, secondo Mate Rimac, dovrebbe essere il primo veicolo autonomo del mondo?
Il Nevera non è un prodotto finito perché mancano le omologazioni. In termini di sviluppo è stato ampiamente superato, il che non sarebbe un problema se lo Stato non avesse stanziato 52 milioni di kune. Originariamente, il progetto doveva essere completato in tre anni, ma a causa della pandemia, è stato concesso un anno in più, fino al 30 giugno 2021. Ma a luglio, tre settimane dopo la scadenza, è stata chiesta un’altra proroga! Con le stesse scuse: le condizioni di omologazione rese meno semplici a causa della pandemia.
E non è tutto. Oltre a Nevera, anche il progetto "robotaxi" è altrettanto problematico. Lo Stato ha investito 200 milioni di euro di denaro pubblico in un’impresa privata, che per la Croazia è una cifra colossale, per non dire record. I fondi provengono in realtà dal Meccanismo Europeo di Stabilità, che ha lo scopo di aiutare gli stati membri dell’UE a far fronte alle difficoltà economiche causate dal Covid-19. Secondo le dichiarazioni ufficiali di Project 3 Mobility d.o.o, azienda di nuova costituzione, Mate Rimac promette di sviluppare un veicolo elettrico di livello 5, cioè guidato da intelligenza artificiale e in grado di guidare senza intervento umano utilizzando telecamere e sensori. Il progetto prevede lo spiegamento di 700 veicoli che formerebbero la flotta di taxi a Zagabria. Il progetto è letteralmente irrealizzabile, anche per affermazione di molti industriali, e un’auto autonoma al 100% è impensabile nel prossimo futuro.
Rimac non è solo auto. Ci sono anche biciclette elettriche: Greyp Bikes. Greyp Bikes è stata lanciata nel 2019 e ai potenziali acquirenti è stata offerta la possibilità di investire nella società acquistando dei “token” attraverso la start-up Neufund, che è stata recentemente approvata dall’autorità di regolamentazione del Liechtenstein… Può dirci di più su questo?
Si scopre che tutto questo è assolutamente illegale. Per giustificare ai piccoli investitori quanto sta accadendo il CEO di Greyp Bikes ha recentemente spiegato che il quadro europeo che regola la “tokenizzazione” è troppo rigido. Neufund, la società attraverso la quale è avvenuta la tokenizzazione, ha poi annunciato la chiusura perché non si era certi che tutto fosse legale…
Di fatto, quello che in realtà è un salto mortale viene presentato come la conseguenza della rigidità e della lentezza del legislatore… In concreto, Mate Rimac si è liberato di un peso che avrebbe potuto portare ad azioni penali. Tuttavia, alcuni investitori si sentono truffati. Alcuni di loro stanno minacciando di fare causa, il che è abbastanza ironico se si considera che di solito sono quelli che hanno creduto di più in lui. Il problema è che tutti questi piccoli investitori hanno investito in criptovalute e saranno rimborsati in euro al valore di Ethereum (ETH) al momento dell’investimento. Nel frattempo, ETH è salito drammaticamente…
Si sa anche che Bugatti è un’azienda in crisi. Eppure i media croati lodano il prestigio della fusione tra Rimac, Bugatti e, sullo sfondo, Porsche. Ma stanno così le cose?
Per quanto ne so, Porsche è diventata l’azionista di maggioranza del gruppo Bugatti Rimac come conseguenza della fusione di queste due società in perdita, Bugatti e Rimac Automobile, in cui Porsche detiene già il 24%. Si può solo supporre che Porsche e Volkswagen abbiano un qualche tipo di intenzione. Forse si tratta di ripristinare l’immagine del marchio dopo l’avvento delle auto elettriche e il desiderio di alcuni attori di allontanarsi dai combustibili fossili. Forse vedono che il primo ministro Plenković accoglie Ursula Von Der Leyen e Emmanuel Macron con Mate Rimac, che per lui le porte ai vertici dello stato sono aperte e che gli vengono concessi aiuti di stato. Forse hanno visto che ha ricevuto con gran facilità 200 milioni di euro prima della fusione delle due società, o forse semplicemente pensano che Mate Rimac, nonostante tutte le sue sfuriate, è il genio che si dice che sia.
Recentemente, lei è stato l’autore di rivelazioni sulla concessione piuttosto strana di terreni a Mate Rimac. Inizialmente ripreso da Portal Novosti, i media mainstream non hanno trovato nulla da dire, tranne che giustificare quello che sembra essere un altro caso problematico…
Per costruire un campus, Mate Rimac ha ricevuto un terreno di 200.000 metri quadrati, del valore di 82 milioni di kune,[10.900.000 euro circa] per 69 anni, per 19.934,10 kune [2650 euro circa] all’anno, cioè meno di una lipa al metro quadro/mese. Le 125.000 kune pagate per la redazione del contratto, messe a confronto con l’affitto, illustrano l’assurdità della situazione. A titolo di paragone, le aziende vicine a Rimac pagano da 300 a 400 kune/m². I politici locali spiegano questi importi irrisori con il desiderio di vedere Mate Rimac investire nel loro comune. Questa è una doppia vittoria per lui, perché allo stesso tempo la terra gli serve come garanzia per ottenere prestiti dalle banche.
I verbali dei consigli comunali sono pieni di chicche di ogni tipo, dal consigliere dell’HDZ che trasmette le minacce di Rimac al sindaco di Sveta Nedelja che racconta come, qualche anno fa, ha parlato con Rimac del terreno, prima di chiedere che il nome di Rimac venisse cancellato dal verbale…
Non c’è modo di sfuggire al ritornello infinito dell’"imprenditore-creatore di posti di lavoro". È un circolo vizioso: i comuni come Sveta Nedelja che stanno per abolire le tasse locali, offrire terreni e spendere le loro risorse per attirare gli investitori spingeranno i comuni vicini a fare lo stesso. Le conseguenze saranno devastanti: da un lato, i bilanci pubblici saranno devastati, le città saranno indebitate e le infrastrutture verranno trascurate; dall’altro, i proprietari di capitali beneficeranno di mezzi finanziari ottenuti quasi gratuitamente con il pretesto di poter sviluppare e creare posti di lavoro. Questo è lo stesso modus operandi usato nei paradisi fiscali. A lungo termine, questo è insostenibile.