Croazia, ancora cori fascisti
Istituzioni indipendenti, esponenti politici e attivisti per i diritti umani condannano l’utilizzo di simboli e cori fascisti durante il concerto del controverso cantante Marko Perković Thompson tenutosi di recente Zagabria

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Marko Perković Thompson - © Astrobobo/Shutterstock
(Originariamente pubblicato da BIRN , il 7 luglio 2025)
I difensori dei diritti umani hanno criticato le autorità croate per non aver reagito agli slogan ustascia, scanditi durante il concerto del cantante di destra Marko Perković Thompson tenutosi lo scorso 5 luglio a Zagabria. Stando ai dati ufficiali, al concerto hanno partecipato 504 mila persone.
Tena Simonović Einwalter, ombudswoman croata, ha condannato il comportamento di alcuni spettatori, ma anche degli organizzatori e delle autorità per non aver denunciato pubblicamente gli incidenti.
“Questo comportamento dimostra che nel corso degli anni non è mai stato inviato un messaggio per spiegare con sufficiente chiarezza che tutte le espressioni di odio e di glorificazione dei periodi più bui della storia sono inaccettabili e illegali”, ha affermato Tena Simonović Einwalter.
L’ombudswoman ha sottolineato che durante il concerto molte persone hanno intonato il saluto ustascia “Za dom spremni” [Per la patria pronti].
All’inizio della canzone “Bojna Čavoglave” [Il battaglione di Čavoglave], al grido di Thompson: “Za dom!” [Per la patria!], il pubblico ha risposto fragorosamente: “Spremni!” [Pronti!].
L’organizzazione non governativa Iniziativa dei giovani per i diritti umani ha definito il concerto come “l’assalto più forte ai valori costituzionali della Croazia dalla fine degli anni ‘90 e un attacco diretto ai valori fondamentali dell’UE”.
Davor Božinović, ministro dell’Interno croato, ha assicurato che la polizia indagherà sui singoli casi di esecuzione di canti inappropriati e di esposizione di iconografia ustascia durante il concerto, aggiungendo però di non credere che mezzo milione di partecipanti potessero essere etichettati come estremisti.
Jadranka Kosor, già premier croata, ha invece accusato le autorità e i media di assecondare il cantante ultranazionalista.
“Non solo lo stato e la città [di Zagabria] sono al servizio di un solo uomo, ma anche le emittenti televisive sono allineate”, ha scritto Kosor sul social X.
“Nel centro di Zagabria, in un clima di fermento ed entusiasmo, i fan cantano canzoni dei tempi di uno stato criminale. E i media non ne parlano”, ha aggiunto l’ex premier.
Nonostante l’elevato numero di partecipanti, lo spettacolo del 5 luglio è filato liscio, diventando il concerto più grande della storia della Croazia.
Questo articolo è stato ripubblicato nell’ambito di uno scambio di contenuti promosso da MOST – Media Organisations for Stronger Transnational Journalism, un progetto cofinanziato dalla Commissione Europea, che sostiene media indipendenti specializzati nella copertura di tematiche internazionali. Qui la sezione dedicata al progetto su OBCT











