Croazia: al bando i simboli ustascia?

Una proposta di legge dichiara fuorilegge tutti i simboli del governo collaborazionista con i nazisti. Insorge la destra e molti analisti la definiscono un cinico tentativo di avvicinarsi all’UE.
Un articolo di Drago Hedl (IWPR). Traduzione a cura di Osservatorio sui Balcani.

11/12/2002, Redazione -

La mossa da parte del governo di centro sinistra guidato da Ivica Racan di dichiarare fuorilegge l’iconografia ed i simboli che glorificano i fascisti croati della Seconda guerra mondiale è vista da molti in Croazia come un tentativo un po’ cinico di ammorbidire il percorso della Croazia verso l’Unione europea.
Il progetto di legge, che arriverà presto in Parlamento, vieterà l’esposizione di simboli ustascia, il movimento collaboratore dei nazisti che ha governato la Croazia dal 1941 al 1945 sotto la protezione dell’Asse.
La nuova legge proposta viene presentata quale un tentativo di combattere la crescente voglia di revisionismo storico in particolare volto a "ripulire" l’immagine dell’allora Repubblica Indipendente Croata e del suo dittatore, Ante Pavelic.
Ma anche se l’iter parlamentare sarà coronato da successo molti analisti ritengono che le autorità difficilmente decideranno di implementarla e farla effettivamente rispettare sul terreno anche perché questo porterebbe ad un sicuro scontro con l’estrema destra croata. E la paura del Governo del rischio dell’accensione di una miccia poi difficilmente controllabile è risultata evidente già dalla riluttanza dimostrata da quest’ultimo ad estradare il generale Janko Bobetko, accusato dall’Aja di crimini di guerra, ma considerato dai nazionalisti un vero e proprio eroe.
In questi ultimi anni sono sorti molti monumenti dedicati ai comandanti ustascia della Seconda Guerra Mondiale e più volte su giornali e riviste sono state pubblicate fotografie di Ante Pavelic intento a salutare con il saluto nazista. Canzoni ustascia sono spesso cantate negli stadi ed ai concerti e sulle bancarelle dei mercati non mancano mai T-shirt, accendini e monili con simboli ustascia, "souvenir" della Repubblica Indipendente Croata.
Tutto questo verrà dichiarato illegale dalla nuova legge, soprannominata "legge sulla de-ustascizzazione". Chi verrà trovato ad esporre "bandiere, spille, vestiti" o a proclamare "slogan, saluti" e quant’altro appartenente allo stato fascista della Seconda guerra mondiale rischia multe e, nei casi più gravi, anche la prigione sino ad un massimo di tre anni.
Ma anche prima di iniziare ad essere discussa in Parlamento la proposta di legge ha causato forte clamore tra l’opinione pubblica venendo criticata sia da esperti legali che dai politici di destra.
I primi affermano che sarà molto difficile da applicare: sarà praticamente impossibile punire le centinaia di ragazzi che arrivano ai concerti in magliette nere decorate dalla U di ustascia, per non parlare delle migliaia di tifosi di calcio che cantano canzoni ustascia negli stadi; ed il tentativo di perseguire chi violerà la legge rischia solo di rinfocolare le dimostrazioni a favore dell’ideologia ustascia.
I rappresentanti dell’estrema destra hanno intanto prevedibilmente richiesto che simili provvedimenti vengano adottati anche contro coloro i quali espongono simboli comunisti e partigiani come ad esempio la stella a cinque punte e la falce ed il martello.
"Queste richieste sono ridicole" ha dichiarato ad IWPR un intellettuale di Zagabria molto noto, che ha però richiesto di rimanere anonimo. "Nessuno in Croazia in questo periodo espone simboli partigiani o comunisti mentre c’è una vera e propria alluvione di simboli ustascia".
Il governo risponde che la proposta di legge si basa sul preambolo alla Costituzione croata che condanna l’ex Repubblica Indipendente di Croazia e rispecchia anche il codice penale tedesco che dichiara fuorilegge le dimostrazioni a favore dei nazisti.
Ed è stata proposta in risposta all’invito di gruppi che si occupano della difesa dei diritti umani, forum di intellettuali, gruppi media indipendenti, critici nei confronti della "ri-ustascizzazione" del Paese sotto il governo dell’ex Presidente Franjo Tudjman.
La stessa posizione di Tudjman è stata ambivalente. Anche se nella sua gioventù combatté contro i rappresentanti della Repubblica Indipendente di Croazia più tardi nelle vesti di Presidente ha più volte difeso la sua legittimità descrivendo la Croazia di Pavelic "non una costruzione artificiale ma l’espressione della volontà secolare del popolo croato di avere un proprio Stato".

Mirjana Kasapovic, professoressa di scienze politiche presso l’Università di Zagabria, ha dichiarato che i comunisti hanno tentato ma senza successo di "de-ustascizzare" la Croazia dopo la Seconda Guerra Mondiale ed il loro fallimento è stato nel sostituire un regime non-democratico con un altro regime non-democratico.
Gli analisti affermano che la proposta di legge rischia di essere non molto più di un cinico tentativo da parte delle autorità croate di rafforzare la richiesta di entrata nell’UE, dimostrando di essere pronti ad affrontare l’emergente nuova destra.

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