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Crisi nei media montenegrini
I conflitti e le divisioni politiche del paese si riflettono sull’assegnazione dei posti nei media statali. Giornalisti dimissionari e proteste con interruzione delle trasmissioni, contro le nuove modifiche di legge.
Subito dopo aver formato l’abbinata politica, che gli ha dato la possibilità d’avere la maggioranza nel parlamento Montenegrino, l’Alleanza liberale e la coalizione "Insieme per Jugoslavia" hanno approvato i cambiamenti della media a cui stavano lavorando i rappresentanti dell’Organizzazione per la Sicurezza e le Cooperazione in Europa (OSCE) e del Consiglio Europeo con i parlamentari e gli esponenti della società civile.
La legge prevedeva che "la TV e la radio del Montenegro", diventassero un servizio pubblico. Questi due media, insieme con il giornale "Pobjeda", rappresentano gli unici tre media che in questo momento sono di proprietà dello stato. Inoltre la legge stabiliva che per ottenere l’indipendenza si limitassero i fondi che il budget statale provvede per il lavoro dei media, e precisamente stabilisce che "la Repubblica provvede la parte dei fondi solamente per assicurare la realizzazione dei diritti dei cittadini sull’informazione, senza discriminazione alcuna, per i programmi che riguardano lo sviluppo scientifico e la formazione, lo sviluppo culturale e l’informazione delle persone con problemi di vista o di udito e per i programmi nelle lingue delle minoranze" (citazione tratta dal sito del Segretariato della Repubblica per le Informazioni). Secondo questa proposta i membri dei consigli dell’amministrazione di questi tre media non possono essere composti da deputati e parlamentari, funzionari dei partiti, funzionari del governo, persone che hanno interessi diretti in questi media, etc.
I cambiamenti che sono stati proposti in luglio dalla maggioranza parlamentare prevedevano, invece, che si costituissero i nuovi consigli d’amministrazione dei media statali, sulla base della maggioranza parlamentare; di modo che nei consigli d’amministrazione si riflettesse la nuova struttura del parlamento. Tutti i media, la maggioranza degli altri partiti e la comunità internazionale hanno accusato la nuova maggioranza di voler ottenere il controllo sui media in vista delle elezioni parlamentari. La nuova maggioranza ha invece accusato il partito DPS di aver ritardato l’approvazione della legge preparata dai rappresentanti dell’OSCE, dal Consiglio Europeo e dagli esperti nazionali, proprio per arrivare alle elezioni con un pieno controllo sui media.
Il mese di agosto è trascorso con una forte diatriba tra la nuova maggioranza parlamentare da una parte e il DPS (Il Partito Democratico dei Socialisti) e SDP (Il Partito Sociale Democratico) ed i rappresentanti dei media dall’altra. Non riuscendo, in questo modo, a raggiungere un accordo sulla legge. I primi volevano applicare i loro cambiamenti, mentre i secondi insistevano sull’applicazione della legge. I rappresentanti dell’OSCE e del Consiglio Europeo sono venuti parecchie volte per fare da mediatori con l’intento di trovare una soluzione, ma senza successo.
L’accordo tra i partiti è stato raggiunto con la mediazione dell’Ambasciatore americano a Belgrado, William Montgomery. Secondo questo accordo l’applicazione della nuova legge, preparata in cooperazione con la comunità internazionale, si postpone e si formano i nuovi consigli amministrativi dei media statali. Così, all’assemblea parlamentare dell’11 settembre sono stati formati i nuovi consigli, costituiti da due rappresentanti di ogni circolo dei deputanti e il 1° maggio dell’anno prossimo è stato stabilito come data di inizio dell’applicazione della nuova legge. Il risultato è stato che nei nuovi consigli la neomaggioranza parlamentare (LSCG e "Insieme per Jugoslavia") è riuscita ad ottenere la maggioranza. Immediatamente i redattori dei media in questione, hanno dato le dimissioni, commentando che quello era l’unico modo di reagire a questa "forza politica distruttiva"("Vijesti" 11 settembre").
L’inizio di questa settimana è stato segnato con le nomine dei nuovi redattori temporanei, che avranno queste funzioni almeno fino alle elezioni parlamentari, perché in realtà il processo di nomina si effettua tramite concorso pubblico e quindi ci vuole tempo. Siccome l’attuale maggioranza parlamentare ha guadagnato la maggioranza dei nuovi consigli d’amministrazione dei media statali, che poi sono stati incaricati di nominare i redattori, questi ultimi provengono o sono sostenuti o dall’ Alleanza liberale e la coalizione "Insieme per Jugoslavia", o dai cosiddetti partiti "pro-serbi".
Come nuovo redattore temporaneo della TV Montenegro è stata nominata Natasa Radunovic, che per anni è stata la redattrice di Radio Free Montenegro e collaboratrice di Radio Free Europe, mentre per il posto di redattore della radio è stato scelto Milutin Tomasevic, che prima era redattore della sezione che si occupa di politica interna, della radio montenegrina. Il redattore temporaneo di "Pobjeda", sarà Milorad Rasovic, che stava lavorando da anni in questo giornale ed è attualmente membro del Partito Popolare Sociale (SNS Momir Bulatovic). Secondo l’accordo tra l’Alleanza liberale e la coalizione "Insieme per Jugoslavia", i primi hanno proposto il redattore della TV, mentre i secondi i redattori degli altri due media. Questa situazione ha avuto come risultato le dimissioni di alcuni giornalisti dei media statali che hanno commentato, dicendo che alcuni dei nuovi redattori, oltre al fatto che provengono dai partiti, non sono in grado di fare il lavoro che gli è stato assegnato. ("Vijesti", "Publika", "Dan" dal 24 e 25 settembre)
La presidentessa del Parlamento montenegrino Vesna Perovic ha commentato dicendo che per la prima volta i media non sono sotto il controllo di un solo partito. "Se è un peccato che i media siano sotto il controllo dei partiti politici, in questo momento però è meglio che li controlli il Parlamento che è il loro istitutore, in modo che si fornisca un servizio giornalistico bilanciato" , ha detto la Perovic all’incontro con l’ambasciatore della Francia in Jugoslavia. ("Publika", 24 settembre)
Le radio e i membri dell’Associazione dei media indipendenti elettronici (UNEM) da lunedì 16 settembre hanno cominciato ad interrompere i programmi ogni giorno per mezzora, in segno di protesta alla decisione del parlamento di posporre l’applicazione della nuova legge che prevedeva che i consigli venissero costituiti dai rappresentanti dei partiti. A questa azione si sono associate anche cinque TV, membri dell’UNEM e negli ultimi giorni anche l’ANEM ("Publika" 24 settembre).
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