Crisi greca, timori per la Macedonia

Nonostante i complicati rapporti bilaterali, la Grecia resta un partner economico fondamentale per la Macedonia. E la crisi ad Atene solleva forti timori anche a Skopje

15/07/2015, Ilcho Cvetanoski -

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emanuele tripani - flickr

Oltre alla più grave crisi politica dalla sua indipendenza (scandalo intercettazioni, trattative infruttuose tra governo e opposizione, caso Kumanovo), la Macedonia si trova ad affrontare anche una sfida politica ed economica di immensa importanza che arriva dal suo vicino meridionale, la Grecia. Nel lungo periodo, la crisi del debito ellenico influenzerà la Macedonia sia sotto il profilo economico (la Grecia è uno dei cinque più importanti partner commerciali di Skopje) che politico. Politici, accademici, analisti politici e di mercato, giornalisti: tutti concordano che la crisi del debito greco avrà un impatto sulla Macedonia: resta però da capire in quale misura.

Finora, le relazioni tra Macedonia e Grecia sono state condotte all’insegna di un basso profilo politico e un importante rapporto economico. Nonostante le problematiche relazioni politiche (la disputa sul nome, l’illegittimo veto greco all’entrata della Macedonia nella NATO), gli scambi economici fiorivano nel quadro di una regola non scritta: nonostante le questioni politiche aperte, possiamo cooperare dal punto di vista economico. Ma quale impatto avrà la crisi greca sui rapporti bilaterali? Distruggerà questo ponte o porterà un nuovo impulso a risolvere le questioni aperte?

Crisi in Grecia, impatto economico sulla Macedonia

Secondo l’Ufficio nazionale di statistica di Skopje, i più importanti partner commerciali della Macedonia nel volume totale del commercio estero sono Germania, Gran Bretagna, Grecia, Serbia e Bulgaria. La situazione si complica ulteriormente se si considera che oltre alla Macedonia la crisi potrebbe influenzare altri due tra i primi cinque partner commerciali del paese (Serbia e Bulgaria).

Finora, il maggiore effetto negativo sull’economia macedone è stato il declino degli investimenti. Nel periodo 1997-2013, la Grecia ha investito complessivamente 430 milioni di Euro, il 10,8% di tutti gli investimenti esteri in Macedonia. Nel 2014, la Grecia ha investito tre milioni e mezzo di Euro (1,15 milioni nei primi tre mesi dell’anno). Nei primi tre mesi del 2015, i media locali hanno riportato investimenti per soli 150mila Euro.

Sia le importazioni che le esportazioni sono in declino. Nei primi cinque mesi del 2015, il commercio ha segnato un calo del 28,7% rispetto allo stesso periodo del 2014. C’è poi un enorme deficit dal lato macedone: le merci importate sono largamente superiori a quelle esportate verso la Grecia. Nei primi cinque mesi del 2015, il totale degli scambi tra Macedonia e Grecia ha determinato un deficit commerciale di 120 milioni di Euro. Secondo alcuni analisti, il deficit aumenterebbe enormemente se la Grecia lasciasse l’Eurozona e tornasse alla dracma. In questo caso, i prodotti greci risulterebbero ancora più competitivi sul mercato macedone, cosa che si tradurrebbe in un deficit ancora più marcato.

Secondo le indagini condotte dalla Camera economica della Macedonia tra i suoi membri che esportano verso la Grecia, "in generale, la situazione è buona e non sono stati rilevati problemi significativi". Tuttavia, è stato sottolineato che l’intero processo di cooperazione è reso più difficile dall’incertezza creata dalla crisi, che potrebbe tradursi in un minor numero di ordini dalla Grecia.

Banche, capitali e turisti

Un altro possibile tallone d’Achille è rappresentato dalle due banche di proprietà greca in Macedonia, Stopanska Banka e Alfa Banka, che insieme detengono il 22% delle attività bancarie nel paese. Ma, come assicura il governatore della Banca nazionale macedone Dimitar Bogov, le due banche sono ben capitalizzate, dispongono di elevata liquidità e possono operare senza il supporto delle banche madri. "La situazione è stabile e non abbiamo in programma ulteriori misure", ha dichiarato il governatore a Reuters.

La Banca nazionale macedone ha ordinato alle proprie banche di ritirare i propri fondi dalle banche greche e ha preso misure per limitare il deflusso di capitali verso la Grecia. "Ai residenti della Repubblica di Macedonia è vietato portare capitali in Grecia e investire in titoli emessi dalla banca centrale e il governo centrale greco o dalle autorità locali e regionali della Repubblica ellenica. Le banche devono ridurre a zero e non aumentare gli importi depositati in banche con sede in Grecia e nelle loro succursali e filiali in Grecia o all’estero".

Il Fondo Monetario Internazionale, dopo la missione a Skopje dal 29 giugno al 7 luglio, prevede una crescita del PIL macedone del 3,2% per il 2015. Tuttavia, l’ulteriore aggravarsi della crisi in Grecia pone significativi rischi di ribasso. "Il settore finanziario rimane sano. Le banche, comprese le due controllate greche, sono ben capitalizzate, dispongono di elevata liquidità e sono costantemente finanziate da depositi nazionali. La redditività è in aumento con larga base di espansione del credito", ha dichiarato il capo missione del FMI Jesmin Rahman.

Inoltre, una grossa fetta del reddito delle economie locali nelle città vicino al confine greco dipende dai turisti greci. Secondo i media locali, sono sempre meno i greci che acquistano cibo e vestiti al confine con la Macedonia: reggerebbero solo gli acquisti di benzina, sigarette, monete d’oro e gioielli. A Gevgelija, la "Las Vegas macedone", il numero di turisti greci è in calo costante dal 2011, ma negli ultimi mesi il calo è stato drastico.

I rapporti politici

Le relazioni politiche tra i due paesi sono appesantite da decenni dalle lunghe controversie (su nome, storia, simboli, espulsione delle minoranze etniche, diritti delle minoranze, ecc.). La questione più importante è la disputa sul nome, che ha bloccato l’adesione macedone all’UE e alla NATO. Un caso che è stato affrontato dalla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) con giudizio a favore della Macedonia.

Finora, non vi è stata alcuna visita di un presidente o primo ministro greco in Macedonia o viceversa. C’è stato solo un incontro bilaterale tra i primi ministri in campo neutro, ma l’iniziativa si è interrotta dopo il 2008, a dimostrazione delle difficili relazioni politiche tra i due paesi. Finora solo due ministri degli Esteri greci hanno visitato Skopje, e la visita non è mai stata ricambiata. La seconda e ultima visita in totale risale a qualche settimana fa. Dopo i colloqui tra Nikos Kotzias, il primo ministro degli esteri greco a visitare Skopje in oltre dieci anni, e il suo omologo macedone Nikola Poposki, è stato sottolineato che entrambi hanno deciso di rafforzare la comunicazione e le consultazioni tra i due ministeri.

"Abbiamo concordato 11 misure volte a ripristinare la fiducia tra i nostri paesi e creare un clima più favorevole alla ricerca di una soluzione alla disputa", ha dichiarato Kotzias ai giornalisti dopo aver incontrato Poposki, senza fornire ulteriori dettagli. Poposki ha descritto la visita come "un passo saggio" di diplomazia della Grecia nel promuovere "la cooperazione bilaterale in un cosiddetto quadro di normalità", cosa di enorme importanza per la Grecia, e "l’integrazione europea e la stabilità nella regione", cosa di grande importanza per Macedonia.

Tuttavia, vista la crisi economica che la Grecia sta affrontando oggi, è impensabile che la questione del nome sia posta all’ordine del giorno, fosse pure all’ultimo posto. In fondo la Grecia non ha nulla da perdere se la questione rimane aperta. La Grecia è nel club e la Macedonia è fuori. Forse nessuna questione politica sarebbe sorta se nel 2008 la Macedonia fosse stata accettata nella NATO. Questo vale soprattutto per i problemi di sicurezza relativi all’ultimo incidente di Kumanovo.

Alcuni analisti politici in Macedonia descrivono la visita di Kotzias come un buon inizio, ma sottolineano che l’elenco delle misure proposte è pro forma e senza nulla di sostanziale. Il documento che avrebbe dovuto ristabilire la fiducia tra i due paesi, già firmato a New York il 13 settembre 1995, secondo la Corte Internazionale di Giustizia sarebbe stato violato dalla parte greca in occasione del vertice NATO del 2-3 aprile 2008 a Bucarest.

Allo stato attuale, l’interrogativo per la Macedonia è: può un vicino povero e umiliato essere più disposto alla cooperazione economica e al compromesso politico? Ovviamente, la risposta è no. Ma indipendentemente da ciò che succederà con il debito greco e l’eventuale "Grexit", non ci sarà alcun effetto diretto sui temi politici riguardanti le due nazioni, ma solo su quelli economici. 

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