Crimine organizzato e contrabbando minacciano i Balcani

Durante una recente conferenza tenutasi a Sofia con la partecipazione dei ministri dei paesi balcanici e del Segretario generale della NATO, si è messo a fuoco il tema del contrabbando e del crimine organizzato.

11/09/2003, Redazione -

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Sigarette

"Il crimine organizzato è una nuova sfida per i Paesi balcanici", i media bulgari citano la dichiarazione del Coordinatore speciale del Patto di Stabilità per il Sud-Est Europa (SEE), Erhard Busek, rilasciata all’interno di una conferenza internazionale dal titolo "Per un’agenda comune sulla sicurezza del sud-est Europa: nuovi approcci e responsabilità condivise" tenutasi il 5 e 6 settembre a Sofia, promossa dal Centro per lo studio della democrazia di Sofia. "I gruppi nazionalisti con la pretesa di difendere l’interesse nazionale sono strumenti del crimine organizzato. Il crimine organizzato ha giocato un ruolo fondamentale nei processi di privatizzazione e nella redistribuzione della ricchezza nazionale nei Paesi del sud-est europeo. Oltre il 40% dei profitto del prodotto interno lordo si calcola venga perduto a causa della corruzione e del crimine", ha continuato Busek. Tra i partecipanti alla conferenza c’erano sei Ministri della difesa della regione balcanica e il Segretario generale della NATO Lord George Robertson.

I quotidiani bulgari hanno seguito la conferenza prevalentemente riportando le dichiarazioni di Lord Robertson, il quale tra l’altro ha affermato che "la Bulgaria è pronta per essere membro dell’Alleanza atlantica del nord". "Lord Robertson: La NATO rimane nei Balcani" ha titolato il quotidiano "Troud" il 6 settembre, citando la parte di discorso di Robertson dove quest’ultimo ha affermato che la NATO è determinata nel portare avanti il suo ruolo principale di mantenimento della sicurezza nella regione. "Non stiamo facendo le valigie e non ci ritiriamo dai Balcani, continueremo a realizzare il nostro obiettivo principale di mantenere la pace". L’Alleanza sta ottimizzando le sue risorse nella regione, ma non si sta tirando fuori" ha affermato dal canto suo Busek. "Stiamo aspettando più soldati da Sofia", scrive "24 Chassa" il 6 settembre, riferendosi al desiderio di Lord Robertson di avere un numero maggiore di soldati dalla Bulgaria per le missioni NATO all’estero.

La corruzione sistematica nel sud est Europa è divenuta il maggior fattore di impedimento agli sforzi di sviluppo della regione ed ha distorto la ricostruzione delle economie di tali Paesi. Su questo punto si sono soffermati i rappresentanti del Centro per lo studio della democrazia, organizzatori della conferenza. Questi ultimi hanno inoltre presentato il libro "Corruzione, contrabbando e crimine organizzato nel SEE", un monitoraggio sui livelli di corruzione nella regione. Secondo lo studio nel 2002 la diffusione della corruzione sarebbe stata pari ai seguenti valori: 7 in Albania, 6 in Bosnia- Erzegovina, 6.4 in Bulgaria, 6.8 in Macedonia, 6,9 in Romania, 5,3 in Croazia, 6 in Serbia e 6 in Montenegro.

"Saranno confiscate le proprietà illegali dei nostri gangster" scrive "Monitor" il 7 settembre, sottolineando la dichiarazione del ministro dell’interno Georgy Petkanov dopo il suo incontro con l’ambasciatore degli USA a Sofia James Pardiew, durante la conferenza internazionale. Nel suo discorso Petkanov ha sintetizzato la genesi del crimine organizzato in Bulgaria. I criminali e gli ex sportivi hanno creato un meccanismo criminale di vaste dimensioni, funzionante in condizioni di forte corruzione. Questi gruppi si sono trasformati in legali strutture per affari con la partecipazione di persone esterne. Il Gen. Atanass Atanassov – l’ex capo dei Servizi di sicurezza nazionali – durante la conferenza ha messo in luce il ruolo chiave che i servizi segreti comunisti hanno avuto nella creazione del crimine organizzato in Bulgaria.

Come confermato dal direttore dell’ Agenzia doganale Assen Assenov, nel 2003 sono stati rilevate oltre 7300 infrazioni doganali e 1886 riguardavano il contrabbando. Le entrate delle dogane sono circa pari al 44-46% delle entrate relative alle tasse della Bulgaria. 2.000.000.000 di leva (1.030.927.835 euro) sono le entrate dell’anno 2003, le quali sono aumentate dell’8-10% rispetto all’anno 2002. Circa 3.000.000.000 di leva (oltre un miliardo e mezzo di euro), secondo Assenov, dovrebbe entrare dalle tasse doganali entro la fine del 2003. La professione di agente della dogana è tra quelli ad alto rischio corruzione in Bulgaria. Gli impiegati pubblici alla dogane sono obbligati a dichiarare chiaramente le loro proprietà. Secondo Assenov, presto sarà realizzato uno scambio elettronico di informazioni tra le dogane della Bulgaria, della Grecia, della Macedonia, della Serbia e della Turchia per tentare di limitare l’enorme corruzione esistente. Secondo i dati del CSD, tra i prodotti più contrabbandati in Bulgaria si trovano quelli petroliferi. Dal 30 al 35% del consumo generale di carburante liquido in Bulgaria è ancora "grigio" se non "nero".


Un altro fenomeno diffuso in Bulgara è il contrabbando di automobili. La liberalizzazione delle importazioni delle macchine usate ha creato un enorme mercato grigio per le parti di ricambio e gli accessori (il 70-80% del mercato totale). Con 100.000 auto usate importante ogni anno e con un’enorme importazione grigia di pezzi di ricambio, non è certo un problema per i gruppi criminali specializzati piazzare oltre 20.000 auto rubate all’anno sia in Bulgaria che in altri stati europei.

Ed infine le sigarette, forse il prodotto più noto per il contrabbando. Le sigarette importate legalmente rappresentano solo il 30% delle sigarette straniere vendute in Bulgaria. A Capitan Andreevo, posto di confine con la Turchia, si pagano circa 15.000 dollari di pizzo per ogni carico, circa 900 stecche di sigarette. E l’importazione illegale dalla Turchia rappresenta un problema non solo per le aziende bulgare del tabacco. "1000 aziende bulgare sono andate in bancarotta" titola la stampa bulgara dell’8 settembre, riportando la dichiarazione del presidente della Camera di Commercio bulgara Bozidar Bozilov. Le importazioni illegali dalla Turchia alla Bulgaria hanno causato, negli ultimi anni, la bancarotta di circa 1000 piccole imprese bulgare. Secondo il presidente della Camera di commercio l’importazione di prodotti non legali dalla Turchia continua, nonostante i serrati controlli al posto di frontiera di Kapitan Andreevo. Molti dei prodotti provenienti dalla Turchia sono di bassa qualità, ma sono comparativamente a prezzi più bassi rispetto a quelli bulgari.

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