Crimine non scaccia crimine

”Stimo sia Napolitano che Mesic ma credo che in questa occasione abbiano avuto cattivi consiglieri”. E’ l’opinione di Predrag Matvejevic, intervistato dal quotidiano l’Unità all’indomani della crisi diplomatica tra Italia e Croazia

14/02/2007, Redazione -

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Predrag Matvejevic

Di Umberto De Giovannangeli, 13 febbraio 2007,L’Unità

"Ho grande stima per il Presidente Napolitano, così come non posso dimenticare che è grazie a Stipe Mesic che non sono stato incarcerato in Croazia come avrebbero voluto gli ultranazionalisti. Proprio per questo mi sento di dire che in questo frangente sia l’uno che l’altro hanno avuto cattivi consiglieri. La Giornata della Memoria per ristabilire correttamente una verità storica deve divenire la Giornata delle Memorie, perché il ricordo di un crimine non cresca sull’oblìo di un altro crimine".

A parlare è Predrag Matvejevic, scrittore, saggista, professore di Slavistica all’Università La Sapienza di Roma. Il suo percorso culturale e umano (nato a Mostar, da madre croata e padre russo) è quello di un intellettuale che ha cercato nel cuore dell’ "inferno balcanico" di costruire "ponti" di dialogo tra identità, etniche e religiose, diverse e spesso violentemente contrapposte.

E proprio per questo, Matvejevic si dice ferito dalle polemiche di queste ore: "Apprezzo – dice lo scrittore – lo sforzo compiuto da Napolitano di trovare un punto di equilibrio tra una sinistra che non ha ancora fatto i conti con il crimine delle Foibe e una destra che ha cercato di usare quella vicenda per cancellare la memoria dei crimini perpetrati dai fascisti italiani contro "la razza inferiore slava". Ma per come è stata pensata e voluta questa Giornata da Alleanza Nazionale e dal precedente governo di centrodestra, era inevitabile un passo falso".

Il presidente della Croazia Stipe Mesic si è detto "costernato" dalle dichiarazioni del Presidente Napolitano in occasione della Giornata delle Foibe e dell’Esodo, usando parole durissime di condanna.

"Stimo i due Presidenti ma credo che in questa occasione abbiano avuto cattivi consiglieri. L’Italia che io amo è quella odierna, proiettata nel futuro, un Paese che intende dare una direzione nuova all’Europa, quella del Mediterraneo. Ma quella che ha "usato" la Giornata del Ricordo delle Foibe è un’altra Italia, che vive ancora dei cadaveri di una parte dell’altra".
Da cittadino con doppio passaporto – italiano e croato – come valuta le parole del Presidente Napolitano?

Avverto in lui l’esigenza impellente di parlare a quella sinistra che aveva chiuso gli occhi di fronte alla tragedia, perché tale è, delle Foibe. Napolitano ha cercato di trovare un equilibrio tra questa sinistra "smemorata" e una destra aggressiva, maccartista per la quale i comunisti (identificando con questo termine chiunque si dica di sinistra) restano quelli che mangiano i bambini. Tra questi due estremi c’è la volontà di Giorgio Napolitano di cercare un equilibrio; uno sforzo intellettuale, politico e morale che io approvo, ma in questo sforzo si possono commettere anche dei passi falsi, come quello che rappresenta la Giornata del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo per come è stata pensata e voluta dalla destra italiana.
In cosa consiste questo passo falso?
Le Foibe sono un crimine ed io rivendico il coraggio di averne scritto in Jugoslavia quando farlo era pericolosissimo. Ma la memoria di un crimine non può fondarsi sull’oblio di un altro crimine. Non possiamo dimenticare il discorso di Pola di Mussolini, nel Venti, quando il capo dei fascisti sostenne che bisognava "espellere questa razza barbara, inferiore slava da tutto l’Adriatico". E nel 1928, il suo ministro Giulio Italico vomitava parole d’odio: "Colui che non accetta l’italianità dell’Istria e della Dalmazia finirà nelle foibe…". Nessuno dei miei cari amici italiani sapeva che Ante Pavelic, il peggiore fascista che si possa immaginare, era stato addestrato per anni con i suoi ustascia a Lipari dai fascisti italiani e finanziato da Mussolini. Pavelic e le sue bande di criminali sono arrivati a Zagabria con i camion di Mussolini. Ante Pavelic: tremo ancora al pensiero dei crimini orrendi che è stato capace di pepetrare con i suoi ustascia: quelli che hanno massacrato comunisti, serbi, ebrei; che hanno realizzato campi di sterminio che non avevano nulla da invidiare ai lager nazisti. Vorrei ricordare un nome: Rade Koncar. Uno dei primi collaboratori di Tito per la Dalmazia, un partigiano fucilato dai fascisti italiani. C’è una responsabilità mussoliniana e italiana in questo. E c’è una memoria che non va svilita. Questo è l’humus in cui sono maturati questi crimini. La vendetta non è giustificabile in alcun modo, ma non si può dimenticare ciò che le camice nere hanno fatto nei Balcani. Nel Giorno della Memoria non si possono dimenticare le altre Memorie. I crimini non si possono giustificare, da qualunque parte siano stati commessi. E non va dimenticato che nelle
Foibe sono finiti anche parecchi slavi.
Insisto sul concetto di «passo falso»: se non è nelle parole di Napolitano, dove va individuato?
In ciò che c’è dietro l’istituzione di questa Giornata del Ricordo. Questa Giornata è stata una concessione ad Alleanza Nazionale che l’ha voluta per ragioni che poco o nulla hanno a che vedere con la verità storica e molto con calcoli elettorali. Calcoli che si sono perfettamente coniugati con il maccartismo berlusconiano. Al presidente del Consiglio Romano Prodi vorrei suggerire di trasformare questa Giornata nella Giornata delle Memorie. Sono convinto che il Presidente Napolitano ne coglierebbe il senso e sosterrebbe questa iniziativa.
C’è amarezza nelle sue parole…
Quando sono stato in Jugoslavia ho difeso gli "esodati" e ho parlato apertamente delle Foibe. E proprio per questo mi sento ferito non dalle parole di Giorgio Napolitano ma da chi ha voluto questa Giornata della Memoria per usarla contro altre Memorie cancellate.

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