Corruzione in Croazia
Dal sistema strutturale organizzato dall’HDZ alla illegalità diffusa di oggi, il problema della corruzione resta uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo del Paese. Riflessioni a margine della pubblicazione di un rapporto globale sul fenomeno.
Fra i 133 Paesi selezionati dalla agenzia Croazia è risultata cinquantanovesima. Secondo l’agenzia, la Croazia condivide questa posizione con la Colombia, El Salvador, il Perù e la Slovacchia, e il livello di corruzione sarebbe rimasto invariato negli ultimi anni. Per quanto riguarda la questione della corruzione nei Paesi in transizione, la Croazia si trova solo leggermente davanti a Russia, Romania, Albania, Georgia, Ucraina e Moldavia, e ai Paesi della ex Yugoslavia – Serbia e Montenegro, Bosnia Erzegovina e Macedonia.
Nonostante ciò, i media croati sono pieni di numerosi articoli sulla corruzione. Ad esempio un rappresentante di alto grado del partito HDZ (il partito dell’ex presidente Tudjman, ndr) a seguito della sua esclusione dal partito ha dichiarato e dimostrato pubblicamente di essere stato ricattato per anni dai leaders dell’HDZ che lo avevano costretto a prendere parte ad un racket politico di vaste proporzioni. Banchiere fallito, Marko Marcinko, attualmente in prigione, ha anche mostrato prove agli organi di informazione sulle pressanti richieste finanziarie che gli venivano fatte da alti esponenti dell’HDZ e alle quali era costretto a rispondere.
La corruzione, tuttavia, non era diffusa solamente tra gli esponenti della élite politica che ha guidato la Croazia durante il governo dell’HDZ fino alle elezioni del 2000, ma anche tra i loro figli. Nevenka Tudjman, figlia dell’ex presidente Franjo Tudjman, è stata processata dalla Corte Distrettuale di Zagabria per corruzione. L’accusa è quella di aver approfittato della influenza politica e dei contatti paterni per aiutare un imprenditore di Zagabria a incassare lauti profitti per operazioni commerciali relative alla installazione di costose centrali telefoniche nelle sedi di istituzioni governative. Tenendo per sé una parte dei profitti relativi a queste operazioni, Nevenka Tudjman ha guadagnato illegalmente 1,7 milioni di kune (circa 220.000 euri).
Purtroppo, anche quando l’Hdz ha perso il potere, l’immagine della Croazia come di Paese pesantemente corrotto non è migliorata. Solo per poco, subito dopo le elezioni, la tendenza si è invertita. Poco dopo, tuttavia, le cose sono ritornate come prima. Mentre oggi infatti non ci sono scoperte scandalose su grossi affari di corruzione, i cittadini sono ancora convinti che gran parte del sistema croato sia basato su accordi disonesti. E vengono quotidianamente riassicurati di avere ragione incontrando la corruzione ogniqualvolta hanno bisogno di servizi sanitari, di ottenere documentazione legale in modo rapido, o quando evitano di pagare una multa per eccesso di velocità corrompendo la polizia.
Zorislav Antun Petrovic, membro della sezione croata di Transparency International, ritiene che la Legge sul conflitto di interessi, recentemente approvata dal governo croato, possa contribuire a ridurre in maniera rilevante il fenomeno. Anche alcuni esponenti di alto livello del governo attuale sono stati infatti accusati di dirottare su proprie compagnie lucrativi business statali, e di realizzare in questo modo lauti profitti. Ora che la Legge sul conflitto di interessi è stata approvata, questo non sarà più possibile.
Transparency International ritiene che sia necessario legiferare sul finanziamento dei partiti politici e delle loro campagne elettorali, dato che è stato dimostrato che molti affari di corruzione coinvolgono proprio i partiti politici e le elezioni. Secondo Josip Kregar, un altro dirigente della sezione croata di Transparency International, è altrettanto importante che il Parlamento faccia una legge relativa all’accesso alla informazione, dal momento che sono stati i media stessi – in maniera anche più rilevante della polizia o della magistratura -a svolgere il ruolo più importante nello scoprire questi affari.
Sfortunatamente, ai media non sempre è consentito l’accesso alle informazioni di cui avrebbero bisogno, poichè alcune istituzioni, per nascondere le fonti dei propri finanziamenti, si proteggono trincerandosi dietro presunti segreti commerciali o professionali.
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