Coronavirus e recessione in Montenegro: il governo fa poco

Con il coronavirus, migliaia di montenegrini hanno perso il lavoro e qualsiasi altra fonte di reddito. Eppure, il governo si limita ad autorizzare un rinvio di alcuni mesi per i pagamenti dei mutui e delle imposte e stanzia un solo e insignificante milione di euro per aiutare i più deboli

01/04/2020, Monitor -

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Chiuso per coronavirus (© Ekaterina Pokrovsky/Shutterstock)

(Pubblicato originariamente da Monitor , selezionato e tradotto da Courrier des Balkans e OBCT)

La scorsa settimana è stato pubblicato un rapporto sulle perdite di commercianti e ristoratori causate dalla pandemia e sulle misure adottate per combattere il coronavirus. I dati, a dire il vero, si riferiscono alla Germania. E dicono che loro stanno perdendo, quotidianamente, 1 miliardo di euro.

Nessuno dei funzionari in Montenegro si è occupato dello stesso problema né ha presentato analisi all’opinione pubblica. Ecco, abbiamo saputo che al capo dell’Ufficio governativo per l’informazione Srđan Kusovac è piaciuta molto una frase trovata sui social network: “Se non avessimo distrutto in tempo l’economia adesso avremmo avuto enormi perdite”. L’ha likeata. Forse ha suggerito al premier Duško Marković, di cui è consigliere, di fare la stessa cosa, prima o dopo la presentazione del Pacchetto di misure governative adottate allo scopo di “facilitare la vita dei cittadini e aiutare l’economia al tempo della pandemia da coronavirus”.

Ad oggi il governo, la Banca centrale del Montenegro e il Fondo d’investimento e sviluppo (IRF) non hanno proposto altro se non un rinvio di tre mesi per i pagamenti dei mutui, tasse e i versamenti dei contributi. Hanno promesso la creazione di una nuova linea di credito per rafforzare la liquidità delle imprese, oltre ad un aiuto una tantum di 50 euro per le 8.583 persone che ricevono assegni familiari e gli 11.957 pensionati che percepiscono la pensione minima di 128 euro al mese. Nel quadro del primo pacchetto d’aiuti per la popolazione e l’economia, verrà inoltre sbloccato un aiuto di un milione di euro per i più deboli.

La recessione è già iniziata

Si prevedono tempi difficili per i cittadini. "Con i soldi che mi restano, potrò sopravvivere appena due o tre giorni", riflette un cuoco di un ristorante di Podgorica, ormai chiuso. Questo è dovuto alla sua condizione lavorativa, poiché viene pagato a giornata come altre centinaia o migliaia di cuochi, barman, camerieri, istruttori di fitness, tassisti o parrucchieri. Fidelity Consulting ha analizzato 500 imprese del settore alberghiero e della ristorazione il cui reddito supera i 10.000 euro. "Per quanto riguarda il pagamento dei salari, a condizione che non si abbiano altre spese, non si facciano investimenti e si dividano i profitti totali con il personale, i proprietari hanno la capacità di pagare gli stipendi per i tre mesi successivi", spiega l’analista economica Mila Kasalica. "Tuttavia la recessione è già iniziata. Molte aziende falliranno e tante persone perderanno il lavoro". 

Il Primo ministro Duško Marković ha dichiarato che il governo si aspetta che le aziende diano prova "di etica e di solidarietà", rinunciando a una parte dei profitti, facendo rientrare così parte del capitale accumulato nei flussi economici per stimolare gli investimenti. Tuttavia, non ha detto nulla sul dovere dello stato di assistere finanziariamente i contribuenti né sull’esercitare pressioni su coloro che devono allo stato centinaia di milioni di euro. "Le misure adottate si focalizzano sul rinvio dei pagamenti, in questo modo comportando un accumulo dei debiti", lamenta l’Unione dei lavoratori del Montenegro. "Riteniamo che siano necessarie delle sovvenzioni alle aziende in difficoltà, per permettere loro di pagare gli stipendi. In questo momento ci sono molte imprese che non sono operative e che non reggeranno nei mesi a venire senza profitti".

Il governo ribadisce di non avere a disposizione liquidità e si giustifica dicendo che il Montenegro non può stampare moneta. Prevede però di continuare a realizzare investimenti fino a 230 milioni di euro. Gran parte di questi sono destinati alla costruzione dell’autostrada, ed è una somma che non si può utilizzare in altri modi essendo finanziata dalla Cina. Tuttavia, non sarebbe più urgente investire i 90 milioni rimanenti nelle imprese che versano i salari e pagano le imposte, piuttosto che destinare 7 milioni alla “costruzione e ricostruzione dei locali per l’amministrazione pubblica”, o 2 milioni per strutture sportive?

A titolo d’esempio, 520.000 euro sono destinati al Centro per la mediazione, dei quali 212.000 euro sono per “altri servizi” imprecisati. Il budget della Direzione fiscale annovera 250.000 euro destinati a viaggi d’affari, vietati durante la pandemia. La Direzione per la diaspora dispone di un budget di 800.000 euro, la metà dei quali è devoluta a “partiti politici e associazioni” e ad “altri servizi”. E in questo momento, chi sta acquistando le mascherine per la popolazione, è la diaspora. 

Se facciamo i conti, scopriamo che lo stato, nel primo pacchetto di aiuti alla popolazione e all’economia, ha stanziato un milione di euro per l’assistenza minima ai più poveri. Il resto sono pagamenti differiti e nuovi prestiti. Che costeranno eccome ai loro fruitori. È stato dimostrato, con l’esempio offerto dalla Banca centrale del Montenegro, che un differimento trimestrale del pagamento di obbligazioni creditizie, con un successivo calcolo concordato degli interessi che verrà aggiunto al debito esistente, può costare al mutuatario più di una rata mensile. Le banche (di nuovo) realizzeranno profitti extra.

Ricordiamo che quando si sono dovute aiutare le attività bancarie di Aca e Milo Đukanović, lo stato ha stanziato al volo 44 milioni di euro. Fino ad oggi, nessuno ha dubitato del fatto che almeno una parte di quel denaro la Prva Banka non l’abbia mai restituito. E i problemi della Prva Banka non sono stati certo causati da una pandemia.

Si potrebbero fare numerosi altri esempi di appropriazione di proprietà dello stato tramite la cosiddetta “privatizzazione tra amici” o di scandali economici irrisolti che pesano uno (il primo prestito con il quale Đukanović ha legalizzato la sua ricchezza), dieci (l’affare Limenka – compensazione statale ad Aco Đukanović per i profitti persi per un accordo non realizzato con i governi guidati e controllati da suo fratello) o cento milioni (tanto quanto nella migliore delle ipotesi a causa della noncuranza della banca centrale del Montenegro, ci hanno rimesso i correntisti delle banche fallite di Duško Knežević, un ex collaboratore e co-finanziatore dell’élite di governo e del suo leader).

In queste cifre, quante maschere e guanti c’erano, quanti respiratori e ambulanze, ospedali e cliniche? Quanti stipendi, rimborsi, sussidi per i dipendenti in “ferie forzate”, per i genitori costretti a prendersi cura dei figli di età inferiore agli 11 anni dopo la chiusura di scuole e asili, per i lavoratori che non sono in grado di andare al lavoro a causa dell’isolamento o della quarantena?

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