Commissione europea: via libera allo status di candidato alla Bosnia Erzegovina
Con il “Pacchetto allargamento” 2022 è arrivato l’invito della Commissione europea a concedere lo status di candidato alla Bosnia Erzegovina. Una novità rispetto alla posizione espressa solo pochi mesi fa
Ieri la Commissione europea ha adottato il cosiddetto “Pacchetto allargamento” per il 2022 nel quale tradizionalmente si fa il punto, anche paese per paese, dello stato dell’arte dei Balcani occidentali e della Turchia nel loro percorso di avvicinamento all’Ue.
La novità più rilevante, e che segna un radicale cambio di rotta rispetto allo scorso giugno, quando il Consiglio europeo aveva concesso lo status di paesi candidati a Ucraina e Moldavia, è stato l’invito della Commissione a dare lo status di candidato anche alla Bosnia Erzegovina.
Quattro mesi fa il Commissario europeo all’allargamento Olivér Várhelyi, ad una domanda sul perché non veniva concesso lo status di candidato alla Bosnia Erzegovina aveva risposto: "La Bosnia Erzegovina ha un proprio percorso avviato, che si basa su condizioni di merito e richieste ad ogni paese. La Bosnia Erzegovina deve soddisfare quattordici priorità e noi stiamo ancora aspettando che il paese le soddisfi. Rinegoziare queste condizioni sarebbe come concedere uno sconto sul processo di allargamento, e noi non vogliamo farlo”.
Ieri invece, lo stesso Commissario, ha chiarito che "La politica di allargamento dell’Unione europea è un investimento geostrategico per la pace, la stabilità, la sicurezza e la crescita socio-economica del nostro continente europeo”. Per poi continuare: “La raccomandazione di concedere lo status di candidato è un momento storico per i cittadini della Bosnia Erzegovina. Invito i leader del paese a sfruttare al meglio questa opportunità storica e a procedere rapidamente con i passi individuati nella nostra raccomandazione. In questo modo si riavvierà il lavoro sulle riforme e sulla realizzazione delle 14 priorità chiave stabilite nel parere della Commissione, che restano fondamentali per l’apertura dei negoziati di adesione”.
Il peso del conflitto in ucraina su questa indicazione della Commissione è risultato chiaro anche dalla parole dell’Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrel che ha sottolineato come la “brutale aggressione della Russia dell’Ucraina mette in forte evidenza l’importanza dell’allargamento dell’UE, che assume un nuovo significato geopolitico. Si tratta di un investimento a lungo termine per la pace, la prosperità e la stabilità del nostro continente”.
Adi Ćerimagić , analista senior del think tank ESI, su Twitter ha evidenziato il fatto che la formula usata per la Bosnia Erzegovina è un copia e incolla della stessa formulazione usata per Ucraina e Moldavia lo scorso giugno e già usata per la Serbia nel 2011. In modo analogo lo status di candidato è stato condizionato ad una serie di punti: “Una lista di 8 punti per la Bosnia Erzegovina, 7 punti per l’Ucraina e 9 punti per la Moldavia. Se gli stati membri dell’UE tratteranno la BiH come l’Ucraina e la Moldavia, a cui è stato concesso lo status di candidato sette giorni dopo la raccomandazione della Commissione europea e senza che venisse soddisfatta nessuna delle condizioni, la BiH riceverà lo stesso a dicembre”, ha precisato Ćerimagić per il quotidiano Avaz .
I contenuti del rapporto, paese per paese
Nel caso del Montenegro, per progredire nei negoziati la Commissione sottolinea l’importanza di lavorare ulteriormente sui capitoli negoziali 23 e 24, rispettivamente magistratura/diritti fondamentali e giustizia/sicurezza/libertà. Per raggiungere questo traguardo, il Montenegro deve intensificare gli sforzi in settori critici quali la libertà di espressione e dei media, la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata e la credibilità del sistema giudiziario. Ciò – sottolinea la Commissione riferendosi alla crisi politica in atto nel paese – richiede stabilità politica e un impegno costruttivo da parte di tutte le parti interessate, che porti all’istituzione di un governo stabile e a un ampio consenso politico in parlamento sulle riforme chiave.
Anche la Serbia – si sottolinea nel rapporto – dovrebbe dare priorità alla creazione di un governo – sono passati più di sei mesi dalle elezioni politiche senza ancora avere la nuova compagine governativa – che sia fermamente impegnato nel percorso di riforme indicato dall’Ue. Sono necessari ulteriore lavoro e impegno politico nei settori chiave del sistema giudiziario, della lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, della libertà dei media, della libertà di riunione e nell’affrontare nei tribunali locali i crimini di guerra. La Serbia viene inoltre invitata ad allinearsi con la politica estera e di sicurezza dell’UE.
L’Albania e la Macedonia del Nord hanno aperto una nuova fase nelle loro relazioni con l’UE dopo le prime conferenze intergovernative sui negoziati di adesione del 19 luglio 2022. L’Albania e la Macedonia del Nord secondo la Commissione devono intensificare ulteriormente gli sforzi nei settori chiave dello stato di diritto, della lotta alla corruzione e della lotta alla criminalità organizzata. L’Albania deve inoltre occuparsi, in modo specifico, dei diritti di proprietà, delle minoranze e della libertà di espressione.
Il Kosovo deve invece intensificare gli sforzi per rafforzare la democrazia, la pubblica amministrazione, lo stato di diritto e la lotta alla corruzione. La Commissione conferma la sua valutazione del luglio 2018 secondo cui il Kosovo ha soddisfatto tutti i parametri per la liberalizzazione dei visti e la proposta ancora pendente in Consiglio, viene ribadito, dovrebbe essere trattata con urgenza. Per quanto riguarda la normalizzazione delle relazioni, mentre si afferma che sia la Serbia che il Kosovo sono rimasti coinvolti nel dialogo, l’UE si aspetta che entrambe le parti si impegnino in modo più costruttivo nei negoziati arrivando ad un accordo di normalizzazione giuridicamente vincolante nel prossimo periodo e mostrino flessibilità al fine di compiere progressi rapidi e concreti.
Secondo la Commissione la Turchia deve al più presto invertire la rotta sui temi della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti fondamentali. Il dialogo sullo stato di diritto e sui diritti fondamentali rimane .- scrive la Commissione – parte integrante delle relazioni UE-Turchia. I motivi per cui di fatto i negoziati di adesione della Turchia si erano arenati sono ancora presenti. Arriva poi anche un monito: la Turchia deve rispettare la sovranità e l’integrità territoriale di tutti gli stati membri dell’UE. Viene inoltre definita “preoccupante” la politica della Turchia di non allinearsi alle misure restrittive contro la Russia anche data l’esistenza dell’Unione doganale UE-Turchia. La Turchia deve inoltre adottare misure decisive per migliorare l’allineamento con la Politica estera e di sicurezza comune Ue ed evitare azioni che vanno contro l’obiettivo dichiarato del paese di aderire all’UE.