Commissari
Il 10 febbraio si insedierà la nuova Commissione europea. Chi sono i commissari dei paesi dell’Europa sud orientale? Quali le loro posizioni? Come sono passati all’esame del Parlamento? I dettagli nel resoconto del nostro corrispondente
Cinque candidati, cinque promozioni. Se la bulgara Rumyana Zheleva è inciampata di fronte all’esame del Parlamento europeo, gli altri commissari dei Paesi dell’Europa sud orientale non hanno riservato sorprese negative nel corso delle audizioni svoltesi a Bruxelles e a Strasburgo dal 12 al 19 gennaio. Il romeno Dacian Cioloş, lo sloveno Janez Potočnik e la cipriota Androulla Vassiliou hanno superato l’ostacolo senza problemi, mentre la greca Maria Damanaki e il ceco Stefan Fuele – che non ha origini balcaniche ma dovrà occuparsi dell’area in veste di commissario all’Allargamento e alla Politica di vicinato – sono passati indenni dalle polemiche sul loro passato comunista.
Allargamento in salsa ceca
Fuele, un diplomatico di carriera inserito in quota socialista, era finito nel mirino di alcuni eurodeputati del Partito popolare europeo (Ppe) che gli rinfacciavano di aver studiato all’Istituto di Relazioni Internazionali di Mosca negli anni ’80, e di aver militato nel partito comunista cecoslovacco. Ma sotto esame ha schivato le domande scomode sul suo passato sostenendo che il suo curriculum "è frutto dei tempi e del luogo in cui sono cresciuto" e invitando gli eurodeputati a riflettere sul fatto che dopo la caduta del Muro di Berlino ha fatto carriera fino a diventare ambasciatore della Repubblica ceca alla Nato. L’ultimo posto dove ci si aspetta di trovare pericolosi veterocomunisti.
In materia di allargamento, Fuele ha promesso di continuare i colloqui di adesione tra l’Ue e la Turchia, iniziati nel 2005 ma frenati dalla manifesta opposizione di Francia e Germania. "Intendo continuare i negoziati," ha assicurato. "Sono la miglior leva che abbiamo per aiutare la Turchia a modernizzarsi," ha argomentato. Tuttavia, ha promesso una linea dura sulla questione cipriota, annunciando che insisterà nel chiedere ad Ankara di rispettare gli accordi siglati con l’Ue che la obbligano a porre fine all’embargo contro i greco-ciprioti a prescindere dall’esito dei negoziati di riunificazione con i turco-ciprioti.
Sui Balcani occidentali il diplomatico ceco è stato più vago. Per esempio, si è chiamato fuori dalla disputa sul nome della Macedonia, ribadendo che la controversia che divide Atene e Skopje dal 1993 – e che impedisce ai macedoni di entrare nella Nato e di avviare i colloqui di adesione con Bruxelles – va regolata in sede Onu, formalmente incaricata dei negoziati. Sulla Serbia, si è limitato a "sperare" che i governi Ue comincino a ratificare l’Accordo di stabilizzazione e associazione (Asa) a partire da giugno, ed ha auspicato che Bosnia e Albania possano ottenere il via libera per l’abolizione dei visti Schengen "verso la metà del 2010", a patto che completino le riforme necessarie. Comunque ha espresso l’auspicio di "invitare nuovi membri nella famiglia" Ue nel corso del suo mandato di cinque anni: la prima in lista è la Croazia, in corsa per il 2012, a cui si potrebbe aggiungere un candidato extra-balcanico come l’Islanda.
Fuele assumerà anche le competenze per la politica di vicinato, che nell’attuale commissione ricadono sul commissario alle Relazioni esterne. Dovrà quindi vedersela con Georgia, Ucraina, Bielorussia, Moldova, Armenia e Azerbaigian, recentemente iscritti nella nuova iniziativa di cooperazione Ue del "Partenariato orientale". Non si è sbilanciato sulle loro eventuali prospettive di ingresso in Europa, e nel frattempo ha sostenuto che l’Ue dovrà trovare un modus vivendi con gli interessi della Russia nella regione. "Il futuro dell’Europa orientale è quello in cui ogni Paese sarà padrone del proprio futuro, vicino all’Ue e vicino alla Russia: non vedo alcuna contraddizione su questo," ha detto.
Applausi per il romeno Dacian Cioloş
La performance più apprezzata è stata quella del romeno Dacian Cioloş, nonostante qualcuno avesse storto il naso sul fatto che il presidente dell’esecutivo Ue, José Manuel Barroso, avesse scelto come commissario all’Agricoltura qualcuno che era ministro mentre Bruxelles congelava i fondi agricoli della Romania per sospette frodi.
Al termine di un interrogatorio durato più di tre ore, gli eurodeputati gli hanno riservato un lungo applauso, spingendo il presidente della commissione esaminatrice, l’eurodeputato PD Paolo De Castro, a sciorinare i suoi complimenti. "Siamo soddisfatti delle risposte che ci ha dato," ha assicurato all’ex collega, che ha guidato il dicastero dell’Agricoltura di Bucarest dal 2007 al 2008 da conservatore indipendente, in un governo guidato dal liberale Calin Popescu Tariceanu.
Cioloş ha promesso di battersi per il mantenimento di risorse "adeguate" per la Politica agricola comune (Pac), minacciata di tagli nel periodo successivo al 2013, quando verrà deciso il nuovo bilancio pluriennale dell’Ue. Il commissario romeno si è impegnato a difendere la Pac anche nell’ambito dei negoziati al Wto (Organizzazione mondiale del commercio) sul nuovo accordo internazionale sul commercio, nell’ambito del cosiddetto "Ciclo di Doha", dove i Paesi emergenti sostengono che i sussidi agricoli Ue rappresentano una forma di concorrenza sleale. "Sarò molto fermo su questo", ha dichiarato. E ha convinto anche sugli organismi geneticamente modificati (Ogm), confermando che la Commissione lascerà gli Stati membri liberi decidere se coltivarli o no.
Gli altri: brilla lo sloveno Potočnik
Potočnik, che negli ultimi cinque anni a Bruxelles non si è particolarmente distinto al portafoglio della Ricerca, è sembrato gradito agli eurodeputati nella sua nuova veste di commissario all’Ambiente. Nel corso dell’audizione è sembrato competente, ma si è concesso anche una battuta scherzando sul figlio che ha incidentato la sua Toyota Prius, auto di rigore per un vero ecologista. Le competenze dello sloveno, tuttavia, sono state ridotte dalla creazione di un commissario al Clima: la danese Connie Hedegaard, con la quale Potočnik si è impegnato a lavorare a stretto contatto.
La cipriota Vassiliou è un’altra veterana della Commissione Barroso, essendosi occupata negli ultimi due anni di Sanità e sicurezza alimentare. Ora è stata spostata verso un portafoglio di secondo piano che comprende la Cultura, l’Istruzione, il Multilinguismo e le Politiche giovanili, tutti settori dove le competenze dell’Ue sono piuttosto limitate. Anche per la Grecia – che forse sconta un deficit di credibilità a Bruxelles dopo i trucchi contabili che hanno messo in difficoltà la zona euro – si può parlare di un declassamento. La Pesca affidata a Damanaki è certamente un incarico meno prestigioso rispetto all’Ambiente di cui si occupava il suo predecessore Stavros Dimas, ma l’ex studentessa ribelle contro la dittatura dei Colonnelli degli anni ’70 si è mostrata molto preparata su tutti gli aspetti del suo dossier. Qualche esponente del Ppe si è mostrato insoddisfatto, ma si trattava soprattutto di un tentativo di vendetta politica contro un esponente socialista dopo il siluramento della popolare Zheleva. Ma alla fine Damanaki è stata promossa insieme a tutti gli altri.
Tutti in sella il 10 febbraio
La nuova Commissione europea dovrebbe installarsi il 10 febbraio, con circa due settimane di ritardo dovute al caso Zheleva. Il rinvio è dettato dall’esigenza di fissare una nuova audizione il 3 febbraio con la sua sostituta Kristalina Georgieva, che non dovrebbe deludere. Salvo imprevisti, il nuovo esecutivo Ue dovrebbe ricevere la fiducia dell’Europarlamento il 9 febbraio, nel corso della prossima sessione di Strasburgo.