Come le rondini
Anche quest’anno, il 27 luglio, si è tenuta a Mostar la tradizionale gara dei tuffi dal Ponte. Una gara di coraggio in cui si mescolano storia antica e recente della città. La cronaca del nostro corrispondente
Dicono che la tradizione dei tuffi dal Ponte vecchio di Mostar sia antica quanto lo stesso Ponte. Per essere precisi quest’anno, il 27 luglio, si è svolta la 424sima gara. Almeno, le statistiche dicono così. E’ un po’ difficile confermare questo dato. Chi ci può assicurare che in tutti questi anni della ricchissima storia dei tuffi non ci sia stato almeno un "buco", una pausa. La gente ad esempio ricorda il 1992, e il 1993. Nel pieno della guerra non si poteva pensare ai tuffi.
Il Ponte vecchio di Mostar è famoso. Per la sua bellezza e per la sua storia. Soprattutto quella recente. Non bisogna dimenticare infatti la sua data di nascita, il 1566, poi il crollo, il 9 novembre del 1993 e infine la rinascita, quattro anni fa.
Quel bianco arco di pietra, che attrae i turisti, e’ stato sempre amato dai mostarini. Per i ragazzi che sono cresciuti intorno al velocissimo e freddissimo fiume Neretva ha sempre rappresentato una sfida. I ragazzi di Mostar infatti, appena imparano a nuotare, cominciano a fare i primi tuffi, dalle rocce sulla sponda. Poi, tutti hanno quel sogno. Un giorno buttarsi dal Ponte. E’ stato un modo di vivere e poi è diventata una tradizione. Oggi, quando quasi più nessuno fa il bagno nella Nerteva, i tuffi, nonostante tutto, rimangono. I ragazzi si buttano dal Ponte tutti i giorni d’estate. I turisti, se vogliono vederli, dovrebbero pagare circa 50 marchi convertibili (25 euro).
E poi c’è la manifestazione tradizionale, la gara dei tuffi, che si svolge ogni anno, quasi sempre il 27 luglio. La data era importante per la storia della Bosnia Erzegovina, quella antifascista. Il 27 luglio 1941 nasce infatti la resistenza dei partigiani in BiH. Inoltre, questa data coincide con i giorni più caldi dell’anno, e quindi è poco possibile che piova. E’ importantissimo avere buone condizione meteorologiche. Basta un soffio di vento in più e può succedere di tutto. Non sono rari infatti i casi di ragazzi che si sono fatti male, alcuni rimasti invalidi e altri pure morti. Non è mica facile buttarsi dal Ponte vecchio di Mostar. A volte è molto pericoloso. La temperatura a Mostar d’estate è di più di 40 gradi, ma la temperatura del fiume è di circa 13 gradi. Poi c’è l’altezza, circa 25 metri. Immaginate il primo contatto con l’acqua, e poi cercare di tornare a galla lì dove il fiume non è profondissimo, non più di cinque metri. E’ per questo che buttarsi dal Ponte e’ una sfida per i ragazzi di Mostar, ma anche per quelli che vengono da altrove…
I famosi "skokovi" (tuffi) erano una manifestazione cui partecipavano ragazzi provenienti da tutta la ex Jugoslavia. Dopo la guerra, a Mostar si svolgeva anche una gara internazionale, organizzata dalla FEDEMAR, e si potevano vedere i tuffi acrobatici di ragazzi italiani, spagnoli, messicani…
Adesso abbiamo di nuovo la gara tradizionale dei tuffi, cosiddetti di gambe e di testa. Quest’anno ci sono stati dieci finalisti per la gara di gambe, tutti e dieci di Mostar (est), mentre per la gara di tuffi di testa, a parte i mostarini, abbiamo visto anche ragazzi provenienti da Doboj (nella Republika Srpska di Bosnia), Uzice e Kragujevac (Serbia), Kolasin (Montenegro).
Sono già anni che i ragazzi di Mostar ovest non si esibiscono. E con questo fatto torniamo alla realtà mostarina, alle divisioni che si vivono tutti i giorni. Se chiedete a qualcuno perché non ci siano i ragazzi della parte croata avrete risposte diverse. C’è chi dice che non sono interessati, o perfino che non sono capaci. Non dimentichiamo che molti croati da anni non vengono nella parte bosniaca. Alcuni perché hanno paura (lo dicono loro). Altri si sentono minacciati perché durante la guerra hanno fatto parte dell’HVO, l’esercito croato responsabile della distruzione del Ponte vecchio. Ad alcuni dà fastidio la bandiera che sventola sulle torri del Ponte. E’ quella con i gigli, la bandiera della Repubblica di Bosnia Erzegovina proclamatasi indipendente nel 1992. Oggi la BiH ha un’altra bandiera, quella blu e gialla con il triangolo e le stelline. Ma Mostari (l’associazione dei tuffatori) non ha dimenticato quella con i gigli, che alla fine sono diventati il simbolo della resistenza bosniaca.
La divisone cittadina si percepisce anche nello schema organizzativo della gara. Ad organizzare i Tuffi non è la città di Mostar, ma l’associazione Mostari. Anche qui ci sono equivoci. Dopo tutto quello che è successo a Mostar nei primi anni novanta, nella ‘informale’ divisione delle eredità mostarine il Ponte vecchio appartiene ai bosniaco musulmani. Così anche la gara dei tuffi è la manifestazione di una sola parte della città, quella est, dove vivono i musulmani. E’ vero, c’è la diretta televisiva e tutti i mostarini possono guardare la gara. Anche i media della parte ovest scriveranno qualcosa su questo evento. Ma solo qualcosa, e in un modo particolare. Così, dopo i tuffi di domenica scorsa, i media croati scrivendo della gara mettono al primo posto il tuffo di Richard Medic, all’epoca portavoce dell’OSCE a Mostar. Medic adesso lavora a Bruxelles, e da mesi promuove il movimento "Subsidiarity is a word". Il suo tuffo era anche una sfida per il Guinness. Voleva fare un record: 20.000 persone che nello stesso attimo pronunciano la parola ‘subsidijarnost". La maggior parte della gente che doveva pronunciare quelle parola non sapeva neppure cosa volesse dire. Poi gli hanno spiegato che si tratta di "prendere le decisioni ai livelli più vicini ai cittadini".
I tuffi del 2008 sono finiti. Anche quest’anno ha vinto Lorenz Listo. La sua rondine era perfetta, anche questa volta. Per spiegarvi, la rondine è un tuffo particolare, non proprio di testa. Si entra nell’acqua con il torace. Ed è un tuffo che esige una posizione speciale, e una concentrazione speciale.
La vita continua. I ragazzi di Mostar continuano a buttarsi dal Ponte vecchio. C’è chi lo fa per sé, perché gli piace. C’è chi lo fa per i turisti, chi per i soldi. I giornalisti che arrivano da fuori presentano spesso i tuffatori come ragazzi che lo fanno per attirare l’attenzione delle ragazze, come un metodo di corteggiamento. Ma questa storia ormai fa parte del folklore.