Come hanno ucciso Anna

La redazione di Novaja Gazeta, il giornale per cui lavorava Anna Politkovskaja, commenta la notizia dell’arresto dei presunti responsabili dell’assassinio

31/08/2007, Redazione -

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Redazione di Novaja Gazeta

Dalla redazione di Novaja Gazeta, 27 agosto 2007
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Irene Dioli

Arrestati dieci sospettati dell’omicidio di Anna Politkovskaja. Questo il contenuto della conferenza stampa del procuratore generale Čajka, confermato dal coordinatore delle indagini Pjotr Garibjan. Le accuse sono già state formulate; il giudice ha riconosciuto la legittimità dei periodi di custodia del 15-23 agosto, ed ha autorizzato l’arresto. Al momento sono in corso interrogatori e perquisizioni.

Naturalmente, è prematuro parlare di risoluzione del caso. Non tutti i responsabili sono stati trattenuti, ma è necessario dimostrare la colpevolezza di quanti già arrestati, compito non scevro da potenziali []i (nessuna circostanza può farci dimenticare il principio della presunzione d’innocenza). L’accusa inoltre è da dimostrare in modo convincente, per evitare che il castello crolli in sede di giudizio. Proprio per questo non possiamo diffondere tutti i dettagli noti ai giornalisti di Novaja Gazeta, che proseguono la propria inchiesta giornalistica sull’omicidio di Anna.

Ma chi è stato arrestato? Innanzitutto, alcuni rappresentanti di una solida e nota organizzazione criminale, specializzata negli omicidi su commissione. Inoltre, alcuni collaboratori (passati e presenti) degli organi di sicurezza e dei servizi speciali, addetti "all’accompagnamento operativo" di omicidi ed altri crimini, nonché impegnati in un proprio business di racket. Chi, come noi, è a conoscenza dei loro curriculum, può facilmente immaginare la distribuzione dei ruoli nella preparazione ed esecuzione dell’omicidio di Anna Politkovskaja.

Il numero degli arrestati, e dei futuri arrestati, dà spazio ad alcune riflessioni.
In primo luogo, possiamo ipotizzare che l’indagine abbia condotto la procura generale ad almeno due radicate organizzazioni criminali, in "fruttuosa" e reciproca collaborazione. Di questo intreccio fra organi di sicurezza e criminalità organizzata, la stessa Anna aveva scritto più di una volta, denunciando la mancanza di controllo che invita e permette di fare commercio del potere conferito dalla propria funzione. Sottolineiamo che si tratta di un business di lunga data, fondato su gravi e gravissimi crimini. Scoperchiare questo vaso porterebbe alla luce i dettagli di molti casi ancora oscuri.
In secondo luogo, l’assassinio della Politkovskaja fu preparato con estrema cura, da professionisti esperti nella "risoluzione di analoghi problemi".
In terzo luogo, non si è trattato di una faccenda economica. Tuttavia, è ancora presto per parlare di mandanti: grande è il pericolo di speculazioni politiche pre-elettorali intorno a questo caso.

Non abbiamo alcuna garanzia che i cognomi dei veri mandanti coincideranno con quelli scritti nel registro degli indagati. Come abbiamo ripetuto più volte, non abbiamo alcuna pretesa di risolvere il caso. Noi ci limitiamo a collaborare, e, secondo molti, con buoni risultati. Ci piacerebbe avere la sicurezza che la conclusione di tale collaborazione non sarà inficiata da agende di altro ordine, che nulla hanno a che fare con la sostanza del caso. La conclusione, è evidente, dev’essere individuazione e condanna di mandanti ed esecutori.

Analizzando le circostanze della morte di Anna, abbiamo tracciato un quadro approssimativo dell’omicidio. Il "lavoro" fu probabilmente commissionato tra la primavera e l’estate del 2006, mentre i pedinamenti cominciarono agli inizi di settembre, quando (probabilmente grazie agli strumenti a disposizione dei servizi segreti) fu rintracciato il domicilio di Anna, che si era trasferita da poco. I pedinatori la seguivano da mattina a sera, in macchina e sulla soglia di casa. In generale, data la quantità di minacce esplicite e implicite che era solita ricevere, Anna era molto attenta a tutte le possibili "stranezze", che comunicava immediatamente alla redazione.

Ma tra la fine di agosto e settembre erano sorte altre priorità: con la morte del padre ed il ricovero della madre, gli spostamenti quotidiani di Anna, a differenza che nei soliti giorni lavorativi, si erano fatti identici e prevedibili: la passeggiata con il cane al mattino, la spesa, la visita alla madre, un’altra passeggiata con il cane, un’altra visita serale in ospedale. C’è meno tempo per preoccuparsi di sé quando ci sono problemi di famiglia, anche se Anna si era accorta di strani personaggi che incontrava sul pianerottolo.

Con ogni probabilità, Anna non si sbagliava. Secondo le nostre ricostruzioni, il killer era entrato almeno due volte nell’ingresso insieme a lei, per effettuare una ricognizione prima di sparare i cinque colpi che la uccisero proprio mentre entrava in ascensore, alle ore 16.01 del 7 ottobre 2006. Due furono alla testa: il primo e l’ultimo, per sicurezza. L’assassino uscì e lasciò il luogo del crimine in auto (la pubblicazione di questi dettagli, forniti ai giornalisti da mani misteriose, ha interferito gravemente con le indagini).

Come potete immaginare, dietro questa elementare cronaca del delitto si celano molti dettagli importanti, che per ora non è possibile rendere noti.

Molto spesso ci sentiamo chiedere perché continuiamo a dire "no comment".

Anna Politkovskaja aveva pubblicato sul nostro giornale più di 500 articoli, e quasi ognuno di essi sarebbe potuto essere pretesto o motivo del crimine. Non solo quelli legati alla Cecenia, la geografia delle inchieste di Anna è ben più ampia: Dagestan, Ingushezia, Astrakan, Bashkiria, San Pietroburgo, Mosca…

Proprio per questo, all’inizio piovvero innumerevoli ipotesi. Una delle prime faceva riferimento alla possibile partecipazione di un ufficiale del Ministero degli Interni che aveva già minacciato la Politkovskaja, e che ora sarà interrogato per l’ennesima volta, insieme ad alcuni collaboratori. Tuttavia, fu chiarito che nessuno di loro era coinvolto nell’omicidio.

E così, passo dopo passo, ipotesi dopo ipotesi, si è sviluppata un’inchiesta difficile e complessa. In generale, possiamo dire che molto è successo intorno alle indagini, tanto le nostre quanto quelle ufficiali: provocazioni, inquinamento di prove, mistificazioni, tentativi di deviazione, minacce. Di questo parleremo in seguito.

E infine: la nostra riservatezza ha offeso alcuni colleghi. Molti ci hanno accusato di tacere per non disturbare.

La stampa popolare ha condotto le proprie "indagini", diffondendo assurdità come l’esistenza di testimoni del delitto, e facendo persino dei nomi, mettendo così a rischio la vita delle persone vicine ad Anna. Altri, anche nei piani alti della politica, hanno fatto roboanti dichiarazioni additando presunti mandanti.

Questo è lo sfondo su cui si è svolta l’inchiesta. Questa è la risposta al "perché tanti no- comment". E dovremo ancora aspettare, tutto il tempo necessario, per una condanna certa e che renda onore alla verità.

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